La Convenzione Europea del Paesaggio (2000) attribuisce ad ogni paesaggio un valore di riferimento identitario per la popolazione che ad esso si rapporta. Alla luce di questo assunto, il presente lavoro si propone di approfondire la natura del legame tra popolazione e paesaggio, al fine di comprendere se e in quali termini questo possa costituire un riferimento per l’identità di coloro che abitano in un certo luogo. L’indagine si è rivolta alla popolazione immigrata e si è svolta in “zone della vita quotidiana”, i cui paesaggi non presentano particolari elementi di pregio naturale e/o culturale dal valore riconosciuto. Essa ha coinvolto, in particolare, i ragazzi di età compresa tra i 13 e i 14 anni – che costituiscono la cosiddetta “seconda generazione” – le cui opinioni e percezioni sono state messe a confronto con quelle dei coetanei autoctoni. La scelta di concentrare l’attenzione sulla fascia d’età adolescenziale è stata dettata dalla consapevolezza che il processo di costruzione identitaria giunge ad un punto cruciale proprio in questo periodo della vita. Per questo risulta ancora più significativo esplorare come il paesaggio contribuisca al consolidamento dell’identità e alla creazione del senso di appartenenza al luogo. Inoltre, coinvolgere sia giovani di origine immigrata che autoctoni permette di mettere ancor meglio in evidenza come il paesaggio partecipi a tali dinamiche e se esso sia effettivamente un riferimento identitario: da una parte per i ragazzi italiani, che dovrebbero avere con esso familiarità; dall’altra per i giovani stranieri, che in molti casi hanno vissuto l’esperienza dell’emigrazione e hanno lasciato, insieme al paese d’origine, i loro riferimenti, territoriali e non solo. In questo contesto, la ricerca si pone i seguenti interrogativi: - quale è la natura del rapporto tra i giovani italiani e il loro luogo di vita? Essi nutrono verso tale luogo un senso di appartenenza? - Quale rapporto hanno i giovani di origine straniera con il loro attuale luogo di vita? Provano verso di esso un senso di appartenenza? E verso il paese d’origine? - Quale ruolo riveste il paesaggio nel processo di costruzione dell’identità degli adolescenti e nella creazione dei legami territoriali e del senso di appartenenza al luogo? Un altro obiettivo del lavoro è poi quello di indagare l’“idea” di paesaggio dei ragazzi: si è cercato cioè di chiarire cosa essi intendano utilizzando questo termine e quali idee vi associno. Per individuare alcune possibili risposte a queste domande, si è svolta attività di approfondimento bibliografico soprattutto nell’ambito della psicologia ambientale e in diversi settori delle discipline geografiche, dalla geografia culturale alla geografia della percezione e a quella umanistica. Inoltre, è stato condotto un lavoro di ricerca sul campo nelle scuole secondarie di primo grado di quattro località venete in provincia di Treviso (Montebelluna, Crespano del Grappa, Conegliano e Onè di Fonte), che si è svolto secondo un approccio di tipo qualitativo (interviste semistrutturate, disegni, questionari). Dai materiali raccolti risulta che nella maggior parte dei casi i ragazzi, sia italiani che stranieri, non provano verso il proprio luogo di vita un forte senso di appartenenza, mentre il loro sguardo al paesaggio circostante tende ad essere distratto e disinteressato. Molti di loro manifestano verso tale luogo quello che abbiamo chiamato un senso di radicamento, essendo affezionati ad esso soprattutto per il fatto di esserci nati o di avervi passato la maggior parte della vita. Altri intrattengono con esso un rapporto che abbiamo definito “funzionale”, apprezzandolo soprattutto in base alla quantità e qualità dei servizi e dei negozi che offre. La maggior parte dei ragazzi, essendo abituata ad abitare nel luogo, ritiene di conoscerlo a sufficienza e perciò tende a darlo per scontato. Tuttavia, si è riscontrato anche che il legame con il luogo di vita ha natura prevalentemente inconsapevole e la sua forza non emerge fino a quando non si porti l’attenzione su di esso, stimolando la riflessione dei giovani. Così, soprattutto grazie all’uso dell’intervista, è stato possibile mettere in evidenza che il senso di appartenenza al luogo è un sentimento complesso, determinato in prevalenza da fattori sociali e sostanzialmente indipendente dalla qualità estetica del paesaggio circostante. I materiali raccolti indicano, infatti, come esso possa affermarsi anche quando vi sia un atteggiamento indifferente, o addirittura critico, nei confronti del paesaggio circostante; d’altra parte, si è osservato che averne una percezione positiva non è condizione sufficiente perché si generi senso di appartenenza al luogo. Esso si costruisce infatti soprattutto sui significati simbolici e affettivi attribuiti al paesaggio: un ruolo importante in questo senso è rivestito dai ricordi e dalle esperienze che i ragazzi associano ad esso o ai suoi elementi e che ne fanno un riferimento identitario significativo, a prescindere dalla sua qualità estetica. Anche il tempo si conferma un importante fattore per la costruzione del senso di appartenenza: esso, tuttavia, creando crescente familiarità con il luogo, produce anche la tendenza a darlo per scontato, spingendo a non dedicargli attenzione, né ad osservarne il paesaggio con interesse o curiosità. È necessario inoltre considerare che i giovani stranieri sono prima di tutto adolescenti, con le stesse esigenze e gli stessi bisogni dei coetanei autoctoni: in molti casi, dunque, il loro rapporto con il luogo di vita va letto secondo una prospettiva che tenga conto della loro età più che della loro origine etnica o provenienza culturale. Le questioni messe in luce dalla ricerca sollevano ulteriori interrogativi: risulta particolarmente necessario approfondire il tema dei significati simbolici assunti dai paesaggi del quotidiano, soprattutto per quanto riguarda il loro valore di riferimenti identitari collettivi. Inoltre, si avverte l’esigenza di individuare modalità efficaci per far emergere al meglio la dimensione paesaggistica del senso di appartenenza al luogo, focalizzando l’attenzione sul “senso del paesaggio” più che sul “senso del luogo”. Questo tipo di indagine offre interessanti prospettive di sviluppo nell’ambito dell’“educazione al paesaggio”: le attività svolte nelle scuole hanno infatti dimostrato l’efficacia del tema “paesaggio” come strumento di “intermediazione culturale”, capace di suscitare la curiosità dei ragazzi e di attivare tra loro il dialogo e il confronto. Le questioni approfondite dalla ricerca risultano di particolare rilevanza anche nell’ambito degli studi sulle problematiche legate all’inserimento degli immigrati nel contesto socio-economico del paese di accoglienza; inoltre, possono certamente contribuire alla riflessione sul rapporto tra paesaggio, salute e qualità della vita.
Il paesaggio nella costruzione dell'identità e del senso di appartenenza al luogo: indagini e confronti tra adolescenti italiani e di origine straniera
DE NARDI, ALESSIA
2010
Abstract
La Convenzione Europea del Paesaggio (2000) attribuisce ad ogni paesaggio un valore di riferimento identitario per la popolazione che ad esso si rapporta. Alla luce di questo assunto, il presente lavoro si propone di approfondire la natura del legame tra popolazione e paesaggio, al fine di comprendere se e in quali termini questo possa costituire un riferimento per l’identità di coloro che abitano in un certo luogo. L’indagine si è rivolta alla popolazione immigrata e si è svolta in “zone della vita quotidiana”, i cui paesaggi non presentano particolari elementi di pregio naturale e/o culturale dal valore riconosciuto. Essa ha coinvolto, in particolare, i ragazzi di età compresa tra i 13 e i 14 anni – che costituiscono la cosiddetta “seconda generazione” – le cui opinioni e percezioni sono state messe a confronto con quelle dei coetanei autoctoni. La scelta di concentrare l’attenzione sulla fascia d’età adolescenziale è stata dettata dalla consapevolezza che il processo di costruzione identitaria giunge ad un punto cruciale proprio in questo periodo della vita. Per questo risulta ancora più significativo esplorare come il paesaggio contribuisca al consolidamento dell’identità e alla creazione del senso di appartenenza al luogo. Inoltre, coinvolgere sia giovani di origine immigrata che autoctoni permette di mettere ancor meglio in evidenza come il paesaggio partecipi a tali dinamiche e se esso sia effettivamente un riferimento identitario: da una parte per i ragazzi italiani, che dovrebbero avere con esso familiarità; dall’altra per i giovani stranieri, che in molti casi hanno vissuto l’esperienza dell’emigrazione e hanno lasciato, insieme al paese d’origine, i loro riferimenti, territoriali e non solo. In questo contesto, la ricerca si pone i seguenti interrogativi: - quale è la natura del rapporto tra i giovani italiani e il loro luogo di vita? Essi nutrono verso tale luogo un senso di appartenenza? - Quale rapporto hanno i giovani di origine straniera con il loro attuale luogo di vita? Provano verso di esso un senso di appartenenza? E verso il paese d’origine? - Quale ruolo riveste il paesaggio nel processo di costruzione dell’identità degli adolescenti e nella creazione dei legami territoriali e del senso di appartenenza al luogo? Un altro obiettivo del lavoro è poi quello di indagare l’“idea” di paesaggio dei ragazzi: si è cercato cioè di chiarire cosa essi intendano utilizzando questo termine e quali idee vi associno. Per individuare alcune possibili risposte a queste domande, si è svolta attività di approfondimento bibliografico soprattutto nell’ambito della psicologia ambientale e in diversi settori delle discipline geografiche, dalla geografia culturale alla geografia della percezione e a quella umanistica. Inoltre, è stato condotto un lavoro di ricerca sul campo nelle scuole secondarie di primo grado di quattro località venete in provincia di Treviso (Montebelluna, Crespano del Grappa, Conegliano e Onè di Fonte), che si è svolto secondo un approccio di tipo qualitativo (interviste semistrutturate, disegni, questionari). Dai materiali raccolti risulta che nella maggior parte dei casi i ragazzi, sia italiani che stranieri, non provano verso il proprio luogo di vita un forte senso di appartenenza, mentre il loro sguardo al paesaggio circostante tende ad essere distratto e disinteressato. Molti di loro manifestano verso tale luogo quello che abbiamo chiamato un senso di radicamento, essendo affezionati ad esso soprattutto per il fatto di esserci nati o di avervi passato la maggior parte della vita. Altri intrattengono con esso un rapporto che abbiamo definito “funzionale”, apprezzandolo soprattutto in base alla quantità e qualità dei servizi e dei negozi che offre. La maggior parte dei ragazzi, essendo abituata ad abitare nel luogo, ritiene di conoscerlo a sufficienza e perciò tende a darlo per scontato. Tuttavia, si è riscontrato anche che il legame con il luogo di vita ha natura prevalentemente inconsapevole e la sua forza non emerge fino a quando non si porti l’attenzione su di esso, stimolando la riflessione dei giovani. Così, soprattutto grazie all’uso dell’intervista, è stato possibile mettere in evidenza che il senso di appartenenza al luogo è un sentimento complesso, determinato in prevalenza da fattori sociali e sostanzialmente indipendente dalla qualità estetica del paesaggio circostante. I materiali raccolti indicano, infatti, come esso possa affermarsi anche quando vi sia un atteggiamento indifferente, o addirittura critico, nei confronti del paesaggio circostante; d’altra parte, si è osservato che averne una percezione positiva non è condizione sufficiente perché si generi senso di appartenenza al luogo. Esso si costruisce infatti soprattutto sui significati simbolici e affettivi attribuiti al paesaggio: un ruolo importante in questo senso è rivestito dai ricordi e dalle esperienze che i ragazzi associano ad esso o ai suoi elementi e che ne fanno un riferimento identitario significativo, a prescindere dalla sua qualità estetica. Anche il tempo si conferma un importante fattore per la costruzione del senso di appartenenza: esso, tuttavia, creando crescente familiarità con il luogo, produce anche la tendenza a darlo per scontato, spingendo a non dedicargli attenzione, né ad osservarne il paesaggio con interesse o curiosità. È necessario inoltre considerare che i giovani stranieri sono prima di tutto adolescenti, con le stesse esigenze e gli stessi bisogni dei coetanei autoctoni: in molti casi, dunque, il loro rapporto con il luogo di vita va letto secondo una prospettiva che tenga conto della loro età più che della loro origine etnica o provenienza culturale. Le questioni messe in luce dalla ricerca sollevano ulteriori interrogativi: risulta particolarmente necessario approfondire il tema dei significati simbolici assunti dai paesaggi del quotidiano, soprattutto per quanto riguarda il loro valore di riferimenti identitari collettivi. Inoltre, si avverte l’esigenza di individuare modalità efficaci per far emergere al meglio la dimensione paesaggistica del senso di appartenenza al luogo, focalizzando l’attenzione sul “senso del paesaggio” più che sul “senso del luogo”. Questo tipo di indagine offre interessanti prospettive di sviluppo nell’ambito dell’“educazione al paesaggio”: le attività svolte nelle scuole hanno infatti dimostrato l’efficacia del tema “paesaggio” come strumento di “intermediazione culturale”, capace di suscitare la curiosità dei ragazzi e di attivare tra loro il dialogo e il confronto. Le questioni approfondite dalla ricerca risultano di particolare rilevanza anche nell’ambito degli studi sulle problematiche legate all’inserimento degli immigrati nel contesto socio-economico del paese di accoglienza; inoltre, possono certamente contribuire alla riflessione sul rapporto tra paesaggio, salute e qualità della vita.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/109737
URN:NBN:IT:UNIPD-109737