In generale è noto che tra le principali cause di degrado delle opere d’arte è compreso l’attacco da parte di agenti microbiologici quali batteri, alghe, ecc. In particolare, si è definita un’area di grande interesse riguardante gli ambienti ipogei, nei quali la formazione di alghe è decisamente preponderante anche in funzione delle condizioni termiche e soprattutto igrometriche presenti e in cui il degrado prodotto arriva ad interessare i materiali lapidei causando, sia pure in tempi molto prolungati, danni non più sanabili. In particolare il lavoro si è articolato sui seguenti punti di maggiore rilevanza: - Elementi di valutazione teorici - Considerazioni energetiche. Esame delle caratteristiche delle sorgenti luminose di riferimento allo scopo di determinare, procedendo per via analitica, un primo indice di pericolosità rispetto al degrado indotto, individuando al tempo stesso quelle di maggior interesse che sono poi state utilizzate nel corso delle prove sperimentali. - Prove sperimentali. Illustrazione delle modalità di svolgimento delle prove sperimentali e i risultati ottenuti. - Analisi dei risultati - Conclusioni. Notevoli difficoltà si sono riscontrate soprattutto nella fase relativa alle sperimentazioni sulle colture, in quanto non è stato semplice reperire i fondi necessari, né realizzare il contenitore progettato allo scopo, e inoltre a causa dell’estrema lunghezza necessaria al verificarsi di un sufficiente sviluppo delle colture. Di fatto è stato comunque possibile ottenere una prima serie di risultati con cui operare un confronto con quanto dedotto per via analitica. La dott.sa Michela Monte (del CS-DCA) ha curato la parte sperimentale per quanto concerne gli aspetti microbiologici.

Ambienti confinati, qualità per l'illuminazione e la conservazione di opere d'arte e monumenti in relazione alla formazione e all'azione di agenti di degrado microbiologici.

CIPRIANI, FRANCO
1998

Abstract

In generale è noto che tra le principali cause di degrado delle opere d’arte è compreso l’attacco da parte di agenti microbiologici quali batteri, alghe, ecc. In particolare, si è definita un’area di grande interesse riguardante gli ambienti ipogei, nei quali la formazione di alghe è decisamente preponderante anche in funzione delle condizioni termiche e soprattutto igrometriche presenti e in cui il degrado prodotto arriva ad interessare i materiali lapidei causando, sia pure in tempi molto prolungati, danni non più sanabili. In particolare il lavoro si è articolato sui seguenti punti di maggiore rilevanza: - Elementi di valutazione teorici - Considerazioni energetiche. Esame delle caratteristiche delle sorgenti luminose di riferimento allo scopo di determinare, procedendo per via analitica, un primo indice di pericolosità rispetto al degrado indotto, individuando al tempo stesso quelle di maggior interesse che sono poi state utilizzate nel corso delle prove sperimentali. - Prove sperimentali. Illustrazione delle modalità di svolgimento delle prove sperimentali e i risultati ottenuti. - Analisi dei risultati - Conclusioni. Notevoli difficoltà si sono riscontrate soprattutto nella fase relativa alle sperimentazioni sulle colture, in quanto non è stato semplice reperire i fondi necessari, né realizzare il contenitore progettato allo scopo, e inoltre a causa dell’estrema lunghezza necessaria al verificarsi di un sufficiente sviluppo delle colture. Di fatto è stato comunque possibile ottenere una prima serie di risultati con cui operare un confronto con quanto dedotto per via analitica. La dott.sa Michela Monte (del CS-DCA) ha curato la parte sperimentale per quanto concerne gli aspetti microbiologici.
1998
Italiano
Illuminazione; microbiologia; degrado
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
179
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-108627