Il lavoro di ricerca prende in considerazione gli ultimi sviluppi dell’architettura contemporanea giapponese. La tesi alla quale giunge l'autore è che sia presente, oggi in Giappone, una nuova generazione di architetti legati alla identità culturale giapponese in maniera profonda. E che questa vada osservata con uno sguardo lontano. Quando le culture filosofiche dell’Occidente hanno incontrato i pensieri dell’Oriente si sono sviluppati due atteggiamenti che entrambi hanno portato alla distruzione di identità: il primo, quello eurocentrico, che rischiava di imporre nuove forme di colonialismo alle culture e ai pensieri dell’estremo oriente; il secondo, quello esotico, che condannava senza riserve le culture e i pensieri dell’occidente. A queste due strade l'autore, nella premessa del lavoro, affianca una terza via. Quella che individua una identità mai data una volta per tutte ma prodotta mediante il confronto dei tanti orienti e dei tanti occidenti. Evitando con estrema sapienza cliché colonialisti di pensiero, piuttosto che seguire un criterio basato sulle opposizioni, egli si concentra sull’originalità nazionale di alcune forme del pensiero giapponese. Attraverso l’uso di due termini, wabi-sabi e iki, che si scoprono essere due ideali estetici, due stili di vita, due modelli filosofici che hanno fortemente influenzato l’architettura giapponese, il lavoro descrive la stanza della cerimonia del tè come il luogo dell’identità culturale nipponica. L’accurato studio dell’architettura del tè, che raggiunge il suo livello più alto nel XVII secolo, la descrizione della sequenza del rituale, l’analisi del carico semantico degli spazi, l’attenzione al ruolo sociale della via del tè e la comprensione dell’importanza del maestro, diventano un bagaglio di conoscenze opportune e necessarie per guardare nella direzione della contemporaneità giapponese, comprendendone meglio i particolarismi. L'autore si nutre dello studio di quel momento storico decisivo per la cultura giapponese, usandolo come antidoto alla prepotenza dei preconcetti occidentali che sfigurano i tratti specifici delle culture altre. E da tali assunti muove per concentrare il lavoro sulla più recente produzione architettonica giapponese. I giovani architetti in Giappone sono protagonisti e maestri di un paesaggio di diversità e scompostezza nel quale il candidato si muove con capacità, traendone aspetti che molto hanno a che fare con quella cultura della tradizione mai esibita e talvolta solo inconsciamente percepita. Arrivando a delineare una generazione che prende le distanze dall’occidente che in modo ossessivo ha nutrito le precedenti generazioni, vengono tratti alcuni temi che il candidato usa come lenti attraverso le quali guardare la recente ed eterogenea produzione architettonica del Giappone. La poetica del legno e della carta, l’elogio della penombra, l’architettura superflat ispirata alla cultura dei manga, sono alcuni di questi temi. L'autore, ben consapevole che la prossimità storica del suo campo di indagine non consente un’analisi rigorosa, che in verità egli non cerca perché mal si adatta alla cultura giapponese, presenta una fresca immagine della produzione architettonica così come appare: nutrita dalla realtà, dall’esperienza e a volte dalle zone più opache della vita nel quotidiano. La conoscenza della scena architettonica giapponese si sostanzia dell’indagine sul campo che l'autore svolge da diversi anni in Giappone e che gli ha permesso di incontrare quattro generazioni di architetti e di produrre una ricca pubblicistica sul tema. Ciò che dimostra la validità della tesi iniziale è il modo in cui viene sfiorato il lavoro dei giovani architetti giapponesi con ripetuti voli concentrici che ogni volta ne suggeriscono un aspetto senza mai costringerlo in categorie prefissate. Svolgendo i temi trattati con attenzione e mantenendo uno sguardo distaccato. Tale studio originale può essere di grande utilità a chiunque voglia affrontare una sperimentazione critica di culture, come quelle dell’estremo oriente che si avvicinano alla nostra con la variabilità delle loro configurazioni contemporanee.

“L’eco del wabi-sabi e iki nei giovani architetti giapponesi”

SPITA, Leone
2006

Abstract

Il lavoro di ricerca prende in considerazione gli ultimi sviluppi dell’architettura contemporanea giapponese. La tesi alla quale giunge l'autore è che sia presente, oggi in Giappone, una nuova generazione di architetti legati alla identità culturale giapponese in maniera profonda. E che questa vada osservata con uno sguardo lontano. Quando le culture filosofiche dell’Occidente hanno incontrato i pensieri dell’Oriente si sono sviluppati due atteggiamenti che entrambi hanno portato alla distruzione di identità: il primo, quello eurocentrico, che rischiava di imporre nuove forme di colonialismo alle culture e ai pensieri dell’estremo oriente; il secondo, quello esotico, che condannava senza riserve le culture e i pensieri dell’occidente. A queste due strade l'autore, nella premessa del lavoro, affianca una terza via. Quella che individua una identità mai data una volta per tutte ma prodotta mediante il confronto dei tanti orienti e dei tanti occidenti. Evitando con estrema sapienza cliché colonialisti di pensiero, piuttosto che seguire un criterio basato sulle opposizioni, egli si concentra sull’originalità nazionale di alcune forme del pensiero giapponese. Attraverso l’uso di due termini, wabi-sabi e iki, che si scoprono essere due ideali estetici, due stili di vita, due modelli filosofici che hanno fortemente influenzato l’architettura giapponese, il lavoro descrive la stanza della cerimonia del tè come il luogo dell’identità culturale nipponica. L’accurato studio dell’architettura del tè, che raggiunge il suo livello più alto nel XVII secolo, la descrizione della sequenza del rituale, l’analisi del carico semantico degli spazi, l’attenzione al ruolo sociale della via del tè e la comprensione dell’importanza del maestro, diventano un bagaglio di conoscenze opportune e necessarie per guardare nella direzione della contemporaneità giapponese, comprendendone meglio i particolarismi. L'autore si nutre dello studio di quel momento storico decisivo per la cultura giapponese, usandolo come antidoto alla prepotenza dei preconcetti occidentali che sfigurano i tratti specifici delle culture altre. E da tali assunti muove per concentrare il lavoro sulla più recente produzione architettonica giapponese. I giovani architetti in Giappone sono protagonisti e maestri di un paesaggio di diversità e scompostezza nel quale il candidato si muove con capacità, traendone aspetti che molto hanno a che fare con quella cultura della tradizione mai esibita e talvolta solo inconsciamente percepita. Arrivando a delineare una generazione che prende le distanze dall’occidente che in modo ossessivo ha nutrito le precedenti generazioni, vengono tratti alcuni temi che il candidato usa come lenti attraverso le quali guardare la recente ed eterogenea produzione architettonica del Giappone. La poetica del legno e della carta, l’elogio della penombra, l’architettura superflat ispirata alla cultura dei manga, sono alcuni di questi temi. L'autore, ben consapevole che la prossimità storica del suo campo di indagine non consente un’analisi rigorosa, che in verità egli non cerca perché mal si adatta alla cultura giapponese, presenta una fresca immagine della produzione architettonica così come appare: nutrita dalla realtà, dall’esperienza e a volte dalle zone più opache della vita nel quotidiano. La conoscenza della scena architettonica giapponese si sostanzia dell’indagine sul campo che l'autore svolge da diversi anni in Giappone e che gli ha permesso di incontrare quattro generazioni di architetti e di produrre una ricca pubblicistica sul tema. Ciò che dimostra la validità della tesi iniziale è il modo in cui viene sfiorato il lavoro dei giovani architetti giapponesi con ripetuti voli concentrici che ogni volta ne suggeriscono un aspetto senza mai costringerlo in categorie prefissate. Svolgendo i temi trattati con attenzione e mantenendo uno sguardo distaccato. Tale studio originale può essere di grande utilità a chiunque voglia affrontare una sperimentazione critica di culture, come quelle dell’estremo oriente che si avvicinano alla nostra con la variabilità delle loro configurazioni contemporanee.
2006
Italiano
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
194
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/108391
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-108391