Introduzione: Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento del numero di bambini portatori di malattie croniche e di bisogni assistenziali complessi. La presa in carico di tali bambini pone all’organizzazione dei servizi sanitari una serie di complessità, rendendo la coordinazione e la continuità delle cure degli aspetti essenziali dell’assistenza. Obiettivo generale: Descrivere la realtà della presa in carico dei bambini con bisogni assistenziali complessi nell’ULSS 9 di Treviso, analizzare il funzionamento della rete assistenziale esistente per evidenziarne i punti di forza e le aree di criticità eventualmente presenti, prospettare delle azioni future che tendano a migliorarne le modalità di funzionamento attuale, sia in termini di qualità e competenza dell’assistenza prestata, sia in termini di efficienza del sistema. Materiali e metodi: Casi: Soggetti in età pediatrica (minori di 18 anni), affetti da patologie con grave compromissione funzionale che richiedono un serio impegno assistenziale, residenti presso l’ULSS 9 di Treviso. Prima fase: indagine multifonte dei bambini con grave compromissione funzionale mediante l’interrogazione di fonti informative correnti quali: Registro Malattie Rare Regione del Veneto (MR), Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), flusso informativo relativo alle attività di riabilitazione presso strutture convenzionate (ex art. 26), Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Seconda fase: record-linkage tra le fonti per identificare quali e quanti sono i casi comuni a più fonti, e quali invece quelli rappresentati in un’unica fonte. Terza fase: campionamento e somministrazione di un questionario domiciliare al campione selezionato. Il questionario indagava: le caratteristiche del paziente, la patologia sofferta, il profilo familiare, il percorso diagnostico affrontato, l’organizzazione dell’assistenza, la frequenza scolastica, i bisogni della famiglia e la qualità percepita dei Servizi. Analisi statistica: Si è provveduto alla stima di occorrenza del fenomeno e ad una preliminare analisi descrittiva dei dati e dei risultati delle interviste. Si sono in seguito studiate mediante una sequenza di regressioni logistiche stepwise: 1) la presa in carico di ciascun caso da parte di uno o più servizi, definiti come “fonte di informazione”; 2) i determinanti del giudizio globalmente negativo della presa in carico del bambino. I dati sono stati informatizzati mediante programma Access. Le analisi statistiche sono state effettuate mediante il package statistico “The SAS System”. Risultati: Prima e seconda fase: I bambini con disabilità ad elevato carico assistenziale nell’ULSS 9 di Treviso rappresentano il 5.6 per mille dei minori residenti. La consultazione delle diverse fonti ed il successivo record linkage ha permesso di individuare un totale di 421 soggetti, di cui 60 seguiti da più fonti (1 da 4 fonti, 7 da 3 e 52 da 2 fonti) e 361 soggetti presenti in un’unica fonte. L’analisi multivariata ha permesso di capire che i determinanti della “presenza in più fonti” risultano essere la patologia da cui è affetto un soggetto (metabolica o malformativa/cromosomica), e la fonte di appartenenza (ADI o SDO). Terza fase: Sono stati intervistati 80 soggetti (56.3% maschi), età media 8 + 4.5 anni. Circa l’87% dei genitori era coniugato. I bambini erano affetti soprattutto da patologie a carico del sistema nervoso e malattie malformative/cromosomiche¸ in musura minore da malattie metaboliche od oncologiche. Quasi tutti i padri lavoravano, poco più della metà fra le madri. Quasi il 47% delle madri aveva dovuto abbandonare il lavoro in seguito alla diagnosi, mentre la maggior parte dei padri aveva dovuto ridimensionare la propria attività lavorativa. La diagnosi era stata posta nell’80% dei casi entro un anno dalla comparsa dei primi sintomi. Ben il 30% delle famiglie si era recato in più centri per la conferma diagnostica. L’iter diagnostico era costato immensamente soprattutto da un punto di vista psicologico e sociale. La presa in carico di questi bambini si è dimostrata notevolmente complessa, distribuita fra numerossime figure professionali. Solo in un quinto dei casi il Pediatra di Libera Scelta partecipava alla presa in carico, nei restanti casi veniva preferito lo specialista di settore o il pediatra ospedaliero come figura di riferimento. Nel 52% dei casi i genitori assistevano il proprio figlio eseguendo procedure assistenziali. Rabbia e incomprensione, controbilanciate comunque da speranza e serenità erano i sentimenti prevalenti. Per molti genitori la vita era vissuta solo nella sua esclusiva dimensione quotidiana, non riuscendo ad immaginare prospettive future. Più di un terzo dei genitori avrebbe desiderato avere più tempo: per le questioni personali, per la vita sociale e relazionale. Nonstante queste criticità oltre il 70% dava un giudizio globalmente positivo sull’assistenza. I genitori chiedevano ai Servizi Distrettuali una maggior partecipazione ai problemi della famiglia, una riorganizzazione globale ed una formazione specifica per il personale dedicato all’assistenza ai bambini. Alle istituzioni in genere venivano attribuiti l’eccesso di burocrazia e la scarsa disponibilità nel fornire informazioni sulla malattia e sui diritti ad essa correlati. Dall’analisi logistica emerge che i giudizi negativi nei confronti dell’assistenza ricevuta erano direttamente relazionati alla breve durata di malattia (inferiore all’anno), all’assenza di aiuti informali e inversamente al numero di specialisti coinvolti nell’assistenza. Le criticità espresse dai genitori riguardavano: 1) la necessità di maggiori informazioni sulla patologia del bambino, i diritti del bambino e della famiglia, i servizi preposti per garantirli; 2) l’assenza di integrazione e coordinamento tra servizi e professionalità distinte, essenziali per poter costruire una rete sanitaria e assistenziale innovativa e su misura; 3) la necessità di una formazione medica approfondita, finalizzata all’acquisizione di competenze specialistiche, anche nei confronti delle patologie più rare e con bisogni assistenziali più complessi.

Analisi della rete assistenziale per i bambini in condizione di alta complessità clinicanella ULSS di Treviso

ANDREOLA, BARBARA
2009

Abstract

Introduzione: Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento del numero di bambini portatori di malattie croniche e di bisogni assistenziali complessi. La presa in carico di tali bambini pone all’organizzazione dei servizi sanitari una serie di complessità, rendendo la coordinazione e la continuità delle cure degli aspetti essenziali dell’assistenza. Obiettivo generale: Descrivere la realtà della presa in carico dei bambini con bisogni assistenziali complessi nell’ULSS 9 di Treviso, analizzare il funzionamento della rete assistenziale esistente per evidenziarne i punti di forza e le aree di criticità eventualmente presenti, prospettare delle azioni future che tendano a migliorarne le modalità di funzionamento attuale, sia in termini di qualità e competenza dell’assistenza prestata, sia in termini di efficienza del sistema. Materiali e metodi: Casi: Soggetti in età pediatrica (minori di 18 anni), affetti da patologie con grave compromissione funzionale che richiedono un serio impegno assistenziale, residenti presso l’ULSS 9 di Treviso. Prima fase: indagine multifonte dei bambini con grave compromissione funzionale mediante l’interrogazione di fonti informative correnti quali: Registro Malattie Rare Regione del Veneto (MR), Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), flusso informativo relativo alle attività di riabilitazione presso strutture convenzionate (ex art. 26), Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Seconda fase: record-linkage tra le fonti per identificare quali e quanti sono i casi comuni a più fonti, e quali invece quelli rappresentati in un’unica fonte. Terza fase: campionamento e somministrazione di un questionario domiciliare al campione selezionato. Il questionario indagava: le caratteristiche del paziente, la patologia sofferta, il profilo familiare, il percorso diagnostico affrontato, l’organizzazione dell’assistenza, la frequenza scolastica, i bisogni della famiglia e la qualità percepita dei Servizi. Analisi statistica: Si è provveduto alla stima di occorrenza del fenomeno e ad una preliminare analisi descrittiva dei dati e dei risultati delle interviste. Si sono in seguito studiate mediante una sequenza di regressioni logistiche stepwise: 1) la presa in carico di ciascun caso da parte di uno o più servizi, definiti come “fonte di informazione”; 2) i determinanti del giudizio globalmente negativo della presa in carico del bambino. I dati sono stati informatizzati mediante programma Access. Le analisi statistiche sono state effettuate mediante il package statistico “The SAS System”. Risultati: Prima e seconda fase: I bambini con disabilità ad elevato carico assistenziale nell’ULSS 9 di Treviso rappresentano il 5.6 per mille dei minori residenti. La consultazione delle diverse fonti ed il successivo record linkage ha permesso di individuare un totale di 421 soggetti, di cui 60 seguiti da più fonti (1 da 4 fonti, 7 da 3 e 52 da 2 fonti) e 361 soggetti presenti in un’unica fonte. L’analisi multivariata ha permesso di capire che i determinanti della “presenza in più fonti” risultano essere la patologia da cui è affetto un soggetto (metabolica o malformativa/cromosomica), e la fonte di appartenenza (ADI o SDO). Terza fase: Sono stati intervistati 80 soggetti (56.3% maschi), età media 8 + 4.5 anni. Circa l’87% dei genitori era coniugato. I bambini erano affetti soprattutto da patologie a carico del sistema nervoso e malattie malformative/cromosomiche¸ in musura minore da malattie metaboliche od oncologiche. Quasi tutti i padri lavoravano, poco più della metà fra le madri. Quasi il 47% delle madri aveva dovuto abbandonare il lavoro in seguito alla diagnosi, mentre la maggior parte dei padri aveva dovuto ridimensionare la propria attività lavorativa. La diagnosi era stata posta nell’80% dei casi entro un anno dalla comparsa dei primi sintomi. Ben il 30% delle famiglie si era recato in più centri per la conferma diagnostica. L’iter diagnostico era costato immensamente soprattutto da un punto di vista psicologico e sociale. La presa in carico di questi bambini si è dimostrata notevolmente complessa, distribuita fra numerossime figure professionali. Solo in un quinto dei casi il Pediatra di Libera Scelta partecipava alla presa in carico, nei restanti casi veniva preferito lo specialista di settore o il pediatra ospedaliero come figura di riferimento. Nel 52% dei casi i genitori assistevano il proprio figlio eseguendo procedure assistenziali. Rabbia e incomprensione, controbilanciate comunque da speranza e serenità erano i sentimenti prevalenti. Per molti genitori la vita era vissuta solo nella sua esclusiva dimensione quotidiana, non riuscendo ad immaginare prospettive future. Più di un terzo dei genitori avrebbe desiderato avere più tempo: per le questioni personali, per la vita sociale e relazionale. Nonstante queste criticità oltre il 70% dava un giudizio globalmente positivo sull’assistenza. I genitori chiedevano ai Servizi Distrettuali una maggior partecipazione ai problemi della famiglia, una riorganizzazione globale ed una formazione specifica per il personale dedicato all’assistenza ai bambini. Alle istituzioni in genere venivano attribuiti l’eccesso di burocrazia e la scarsa disponibilità nel fornire informazioni sulla malattia e sui diritti ad essa correlati. Dall’analisi logistica emerge che i giudizi negativi nei confronti dell’assistenza ricevuta erano direttamente relazionati alla breve durata di malattia (inferiore all’anno), all’assenza di aiuti informali e inversamente al numero di specialisti coinvolti nell’assistenza. Le criticità espresse dai genitori riguardavano: 1) la necessità di maggiori informazioni sulla patologia del bambino, i diritti del bambino e della famiglia, i servizi preposti per garantirli; 2) l’assenza di integrazione e coordinamento tra servizi e professionalità distinte, essenziali per poter costruire una rete sanitaria e assistenziale innovativa e su misura; 3) la necessità di una formazione medica approfondita, finalizzata all’acquisizione di competenze specialistiche, anche nei confronti delle patologie più rare e con bisogni assistenziali più complessi.
29-nov-2009
Italiano
rete assistenziale multidisabilità analisi multifonte
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/106480
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-106480