Da una deliberazione del senato veneziano del 29 agosto 1771, inedita, è emerso che la badessa di San Teonisto in Treviso era titolare di diritti di giurisdizione in materia beneficiaria sulle parrocchie di giuspatronato dell’abbazia, insidiati dal vescovo diocesano ma difesi dalla Serenissima Repubblica. Questi poteri femminili costituiscono un aspetto di novità rispetto al codice di diritto canonico, che abilita alla potestà giurisdizionale nella Chiesa soltanto il maschio battezzato. Si è esaminato il fascicolo procedimentale che portò alla deliberazione e le fonti normative della Serenissima Repubblica sui benefici ecclesiastici, riscontrando che tutto il materiale individuato è inedito. La ratio della deliberazione e della normativa beneficiaria veneziana risiede nella politica giurisdizionalista perseguita da Venezia. Essa distingueva nettamente la competenza temporale, riservata al potere secolare, da quella spirituale, della Chiesa. Nella sfera temporale rientravano anche tutti i beni e le persone legati a una funzione religiosa. Da uno studio di centinaia di documenti manoscritti d’archivio inediti si è constatato che nel corso dei secoli la badessa aveva sempre esercitato questi diritti in materia beneficiaria, sin dalla loro attribuzione, risalente all’età medioevale. Si sono individuate inoltre numerose liti dal XIII al XVII secolo, in cui la monaca veniva insidiata nei suoi diritti sia dal clero dipendente, sia dal vescovo diocesano, ma difesa sia dall’autorità pontificia, su cui si fondavano i suoi privilegi, sia dall’autorità secolare. Da uno studio compilativo su altre abbazie, si è rilevato che questa realtà trevigiana, che crollò con l’avvento napoleonico, non fu un caso isolato.
La badessa di San Teonisto in Treviso nei rapporti beneficiari
CALORE, SARA
2014
Abstract
Da una deliberazione del senato veneziano del 29 agosto 1771, inedita, è emerso che la badessa di San Teonisto in Treviso era titolare di diritti di giurisdizione in materia beneficiaria sulle parrocchie di giuspatronato dell’abbazia, insidiati dal vescovo diocesano ma difesi dalla Serenissima Repubblica. Questi poteri femminili costituiscono un aspetto di novità rispetto al codice di diritto canonico, che abilita alla potestà giurisdizionale nella Chiesa soltanto il maschio battezzato. Si è esaminato il fascicolo procedimentale che portò alla deliberazione e le fonti normative della Serenissima Repubblica sui benefici ecclesiastici, riscontrando che tutto il materiale individuato è inedito. La ratio della deliberazione e della normativa beneficiaria veneziana risiede nella politica giurisdizionalista perseguita da Venezia. Essa distingueva nettamente la competenza temporale, riservata al potere secolare, da quella spirituale, della Chiesa. Nella sfera temporale rientravano anche tutti i beni e le persone legati a una funzione religiosa. Da uno studio di centinaia di documenti manoscritti d’archivio inediti si è constatato che nel corso dei secoli la badessa aveva sempre esercitato questi diritti in materia beneficiaria, sin dalla loro attribuzione, risalente all’età medioevale. Si sono individuate inoltre numerose liti dal XIII al XVII secolo, in cui la monaca veniva insidiata nei suoi diritti sia dal clero dipendente, sia dal vescovo diocesano, ma difesa sia dall’autorità pontificia, su cui si fondavano i suoi privilegi, sia dall’autorità secolare. Da uno studio compilativo su altre abbazie, si è rilevato che questa realtà trevigiana, che crollò con l’avvento napoleonico, non fu un caso isolato.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/108600
URN:NBN:IT:UNIPD-108600