LO SPETTACOLO DI GIACOMO TORELLI AL TEATRO NOVISSIMO La tesi ha come obiettivo l’analisi di quattro spettacoli dati al Teatro Novissimo di Venezia con le scenografie di Giacomo Torelli tra il 1641 e il 1644. Dopo una breve introduzione intesa a contestualizzare il tema, l’attenzione si è riversata sulle fonti di prima mano che descrivono le quattro messinscene oggetto d’esame, e se ne è dimostrata la credibilità relativamente alla descrizione delle concrete rappresentazioni che esse tratteggiano. Gli allestimenti indagati sono: La Finta Pazza con cui si inaugura il Novissimo nel 1641 e il cui libretto è opera dell’accademico Giulio Strozzi, Il Bellerofonte del 1642, scritto dall’Incognito Vincenzo Nolfi, La Venere Gelosa allestito nel 1643, i cui versi sono del Cavaliere Niccolò Enea Bartolini, e La Deidamia del 1644 le cui parole sono ideate dal membro dell’accademia Scipione Herrico. La scheda delle singole rappresentazioni, con la quale è introdotto ogni capitolo, permette di conoscere il numero delle scenografie, i personaggi e i nomi di alcuni degli attori che recitano nel melodramma, ed offre inoltre indicazioni riguardo alle figure che collaborano alla realizzazione della messinscena e delle stampe che garantiscono la memoria dell’allestimento. L’attenzione della tesi si è riversata prevalentemente sull’aspetto visivo delle quattro scritture sceniche, ossia sul loro assetto scenografico (ogni singolo décor è analizzato nel dettaglio in primo luogo grazie alle incisioni che traducono visivamente le descrizioni degli apparati contenute nelle fonti), macchinistico e costumistico, ma anche, per quanto possibile, sulle luci, sulle azioni dei cantanti e sulla musica. La tesi prima analizza ogni coefficiente spettacolare dei quattro melodrammi preso singolarmente, e poi ne ricostruisce la complessiva messinscena secondo una lettura interpretativa, mettendo in relazione tra loro le diverse componenti. Si sono rintracciati, così, alcuni fili conduttori che ricorrono in ogni lavoro: dall’elogio di Venezia, al disprezzo per Roma, dal rimpianto della classicità vista come età dell’oro e da cui deriva la società della Serenissima, alla religione cristiana. L’ultimo capitolo, infine, è dedicato all’ipotesi di Giacomo Torelli come allestitore. Lo studio delle rappresentazioni veneziane fa pensare a messinscene concepite secondo una visione unitaria: quella di Torelli, appunto. L’artista, infatti, non solo inventa le scenografie e le macchine, ma disegna i costumi, stabilisce, almeno in parte, le azioni degli attori, si occupa delle luci, sicché i vari coefficienti di uno spettacolo rispondono ad un unico principio ordinatore e ad un medesimo stile, il lavoro complessivo risultando, così, la combinazione armoniosa di fattori legati da un significato comune.

LO SPETTACOLO DI GIACOMO TORELLI AL TEATRO NOVISSIMO

ZANON, STEFANIA
2010

Abstract

LO SPETTACOLO DI GIACOMO TORELLI AL TEATRO NOVISSIMO La tesi ha come obiettivo l’analisi di quattro spettacoli dati al Teatro Novissimo di Venezia con le scenografie di Giacomo Torelli tra il 1641 e il 1644. Dopo una breve introduzione intesa a contestualizzare il tema, l’attenzione si è riversata sulle fonti di prima mano che descrivono le quattro messinscene oggetto d’esame, e se ne è dimostrata la credibilità relativamente alla descrizione delle concrete rappresentazioni che esse tratteggiano. Gli allestimenti indagati sono: La Finta Pazza con cui si inaugura il Novissimo nel 1641 e il cui libretto è opera dell’accademico Giulio Strozzi, Il Bellerofonte del 1642, scritto dall’Incognito Vincenzo Nolfi, La Venere Gelosa allestito nel 1643, i cui versi sono del Cavaliere Niccolò Enea Bartolini, e La Deidamia del 1644 le cui parole sono ideate dal membro dell’accademia Scipione Herrico. La scheda delle singole rappresentazioni, con la quale è introdotto ogni capitolo, permette di conoscere il numero delle scenografie, i personaggi e i nomi di alcuni degli attori che recitano nel melodramma, ed offre inoltre indicazioni riguardo alle figure che collaborano alla realizzazione della messinscena e delle stampe che garantiscono la memoria dell’allestimento. L’attenzione della tesi si è riversata prevalentemente sull’aspetto visivo delle quattro scritture sceniche, ossia sul loro assetto scenografico (ogni singolo décor è analizzato nel dettaglio in primo luogo grazie alle incisioni che traducono visivamente le descrizioni degli apparati contenute nelle fonti), macchinistico e costumistico, ma anche, per quanto possibile, sulle luci, sulle azioni dei cantanti e sulla musica. La tesi prima analizza ogni coefficiente spettacolare dei quattro melodrammi preso singolarmente, e poi ne ricostruisce la complessiva messinscena secondo una lettura interpretativa, mettendo in relazione tra loro le diverse componenti. Si sono rintracciati, così, alcuni fili conduttori che ricorrono in ogni lavoro: dall’elogio di Venezia, al disprezzo per Roma, dal rimpianto della classicità vista come età dell’oro e da cui deriva la società della Serenissima, alla religione cristiana. L’ultimo capitolo, infine, è dedicato all’ipotesi di Giacomo Torelli come allestitore. Lo studio delle rappresentazioni veneziane fa pensare a messinscene concepite secondo una visione unitaria: quella di Torelli, appunto. L’artista, infatti, non solo inventa le scenografie e le macchine, ma disegna i costumi, stabilisce, almeno in parte, le azioni degli attori, si occupa delle luci, sicché i vari coefficienti di uno spettacolo rispondono ad un unico principio ordinatore e ad un medesimo stile, il lavoro complessivo risultando, così, la combinazione armoniosa di fattori legati da un significato comune.
29-gen-2010
Italiano
Giacomo Torelli
Università degli studi di Padova
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-109587