La ricerca svolta è suddivisa in due diversi ambiti. 1. È stato condotto uno studio riguardante l’effetto di alcune variabili tipografiche sulla lettura in quattro gruppi di partecipanti: giovani adulti e ragazzi, normolettori e con dislessia. Sono presenti scarse evidenze scientifiche in letteratura che dimostrino l’efficacia dei font utilizzati ad hoc per le persone con dislessia. Le ricerche pubblicate sono difficilmente confrontabili e spesso non isolano adeguatamente le caratteristiche specifiche relative al disegno del font da altre variabili tipografiche quali la spaziatura (Wery & Diliberto, 2017; Marinus et al., 2016; Kuster et al., 2017). Questo studio ha valutato il rapporto tra la valutazione soggettiva di leggibilità dei font e la prestazione nella lettura a voce alta e in altri due compiti connessi alla lettura. È stato inoltre valutato, separatamente dall’effetto del disegno del font, l’effetto di un incremento della spaziatura. Sono state somministrate quattro prove: • Prova 1: date sette versioni di uno stesso testo, scritte ciascuna con un font diverso (Times New Roman e 6 font creati appositamente per lo studio), i partecipanti dovevano ordinarle in base alla leggibilità percepita; • Prova 2: lettura ad alta voce di quattro gruppi di frasi, scritte con i font scelti come migliore e peggiore, con due differenti spaziature; • Prova 3: decisione lessicale su liste di 48 parole, scritte con i font scelti come migliore e peggiore; • Prova 4: discriminazione di 48 stringhe di lettere, scritte con i font riconosciuti come migliore e peggiore. Sono stati studiati quattro gruppi di partecipanti: • 14 giovani adulti con diagnosi di dislessia evolutiva • 31 giovani adulti normolettori • 16 ragazzi di età 11-14 anni con diagnosi di dislessia evolutiva • 32 ragazzi di età 11-14 anni normolettori 2. È stata svolta l’analisi dei dati e la stesura di un elaborato relativo a una ricerca che ha valutato l’effetto della spaziatura sulla lettura di pseudoparole, nel presupposto che i soggetti con dislessia evolutiva siano particolarmente sensibili al crowding. Il crowding è l’effetto interferente degli stimoli circostanti sul riconoscimento di uno stimolo target (Bouma, 1970). Nei normolettori compromette il riconoscimento di stimoli presentati in visione periferica; nei dislessici sarebbe presente anche in visione foveale, durante la lettura (Martelli et al., 2009; Zorzi et. al., 2012). Hanno partecipato allo studio due gruppi: 26 ragazzi normolettori e 20 ragazzi con diagnosi di dislessia evolutiva. I partecipanti hanno letto, in due sessioni a distanza di 15 giorni, un testo composto da pseudoparole con spaziatura normale e incrementata.
Variabili tipografiche e dislessia evolutiva
BARBIERO, CHIARA
2018
Abstract
La ricerca svolta è suddivisa in due diversi ambiti. 1. È stato condotto uno studio riguardante l’effetto di alcune variabili tipografiche sulla lettura in quattro gruppi di partecipanti: giovani adulti e ragazzi, normolettori e con dislessia. Sono presenti scarse evidenze scientifiche in letteratura che dimostrino l’efficacia dei font utilizzati ad hoc per le persone con dislessia. Le ricerche pubblicate sono difficilmente confrontabili e spesso non isolano adeguatamente le caratteristiche specifiche relative al disegno del font da altre variabili tipografiche quali la spaziatura (Wery & Diliberto, 2017; Marinus et al., 2016; Kuster et al., 2017). Questo studio ha valutato il rapporto tra la valutazione soggettiva di leggibilità dei font e la prestazione nella lettura a voce alta e in altri due compiti connessi alla lettura. È stato inoltre valutato, separatamente dall’effetto del disegno del font, l’effetto di un incremento della spaziatura. Sono state somministrate quattro prove: • Prova 1: date sette versioni di uno stesso testo, scritte ciascuna con un font diverso (Times New Roman e 6 font creati appositamente per lo studio), i partecipanti dovevano ordinarle in base alla leggibilità percepita; • Prova 2: lettura ad alta voce di quattro gruppi di frasi, scritte con i font scelti come migliore e peggiore, con due differenti spaziature; • Prova 3: decisione lessicale su liste di 48 parole, scritte con i font scelti come migliore e peggiore; • Prova 4: discriminazione di 48 stringhe di lettere, scritte con i font riconosciuti come migliore e peggiore. Sono stati studiati quattro gruppi di partecipanti: • 14 giovani adulti con diagnosi di dislessia evolutiva • 31 giovani adulti normolettori • 16 ragazzi di età 11-14 anni con diagnosi di dislessia evolutiva • 32 ragazzi di età 11-14 anni normolettori 2. È stata svolta l’analisi dei dati e la stesura di un elaborato relativo a una ricerca che ha valutato l’effetto della spaziatura sulla lettura di pseudoparole, nel presupposto che i soggetti con dislessia evolutiva siano particolarmente sensibili al crowding. Il crowding è l’effetto interferente degli stimoli circostanti sul riconoscimento di uno stimolo target (Bouma, 1970). Nei normolettori compromette il riconoscimento di stimoli presentati in visione periferica; nei dislessici sarebbe presente anche in visione foveale, durante la lettura (Martelli et al., 2009; Zorzi et. al., 2012). Hanno partecipato allo studio due gruppi: 26 ragazzi normolettori e 20 ragazzi con diagnosi di dislessia evolutiva. I partecipanti hanno letto, in due sessioni a distanza di 15 giorni, un testo composto da pseudoparole con spaziatura normale e incrementata.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/105578
URN:NBN:IT:UNITS-105578