La ricerca di fonti energetiche alternative a quelle fossili è da anni uno degli argomenti più discussi e dibattuti dai governi di tutto il pianeta. Per poter meglio comprendere il ruolo che anche l’agricoltura potrebbe ritagliarsi in tale settore, e più in particolare nella produzione di biocombustibili fluidi, si è pensato di considerare il potenziale energetico derivante dall’utilizzo sia di colture dedicate che di sottoprodotti ottenuti dalla coltivazione di particolari colture erbacee. La produzione di biocombustibili che, viste le ridotte dimensioni degli impianti e l’assenza del processo di raffinazione industriale, hanno negli ultimi anni suscitato maggior interesse, a livello di singola azienda o di coopertiva agricola, sono stati l’olio vegetale e il biogas. In questo triennio sono stati valutati due bilanci energetici. Nel primo è stata monitorata una filiera corta in un’azienda agricola veneta, nella quale il colza coltivato è stato spremuto all’interno della stessa azienda e l’olio ottenuto è stato utilizzato per l’alimentazione di due trattori, uno dei quali opportunamente modificato. Nel secondo è stato invece stimato il potenziale energetico, in termini di biogas prodotto durante la digestione anerobica, dei sottoprodotti dalla produzione delle graminacee sia in Brasile, sottoforma di paglia e di bagassa di canna da zucchero, che in Italia considerando in questo caso le paglie e gli stocchi dei cereali estivi ed autunno-vernini. Per quanto riguarda la filiera dell’olio vegetale puro, sebbene il bilancio energetico ottenuto dalle nostre proiezioni si sia dimostrato positivo, l’efficienza di processo è troppo bassa per pensare di applicare tale tecnologia su scala regionale, pena la sottrazione di quasi tutta la SAU per soddisfare il solo fabbisogno energetico agricolo. Nel secondo caso invece si è visto che l’utilizzo dei sottoprodotti di canna da zucchero in impianti di biogas dà rendimenti soddisfacenti solo se la materia prima di partenza viene sottoposta ad un pretrattamento termico. I risultati ottenuti mostrano che l’utilizzo dei sottoprodotti di graminacee in impianti di biogas potrebbe addirittura coprire diversi punti percentuali del fabbisogno energetico nazionale sia in Brasile che in Italia. In entrambi i casi sono state considerate diverse variabili: con la filiera ad olio sono state valutate le rese di otto varietà con due diversi tipi di lavorazione del terreno mentre con la digestione anaerobica sono stati messi a confronto due substrati e tre temperature durante la fase di pretrattamento.
Biocombustibili: produzione di olio vegetale per trazione agricola e potenzialità dei cereali nella conversione in biogas
DE PAOLI, FLAVIO
2010
Abstract
La ricerca di fonti energetiche alternative a quelle fossili è da anni uno degli argomenti più discussi e dibattuti dai governi di tutto il pianeta. Per poter meglio comprendere il ruolo che anche l’agricoltura potrebbe ritagliarsi in tale settore, e più in particolare nella produzione di biocombustibili fluidi, si è pensato di considerare il potenziale energetico derivante dall’utilizzo sia di colture dedicate che di sottoprodotti ottenuti dalla coltivazione di particolari colture erbacee. La produzione di biocombustibili che, viste le ridotte dimensioni degli impianti e l’assenza del processo di raffinazione industriale, hanno negli ultimi anni suscitato maggior interesse, a livello di singola azienda o di coopertiva agricola, sono stati l’olio vegetale e il biogas. In questo triennio sono stati valutati due bilanci energetici. Nel primo è stata monitorata una filiera corta in un’azienda agricola veneta, nella quale il colza coltivato è stato spremuto all’interno della stessa azienda e l’olio ottenuto è stato utilizzato per l’alimentazione di due trattori, uno dei quali opportunamente modificato. Nel secondo è stato invece stimato il potenziale energetico, in termini di biogas prodotto durante la digestione anerobica, dei sottoprodotti dalla produzione delle graminacee sia in Brasile, sottoforma di paglia e di bagassa di canna da zucchero, che in Italia considerando in questo caso le paglie e gli stocchi dei cereali estivi ed autunno-vernini. Per quanto riguarda la filiera dell’olio vegetale puro, sebbene il bilancio energetico ottenuto dalle nostre proiezioni si sia dimostrato positivo, l’efficienza di processo è troppo bassa per pensare di applicare tale tecnologia su scala regionale, pena la sottrazione di quasi tutta la SAU per soddisfare il solo fabbisogno energetico agricolo. Nel secondo caso invece si è visto che l’utilizzo dei sottoprodotti di canna da zucchero in impianti di biogas dà rendimenti soddisfacenti solo se la materia prima di partenza viene sottoposta ad un pretrattamento termico. I risultati ottenuti mostrano che l’utilizzo dei sottoprodotti di graminacee in impianti di biogas potrebbe addirittura coprire diversi punti percentuali del fabbisogno energetico nazionale sia in Brasile che in Italia. In entrambi i casi sono state considerate diverse variabili: con la filiera ad olio sono state valutate le rese di otto varietà con due diversi tipi di lavorazione del terreno mentre con la digestione anaerobica sono stati messi a confronto due substrati e tre temperature durante la fase di pretrattamento.File | Dimensione | Formato | |
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URN:NBN:IT:UNIPD-109523