La decisione statale inerente il soggiorno di un individuo non cittadino sul territorio è oggetto di norme di diritto internazionale con beneficiari ed obiettivi differenti; questi ultimi sono spesso in competizione tra loro, di modo che la soddisfazione di uno non può che comportare la parziale o totale frustrazione dell’altro. Da un lato, lo Stato è ammesso dal diritto internazionale a liberamente determinare la propria popolazione, dall’altro, il migrante è individuo beneficiario di diritti la cui tutela si impone allo Stato spesso a limite del proprio potere discrezionale. Il bilanciamento tra interesse del migrante e (della società) statale non ha sempre la medesima sorte ed è dall’esito tutt’altro che scontato in molti casi. Nel lavoro presentato si intende analizzare questa tensione, per studiarne i possibili sviluppi futuri. La questione viene affrontata alla luce del dibattito in materia di “conflitti tra norme” di diritto internazionale. Per fare ciò, dopo aver ancorato la questione al conflitto tra principio di tutela della dignità umana e principio di sovranità, si prendono in esame le teorie che interpretano la struttura attuale del diritto internazionale, attraversando la discussione sulla sua unitarietà di scopi e coesione normativa, senza però perdere di vista l’angolo privilegiato dello studio del diritto internazionale delle migrazioni. Molti di coloro che sostengono una visione unitaria dell’ordinamento internazionale ritengono i criteri interpretativi di soluzione dei conflitti normativi contenuti nella Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati (criterio di prevalenza della lex specialis, della lex posterior, principio di gerarchia, di armonizzazione) sufficienti alla composizione del conflitto tra le norme in gioco; questa è la posizione anche della CDI ed è la direzione in cui tenta di muoversi la giurisprudenza internazionale. Eppure il risultato non sembra soddisfacente. Si passano così ad analizzare le teorie alternative, sia quella che sostiene la frammentazione, che le teorie che propugnano un progressivo mutamento nello scopo del diritto internazionale in favore della tutela della dignità umana, da operarsi mediante una modifica, un ridimensionamento od una eliminazione del principio di sovranità: cosicché quest’ultimo si ritrova subordinato al principio di tutela dei diritti umani fondamentali. Dopo averle presentate tutte in maniera critica, nel lavoro si tenta di individuare la teoria che più correttamente descrive la relazione tra norme a tutela dell’individuo migrante e principio di sovranità statale, e che meglio prevede i suoi eventuali sviluppi futuri. Il tentativo è perseguito dapprima analizzando le caratteristiche del potere statale di esclusione dello straniero dal territorio (la sua natura, le forme ed il luogo del suo esercizio, la possibilità di una sua delega) e poi investigandone i limiti. Lo ius escludendi è limitato in primo luogo da norme internazionali quali il principio di buona fede, il divieto di abuso di diritto, il divieto di atti arbitrari, il principio di ragionevolezza, che possono essere invocate dagli Stati interessati qualora il potere sia illecitamente esercitato e non consideri adeguatamente l’interesse dell’ individuo straniero (anche mediante l’esercizio di protezione diplomatica, qualora Stati di cittadinanza dell’individuo destinatario). Tuttavia nella prassi ciò è avvenuto raramente. Più spesso, gli obblighi di accoglienza di stranieri ed apolidi vengono ricondotti al diritto internazionale dei diritti umani, che trae le mosse da principi internazionali differenti (il principio di tutela della dignità umana) e verte a scopi connessi al benessere della persona. In generale si osserva una tendenziale crescita del numero di casi in cui gli Stati sono internazionalmente vincolati a scegliere beneficiando l’individuo migrante, a causa dell’aumento del campo di applicazione di norme di diritto internazionale dei diritti umani, ottenuto anche in via interpretativa dai tribunali internazionali. Allo stesso tempo, permangono forti spinte politiche in favore di una rafforzata discrezionalità degli Stati riguardo alla scelta di ammettere o meno migranti sul proprio territorio, di cui vi è prova anche nella cronaca attuale. Ciò contribuisce ad alimentare la continua tensione tra interesse del migrante e sovranità statale ed induce a propendere per soluzioni che spingano per una “verticalizzazione” della sovranità, ancorandola sul piano esterno alla presa in considerazione dell’interesse anche degli individui stranieri che interloquiscono con lo Stato.

IL DIRITTO D'ACCESSO AL TERRITORIO FRA TUTELA DELL'INDIVIDUO MIGRANTE E SOVRANITÀ DELLO STATO: ANALISI DI UN CONFLITTO

CARRARA, LUCIA
2016

Abstract

La decisione statale inerente il soggiorno di un individuo non cittadino sul territorio è oggetto di norme di diritto internazionale con beneficiari ed obiettivi differenti; questi ultimi sono spesso in competizione tra loro, di modo che la soddisfazione di uno non può che comportare la parziale o totale frustrazione dell’altro. Da un lato, lo Stato è ammesso dal diritto internazionale a liberamente determinare la propria popolazione, dall’altro, il migrante è individuo beneficiario di diritti la cui tutela si impone allo Stato spesso a limite del proprio potere discrezionale. Il bilanciamento tra interesse del migrante e (della società) statale non ha sempre la medesima sorte ed è dall’esito tutt’altro che scontato in molti casi. Nel lavoro presentato si intende analizzare questa tensione, per studiarne i possibili sviluppi futuri. La questione viene affrontata alla luce del dibattito in materia di “conflitti tra norme” di diritto internazionale. Per fare ciò, dopo aver ancorato la questione al conflitto tra principio di tutela della dignità umana e principio di sovranità, si prendono in esame le teorie che interpretano la struttura attuale del diritto internazionale, attraversando la discussione sulla sua unitarietà di scopi e coesione normativa, senza però perdere di vista l’angolo privilegiato dello studio del diritto internazionale delle migrazioni. Molti di coloro che sostengono una visione unitaria dell’ordinamento internazionale ritengono i criteri interpretativi di soluzione dei conflitti normativi contenuti nella Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati (criterio di prevalenza della lex specialis, della lex posterior, principio di gerarchia, di armonizzazione) sufficienti alla composizione del conflitto tra le norme in gioco; questa è la posizione anche della CDI ed è la direzione in cui tenta di muoversi la giurisprudenza internazionale. Eppure il risultato non sembra soddisfacente. Si passano così ad analizzare le teorie alternative, sia quella che sostiene la frammentazione, che le teorie che propugnano un progressivo mutamento nello scopo del diritto internazionale in favore della tutela della dignità umana, da operarsi mediante una modifica, un ridimensionamento od una eliminazione del principio di sovranità: cosicché quest’ultimo si ritrova subordinato al principio di tutela dei diritti umani fondamentali. Dopo averle presentate tutte in maniera critica, nel lavoro si tenta di individuare la teoria che più correttamente descrive la relazione tra norme a tutela dell’individuo migrante e principio di sovranità statale, e che meglio prevede i suoi eventuali sviluppi futuri. Il tentativo è perseguito dapprima analizzando le caratteristiche del potere statale di esclusione dello straniero dal territorio (la sua natura, le forme ed il luogo del suo esercizio, la possibilità di una sua delega) e poi investigandone i limiti. Lo ius escludendi è limitato in primo luogo da norme internazionali quali il principio di buona fede, il divieto di abuso di diritto, il divieto di atti arbitrari, il principio di ragionevolezza, che possono essere invocate dagli Stati interessati qualora il potere sia illecitamente esercitato e non consideri adeguatamente l’interesse dell’ individuo straniero (anche mediante l’esercizio di protezione diplomatica, qualora Stati di cittadinanza dell’individuo destinatario). Tuttavia nella prassi ciò è avvenuto raramente. Più spesso, gli obblighi di accoglienza di stranieri ed apolidi vengono ricondotti al diritto internazionale dei diritti umani, che trae le mosse da principi internazionali differenti (il principio di tutela della dignità umana) e verte a scopi connessi al benessere della persona. In generale si osserva una tendenziale crescita del numero di casi in cui gli Stati sono internazionalmente vincolati a scegliere beneficiando l’individuo migrante, a causa dell’aumento del campo di applicazione di norme di diritto internazionale dei diritti umani, ottenuto anche in via interpretativa dai tribunali internazionali. Allo stesso tempo, permangono forti spinte politiche in favore di una rafforzata discrezionalità degli Stati riguardo alla scelta di ammettere o meno migranti sul proprio territorio, di cui vi è prova anche nella cronaca attuale. Ciò contribuisce ad alimentare la continua tensione tra interesse del migrante e sovranità statale ed induce a propendere per soluzioni che spingano per una “verticalizzazione” della sovranità, ancorandola sul piano esterno alla presa in considerazione dell’interesse anche degli individui stranieri che interloquiscono con lo Stato.
27-gen-2016
Italiano
migrant sovereignty state expulsion refoulement human dignity right territory territorio respingimento espulsione sovranità stato migrante migranti unity unità frammentazione fragmentation lex specialis armonization armonizzazione dignità umana
MANTOVANI, MANUELA
Università degli studi di Padova
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
tesi_completa_Carrara.pdf

accesso aperto

Dimensione 2.78 MB
Formato Adobe PDF
2.78 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/109156
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-109156