Il presente lavoro intende indagare il ruolo del corpo nella storia del pensiero occidentale. Lo scopo di questa indagine è dimostrare come la pedagogia e la didattica sono da sempre ontologicamente incarnate. Questa espressione può fare inorridire quanti, convinti di una delle più grandi scoperte scientifiche degli ultimi tempi, i neuroni specchio, tentano strade ed approcci nuovi. L’educazione è da sempre educazione dell’uomo, nella sua integrità, corporea ed intellettuale, materiale e razionale. Il pedagogo, nell’antica Grecia, è colui che educa insieme il corpo e la mente. In Grecia, l’ideale della kalokagatia impone al pedagogo di avere cura della crescita fisica, morale e intellettuale dell’educando. La storia del pensiero, anche pedagogico, è andata, però, in direzione opposta. Fino agli anni Novanta, addirittura, il corpo, chiamato hardware, per il successo di cibernetica e computazionalismo è ripudiato nella condizione di mero contenitore di una più interessante mente, di un più interessante software. Come siamo passati da un linguaggio quotidiano coniato, nella sua immediatezza, da metafore corporee al completo annullamento delle istanze materiali? Il lavoro vuole essere il racconto di una fiaba, di una storia, di una guerra, di un uomo che vede morire il suo corpo, di un uomo che è annientato senza il suo corpo.
REINCARNAZIONI PEDAGOGICHE PROSPETTIVE EMBODIED PER L’EDUCAZIONE
Malara, Silvestro
2020
Abstract
Il presente lavoro intende indagare il ruolo del corpo nella storia del pensiero occidentale. Lo scopo di questa indagine è dimostrare come la pedagogia e la didattica sono da sempre ontologicamente incarnate. Questa espressione può fare inorridire quanti, convinti di una delle più grandi scoperte scientifiche degli ultimi tempi, i neuroni specchio, tentano strade ed approcci nuovi. L’educazione è da sempre educazione dell’uomo, nella sua integrità, corporea ed intellettuale, materiale e razionale. Il pedagogo, nell’antica Grecia, è colui che educa insieme il corpo e la mente. In Grecia, l’ideale della kalokagatia impone al pedagogo di avere cura della crescita fisica, morale e intellettuale dell’educando. La storia del pensiero, anche pedagogico, è andata, però, in direzione opposta. Fino agli anni Novanta, addirittura, il corpo, chiamato hardware, per il successo di cibernetica e computazionalismo è ripudiato nella condizione di mero contenitore di una più interessante mente, di un più interessante software. Come siamo passati da un linguaggio quotidiano coniato, nella sua immediatezza, da metafore corporee al completo annullamento delle istanze materiali? Il lavoro vuole essere il racconto di una fiaba, di una storia, di una guerra, di un uomo che vede morire il suo corpo, di un uomo che è annientato senza il suo corpo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/100671
URN:NBN:IT:UNIME-100671