Il presente lavoro si propone come una monografia sulla pittura di Giambattista Crosato, uno dei pittori veneziani più importanti, fra quelli della generazione di Tiepolo e di Canaletto, attivo non solo in Veneto, ma anche in Piemonte, per la corte Sabauda. Si è innanzitutto redatto il catalogo ragionato dei suoi dipinti, giungendo ad alcune nuove assegnazioni, mentre sono state espunte numerose attribuzioni ritenute errate. L’opera pittorica di Crosato è stata poi valutata nella sua interezza, cercando di offrire una cronologia il più possibile precisa della sua produzione. Lo studio ha tentato di risolvere il problema della giovinezza del pittore, rinunciando alle ipotesi, non documentabili, di un soggiorno emiliano, per ricollocare la sua formazione entro l’ambiente artistico veneziano dei primi decenni del Settecento, sino agli affreschi di Ca’ Pesaro del 1731. Si è ritenuto dunque che l’opera giovanile dell’artista, così come si manifesta nelle prime prove torinesi, possa meglio spiegarsi attraverso un contatto da un lato, con il ‘barocchetto’ degli accademici degli inizi del XVIII secolo, quali Bellucci, Bambini e, soprattutto, Angelo Trevisani, dall’altro, con la conoscenza delle prime opere della corrente ‘neotenebrosa’ di Bencovich, Piazzetta e del primo Tiepolo. Per quanto riguarda i soggiorni in Piemonte, si è ritenuto di rinunciare alle consuetudini che volevano il pittore presente solo per due prolungati momenti a Torino, perché la lettura delle testimonianze rimaste consente di verificare il permanere di un rapporto quasi continuo sia con la terra d’origine sia, a partire dagli anni trenta, con la corte sabauda, soprattutto per assolvere ai vari impegni contratti con il Teatro Regio. A proposito dell’arte piemontese, il lavoro dà conto degli scambi linguistici in atto a Torino in quegli anni, e del ruolo svolto dalle varie componenti (Beaumont, Trevisani, Giaquinto, Solimena) nella creazione del particolare stile di Crosato. Inoltre si è approfondita l’importanza del rapporto intercorso con la famiglia Algarotti, nel contesto culturale dell’arte veneziana degli anni quaranta, giungendo a chiarire lo sviluppo della poetica degli affetti nella pittura di Crosato. Anche per quanto concerne l’ultima attività del pittore, da collocare intorno alle tele per la Via Crucis di Santa Maria del Giglio, lo studio si è indirizzato ad un approfondimento che ha consentito il riconoscimento di un nucleo ben distinguibile, che chiarisce l’evoluzione dello stile del maestro. L’indagine si è rivolta anche alla valutazione della redazione di repliche, attività che egli ha in comune con alcuni degli artisti veneziani di quegli anni, come ad esempio Giambattista Pittoni. Un capitolo della tesi è dedicato alla fortuna del pittore, attraverso la lettura delle fonti, dei viaggiatori di passaggio a Stupinigi, sino alla riabilitazione più recente, a partire da Fiocco sino alle più recenti valutazioni sulla sua attività. Un altro aspetto di novità del lavoro è il primo tentativo di un profilo della produzione grafica del pittore. Un capitolo è dunque dedicato a tale aspetto assai problematico, a causa dell’esiguo numero di fogli assegnabile con certezza al maestro. Oltre a segnalare le opere ritenute più verosimili, tra cui un paio di fogli di nuova attribuzione, si dà brevemente notizia delle principali attribuzioni emerse nel corso degli anni.
Giambattista Crosato
TON, DENIS
2009
Abstract
Il presente lavoro si propone come una monografia sulla pittura di Giambattista Crosato, uno dei pittori veneziani più importanti, fra quelli della generazione di Tiepolo e di Canaletto, attivo non solo in Veneto, ma anche in Piemonte, per la corte Sabauda. Si è innanzitutto redatto il catalogo ragionato dei suoi dipinti, giungendo ad alcune nuove assegnazioni, mentre sono state espunte numerose attribuzioni ritenute errate. L’opera pittorica di Crosato è stata poi valutata nella sua interezza, cercando di offrire una cronologia il più possibile precisa della sua produzione. Lo studio ha tentato di risolvere il problema della giovinezza del pittore, rinunciando alle ipotesi, non documentabili, di un soggiorno emiliano, per ricollocare la sua formazione entro l’ambiente artistico veneziano dei primi decenni del Settecento, sino agli affreschi di Ca’ Pesaro del 1731. Si è ritenuto dunque che l’opera giovanile dell’artista, così come si manifesta nelle prime prove torinesi, possa meglio spiegarsi attraverso un contatto da un lato, con il ‘barocchetto’ degli accademici degli inizi del XVIII secolo, quali Bellucci, Bambini e, soprattutto, Angelo Trevisani, dall’altro, con la conoscenza delle prime opere della corrente ‘neotenebrosa’ di Bencovich, Piazzetta e del primo Tiepolo. Per quanto riguarda i soggiorni in Piemonte, si è ritenuto di rinunciare alle consuetudini che volevano il pittore presente solo per due prolungati momenti a Torino, perché la lettura delle testimonianze rimaste consente di verificare il permanere di un rapporto quasi continuo sia con la terra d’origine sia, a partire dagli anni trenta, con la corte sabauda, soprattutto per assolvere ai vari impegni contratti con il Teatro Regio. A proposito dell’arte piemontese, il lavoro dà conto degli scambi linguistici in atto a Torino in quegli anni, e del ruolo svolto dalle varie componenti (Beaumont, Trevisani, Giaquinto, Solimena) nella creazione del particolare stile di Crosato. Inoltre si è approfondita l’importanza del rapporto intercorso con la famiglia Algarotti, nel contesto culturale dell’arte veneziana degli anni quaranta, giungendo a chiarire lo sviluppo della poetica degli affetti nella pittura di Crosato. Anche per quanto concerne l’ultima attività del pittore, da collocare intorno alle tele per la Via Crucis di Santa Maria del Giglio, lo studio si è indirizzato ad un approfondimento che ha consentito il riconoscimento di un nucleo ben distinguibile, che chiarisce l’evoluzione dello stile del maestro. L’indagine si è rivolta anche alla valutazione della redazione di repliche, attività che egli ha in comune con alcuni degli artisti veneziani di quegli anni, come ad esempio Giambattista Pittoni. Un capitolo della tesi è dedicato alla fortuna del pittore, attraverso la lettura delle fonti, dei viaggiatori di passaggio a Stupinigi, sino alla riabilitazione più recente, a partire da Fiocco sino alle più recenti valutazioni sulla sua attività. Un altro aspetto di novità del lavoro è il primo tentativo di un profilo della produzione grafica del pittore. Un capitolo è dunque dedicato a tale aspetto assai problematico, a causa dell’esiguo numero di fogli assegnabile con certezza al maestro. Oltre a segnalare le opere ritenute più verosimili, tra cui un paio di fogli di nuova attribuzione, si dà brevemente notizia delle principali attribuzioni emerse nel corso degli anni.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/108158
URN:NBN:IT:UNIPD-108158