Nell'esaminare la disciplina del porto civile nel diritto internazionale e dell'Unione europea, la tesi parte necessariamente dalla spiccata evoluzione da cui è stato interessato negli ultimi decenni, appunto, il porto civile. Quest'ultimo non solo ha subito mutamenti radicali nei suoi sistemi di governance, ma ha assunto un ruolo strategico nell'economia globalizzata mondiale. Dopo i disastri petroliferi che hanno interessato l'Europa a partire dagli anni '70, inoltre, il porto civile è stato progressivamente valorizzato come luogo di controllo ed enforcement degli standard marittimi. Infine, dopo l'11 settembre 2001 ci si è resi conto che il porto civile è l'unico luogo in cui sia possibile controllare il traffico dei container. Questi ultimi, infatti, sono concepiti per attraversare il porto rimanendo sigillati, e sono potenzialmente un mezzo ideale per il contrabbando di merci vietate, anche a scopo terroristico. Questa rinnovata importanza dei porti ha condotto alla stipula dei Memorandum d'intesa regionali sul port State control, e all'adozione del Codice ISPS sulla port and ship security. Questi strumenti internazionali e i relativi atti di recepimento nel diritto dell'Unione europea, peraltro, non sono sufficienti a bilanciare la scarsità, eterogeneità e frammentarietà della norme internazionali ed europee sul porto civile, ambito a lungo trascurato per una varietà di fattori: la statalizzazione dei porti conseguente alla decolonizzazione, la località dei cluster marittimo-portuali e la persistente riluttanza di questi ultimi a dialogare con contesti extraportuali anche nazionali, men che meno sovranazionali o internazionali.
Il porto nel diritto internazionale
CASAGRANDE, MARCO
2011
Abstract
Nell'esaminare la disciplina del porto civile nel diritto internazionale e dell'Unione europea, la tesi parte necessariamente dalla spiccata evoluzione da cui è stato interessato negli ultimi decenni, appunto, il porto civile. Quest'ultimo non solo ha subito mutamenti radicali nei suoi sistemi di governance, ma ha assunto un ruolo strategico nell'economia globalizzata mondiale. Dopo i disastri petroliferi che hanno interessato l'Europa a partire dagli anni '70, inoltre, il porto civile è stato progressivamente valorizzato come luogo di controllo ed enforcement degli standard marittimi. Infine, dopo l'11 settembre 2001 ci si è resi conto che il porto civile è l'unico luogo in cui sia possibile controllare il traffico dei container. Questi ultimi, infatti, sono concepiti per attraversare il porto rimanendo sigillati, e sono potenzialmente un mezzo ideale per il contrabbando di merci vietate, anche a scopo terroristico. Questa rinnovata importanza dei porti ha condotto alla stipula dei Memorandum d'intesa regionali sul port State control, e all'adozione del Codice ISPS sulla port and ship security. Questi strumenti internazionali e i relativi atti di recepimento nel diritto dell'Unione europea, peraltro, non sono sufficienti a bilanciare la scarsità, eterogeneità e frammentarietà della norme internazionali ed europee sul porto civile, ambito a lungo trascurato per una varietà di fattori: la statalizzazione dei porti conseguente alla decolonizzazione, la località dei cluster marittimo-portuali e la persistente riluttanza di questi ultimi a dialogare con contesti extraportuali anche nazionali, men che meno sovranazionali o internazionali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/107301
URN:NBN:IT:UNIPD-107301