Con questa ricerca si intende ristabilire le modalità di produzione e fruizione della fotografia realizzata in occasione della costruzione e inaugurazione di strade ferrate italiane nella seconda metà dell’Ottocento. Le campagne fotografiche, prevalentemente commissionate dalle società ferroviarie o dagli ingegneri che soprintendevano i lavori e montate in album e portfolio, sono state analizzate come fonte prescritta per l’indagine circa le dinamiche che hanno condotto la fotografia ferroviaria a delinearsi come un genere fotografico, caratterizzato da definiti stilemi e significati. Ai fini del lavoro, si è resa necessaria una mappatura delle sedimentazioni fotografiche a tema ferroviario ancora oggi collocate presso i luoghi di conservazione pubblici e privati del territorio nazionale: è emersa una consistenza quantitativamente e qualitativamente importante, nel complesso trascurata dalla storiografia fotografica vuoi perché poco nota, vuoi perché connotata dalla sola valenza di documento tecnico. La ricerca che si presenta ha sì indagato la fotografia ferroviaria come strumento necessario all’ingegnere fin dalle sue prime attestazioni dagherrotipiche, ma ha anche aperto lo studio alla fortuna che questa ha goduto al di fuori del suo ambiente di riferimento e all’impatto che la particolare iconografia ha avuto sulla società coeva. Il lavoro è stato diviso in tre parti: nella prima è stato analizzato il contesto formativo degli ingegneri italiani e inglesi in rapporto con l’utilizzo e la dimestichezza rispetto allo strumento fotografico; nella seconda si propone un caso studio focalizzato sulla collezione fotografica inedita appartenuta all’ingegnere Giuseppe Oliva (1840-1912) oggi conservata presso la Biblioteca del Seminario Vescovile di Rovigo; nella terza parte sono state indagate le modalità lavorative del fotografo ferroviario ottocentesco soggetto a committenza o mosso da iniziativa personale.
I paesaggi della tecnica nella fotografia ferroviaria. 1839-1906
ZUCCHI, SARA
2022
Abstract
Con questa ricerca si intende ristabilire le modalità di produzione e fruizione della fotografia realizzata in occasione della costruzione e inaugurazione di strade ferrate italiane nella seconda metà dell’Ottocento. Le campagne fotografiche, prevalentemente commissionate dalle società ferroviarie o dagli ingegneri che soprintendevano i lavori e montate in album e portfolio, sono state analizzate come fonte prescritta per l’indagine circa le dinamiche che hanno condotto la fotografia ferroviaria a delinearsi come un genere fotografico, caratterizzato da definiti stilemi e significati. Ai fini del lavoro, si è resa necessaria una mappatura delle sedimentazioni fotografiche a tema ferroviario ancora oggi collocate presso i luoghi di conservazione pubblici e privati del territorio nazionale: è emersa una consistenza quantitativamente e qualitativamente importante, nel complesso trascurata dalla storiografia fotografica vuoi perché poco nota, vuoi perché connotata dalla sola valenza di documento tecnico. La ricerca che si presenta ha sì indagato la fotografia ferroviaria come strumento necessario all’ingegnere fin dalle sue prime attestazioni dagherrotipiche, ma ha anche aperto lo studio alla fortuna che questa ha goduto al di fuori del suo ambiente di riferimento e all’impatto che la particolare iconografia ha avuto sulla società coeva. Il lavoro è stato diviso in tre parti: nella prima è stato analizzato il contesto formativo degli ingegneri italiani e inglesi in rapporto con l’utilizzo e la dimestichezza rispetto allo strumento fotografico; nella seconda si propone un caso studio focalizzato sulla collezione fotografica inedita appartenuta all’ingegnere Giuseppe Oliva (1840-1912) oggi conservata presso la Biblioteca del Seminario Vescovile di Rovigo; nella terza parte sono state indagate le modalità lavorative del fotografo ferroviario ottocentesco soggetto a committenza o mosso da iniziativa personale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/91489
URN:NBN:IT:UNIUD-91489