INTRODUZIONE: l’arresto cardiaco (AC) è una condizione clinica drammatica, caratterizzata dall’improvvisa assenza di attività meccanica del cuore. E’ gravata da un’elevatissima mortalità e morbidità se non si interviene prontamente. Per poter garantire al paziente le maggiori possibilità di superare l’evento senza reliquati neurologici è fondamentale un’immediata rianimazione cardiopolmonare (RCP) di base di alta qualità seguita da una precoce defibrillazione. Le successive fasi di rianimazione avanzata comprendono diverse strategie che anch’esse possano aumentare la probabilità di recupero neurologico del paziente ma di secondaria importanza rispetto alle fasi iniziali. SCOPO DELLO STUDIO: nella prima parte del dottorato di ricerca lo scopo è stato quello di indagare epidemiologicamente l’impatto dell’AC, l’organizzazione delle cure nel territorio, la diffusione delle cure post AC e conseguentemente la sopravvivenza globale in Italia e in Veneto. A seguire si sono voluti ricercare gli elementi precoci correlati ad un esito neurologico favorevole, indagare la fattibilità e l’utilità di utilizzo dei massaggiatori meccanici e infine valutare la risposta del miocardio alla riduzione della temperatura durante l’ipotermia terapeutica post arresto cardiaco. METODI: la prima parte della ricerca (parte epidemiologica) è stata basata su una revisione della letteratura ricercando tutti gli studi epidemiologici con i dati di sopravvivenza italiani e i principali europei. In merito alla survey dell’ipotermia terapeutica nelle Terapie Intensive e nei Sistemi di Emergenza ed Urgenza, invece, la raccolta dati è avvenuta mediante un questionario. La seconda parte della ricerca (parte di ricerca clinica) sono stati analizzati i dati dei pazienti ricoverati in UCIC di Padova (per l’analisi sui predittori di outcome neurologico e la variazione della velocità del flusso coronarico) e di Treviso (per l’analisi sull’utilizzo dei massaggiatori meccanici). RISULTATI: l’analisi epidemiologica ha messo in luce come l’AC sia ancora un evento clinico ad elevato impatto sociale e con percentuali di mortalità ancora molto elevate. A differenza degli altri paesi europei l’Italia si colloca come fanalino di coda in particolare quando si analizza la percentuale di RCP da parte di astanti e la diffusione dei sistemi di accesso pubblico alla defibrillazione. Anche nell’ambito della implementazione delle cure post AC nelle ambulanze e nelle nostre Terapie Intensive il dato italiano è ancora i più bassi a livello europeo. L’analisi dei predittori di outcome neurologico ci ha permesso di descriverne alcuni precoci che già dopo 24 ore dall’evento danno preziose informazioni. All’analisi multivariata è emerso come valori di enolasi neurono-specifica (NSE) >45.1 µg/L o NSE <45.1 µg/L ma con età >78 anni erano indici di outcome neurologico sfavorevole (rispettivamente p<0.001 e p=0.009). Un buon recupero neurologico era invece correlato a valori di NSE <45.1 µg/L in paziente con età <78 anni e valori di S-100B <0.31 µg/L (p=0.025). L’analisi dei dati raccolti ci ha permesso inoltre di capire come durante riduzione della temperatura a 32°C nei pazienti post AC, la velocità del flusso coronarico, determinato con tecnica Doppler, mostrava una significativa riduzione, proporzionalmente alla riduzione del doppio prodotto, evidenza di una riduzione del consumo di ossigeno miocardico, potenziale meccanismo capace di ridurre il danno da ischemia-riperfusione. Infine l’utilizzo dei massaggiatori meccanici per facilitare la RCP può permettere il trasporto del paziente durante AC con la possibilità di poter eseguire l’angioplastica o posizionare un sistema di assistenza tipo ECMO. CONCLUSIONI: la diffusione della cultura della RCP e dei sistemi di accesso pubblico alla defibrillazione permettono di migliorare notevolmente le possibilità di sopravvivenza dei pazienti colpiti da AC nel territorio. Molti sono i progressi possibili in Italia che dovrebbero partire a livello istituzionale. E’ molto importante, inoltre, attuare delle ottime cure post AC che si integrino perfettamente con quanto già attuato nel territorio e con ciò che è possibile attuare a livello ospedaliero (es. posizionamento di massaggiatore meccanico per angioplastica primaria o posizionamento di ECMO). L’integrazione di una buona cultura della defibrillazione, i sistemi di accesso pubblico alla defibrillazione, l’ACLS e le cure post arresto cardiaco rappresenta la catena essenziale per migliorare la prognosi dei pazienti colpiti.

Arresto cardiaco e cure post arresto cardiaco in ambito cardiologico

GASPARETTO, NICOLA
2017

Abstract

INTRODUZIONE: l’arresto cardiaco (AC) è una condizione clinica drammatica, caratterizzata dall’improvvisa assenza di attività meccanica del cuore. E’ gravata da un’elevatissima mortalità e morbidità se non si interviene prontamente. Per poter garantire al paziente le maggiori possibilità di superare l’evento senza reliquati neurologici è fondamentale un’immediata rianimazione cardiopolmonare (RCP) di base di alta qualità seguita da una precoce defibrillazione. Le successive fasi di rianimazione avanzata comprendono diverse strategie che anch’esse possano aumentare la probabilità di recupero neurologico del paziente ma di secondaria importanza rispetto alle fasi iniziali. SCOPO DELLO STUDIO: nella prima parte del dottorato di ricerca lo scopo è stato quello di indagare epidemiologicamente l’impatto dell’AC, l’organizzazione delle cure nel territorio, la diffusione delle cure post AC e conseguentemente la sopravvivenza globale in Italia e in Veneto. A seguire si sono voluti ricercare gli elementi precoci correlati ad un esito neurologico favorevole, indagare la fattibilità e l’utilità di utilizzo dei massaggiatori meccanici e infine valutare la risposta del miocardio alla riduzione della temperatura durante l’ipotermia terapeutica post arresto cardiaco. METODI: la prima parte della ricerca (parte epidemiologica) è stata basata su una revisione della letteratura ricercando tutti gli studi epidemiologici con i dati di sopravvivenza italiani e i principali europei. In merito alla survey dell’ipotermia terapeutica nelle Terapie Intensive e nei Sistemi di Emergenza ed Urgenza, invece, la raccolta dati è avvenuta mediante un questionario. La seconda parte della ricerca (parte di ricerca clinica) sono stati analizzati i dati dei pazienti ricoverati in UCIC di Padova (per l’analisi sui predittori di outcome neurologico e la variazione della velocità del flusso coronarico) e di Treviso (per l’analisi sull’utilizzo dei massaggiatori meccanici). RISULTATI: l’analisi epidemiologica ha messo in luce come l’AC sia ancora un evento clinico ad elevato impatto sociale e con percentuali di mortalità ancora molto elevate. A differenza degli altri paesi europei l’Italia si colloca come fanalino di coda in particolare quando si analizza la percentuale di RCP da parte di astanti e la diffusione dei sistemi di accesso pubblico alla defibrillazione. Anche nell’ambito della implementazione delle cure post AC nelle ambulanze e nelle nostre Terapie Intensive il dato italiano è ancora i più bassi a livello europeo. L’analisi dei predittori di outcome neurologico ci ha permesso di descriverne alcuni precoci che già dopo 24 ore dall’evento danno preziose informazioni. All’analisi multivariata è emerso come valori di enolasi neurono-specifica (NSE) >45.1 µg/L o NSE <45.1 µg/L ma con età >78 anni erano indici di outcome neurologico sfavorevole (rispettivamente p<0.001 e p=0.009). Un buon recupero neurologico era invece correlato a valori di NSE <45.1 µg/L in paziente con età <78 anni e valori di S-100B <0.31 µg/L (p=0.025). L’analisi dei dati raccolti ci ha permesso inoltre di capire come durante riduzione della temperatura a 32°C nei pazienti post AC, la velocità del flusso coronarico, determinato con tecnica Doppler, mostrava una significativa riduzione, proporzionalmente alla riduzione del doppio prodotto, evidenza di una riduzione del consumo di ossigeno miocardico, potenziale meccanismo capace di ridurre il danno da ischemia-riperfusione. Infine l’utilizzo dei massaggiatori meccanici per facilitare la RCP può permettere il trasporto del paziente durante AC con la possibilità di poter eseguire l’angioplastica o posizionare un sistema di assistenza tipo ECMO. CONCLUSIONI: la diffusione della cultura della RCP e dei sistemi di accesso pubblico alla defibrillazione permettono di migliorare notevolmente le possibilità di sopravvivenza dei pazienti colpiti da AC nel territorio. Molti sono i progressi possibili in Italia che dovrebbero partire a livello istituzionale. E’ molto importante, inoltre, attuare delle ottime cure post AC che si integrino perfettamente con quanto già attuato nel territorio e con ciò che è possibile attuare a livello ospedaliero (es. posizionamento di massaggiatore meccanico per angioplastica primaria o posizionamento di ECMO). L’integrazione di una buona cultura della defibrillazione, i sistemi di accesso pubblico alla defibrillazione, l’ACLS e le cure post arresto cardiaco rappresenta la catena essenziale per migliorare la prognosi dei pazienti colpiti.
29-gen-2017
Italiano
Arresto cardiaco / Cardiac arrest Cure post arresto cardiaco / Post resuscitato care Controllo della temperatura target / Target temperature management Massaggiatori meccanici / Meccanica chest compressione devices
THIENE, GAETANO
Università degli studi di Padova
129
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-108904