Nelle Alpi italiane, gli alpeggi sono ancora gestiti in maniera tradizionale, conservando importanti habitat e specie vegetali, sebbene il numero delle malghe monticate sia diminuito drasticamente negli ultimi decenni. La ricerca sui pascoli alpini è importante sotto molti aspetti. Dal punto di vista della protezione della natura, i pascoli rappresentano l'habitat di numerose specie vegetali ed animali e attraverso la loro ricchezza di specie, contribuiscono notevolmente alla biodiversità ed al valore paesaggistico delle Alpi. Dal punto di vista economico, i pascoli sono una fonte di alimentazione per gli animali, ed habitat per piante officinali e mellifere. Sono anche in grado di supportare prodotti lattiero-casearii particolari, ad alto valore aggiunto, perché ottenuti da foraggi naturali con caratteristiche uniche e non riproducibili, in grado di dare prodotti derivati di qualità. I cambiamenti di uso del suolo costituiscono una minaccia per la persistenza di questi ecosistemi. Pertanto, è molto importante comprendere i meccanismi che controllano l'organizzazione e la distribuzione di queste comunità, per preservare la diversità delle piante e di sviluppare efficaci schemi agro-ambientali, in grado di mantenere e migliorare la biodiversità. L’analisi fitosociologia è importante per comprendere alcuni aspetti dello studio delle praterie. Come nel settore forestale, anche in quello pastorale sono iniziati negli ultimi anni alcuni progetti per caratterizzare, secondo un approccio tipologico, le vegetazioni pascolive. Uno degli obiettivi di questa ricerca era quello di realizzare una classificazione interpretativa dei pascoli della Provincia di Trento. Poiché i pascoli della zona oggetto di studio non sono mai stati studiati in modo sistematico, la vegetazione dei pascoli della Provincia di Trento è stata classificata utilizzando metodi numerici; i risultati sono stati confrontati con il sistema tradizionale sintassonomico e, infine, è stata analizzata l'influenza dei fattori ecologici sulla variazione della composizione floristica dei pascoli. Un successivo obiettivo della ricerca era quello di valutare la relazione tra la topografia, la distanza dal centro aziendale, l'altitudine, il tipo di substrato geologico, l’intensità di pascolamento, la ricchezza di specie e la composizione della vegetazione attraverso due scale spaziali (all'interno e tra le malghe campionate). Un disegno sperimentale stratificato è stato utilizzato per campionare i 157 rilievi vegetazionali lungo un gradiente altitudinale. E’ stato ipotizzato che la diversità vegetale varia in risposta della topografia legata all'ampia variabilità ambientale degli ambienti alpini, e dipende in modo consistente non solo dal gradiente spaziale di pascolamento dal centro della malga alle vegetazioni marginali, ma anche dalla distribuzione spaziale delle pratiche gestionali impiegate nell’area di studio. I modelli di distribuzione della ricchezza di specie e della composizione riscontrati nei pascoli alpini derivano dall'interazione di diversi fattori ambientali e gestionali che operano a diverse scale spaziali. I risultati indicano che su piccola scala (all’interno delle malghe), la ricchezza di specie è principalmente controllata dalla pendenza, mentre la composizione vegetazionale è determinata dalla distanza dal centro della malga, e dalla pendenza. Su larga scala (tra le malghe), è stato osservato un ruolo chiave dell’intensità di pascolamento e del tipo di substrato geologico sulla ricchezza di specie. I risultati indicano che l'individuazione di appropriati indici di carico animale sembra essere l'approccio più promettente per la conservazione della biodiversità dei pascoli alpini, poiché, sia l’intensificazione gestionale che l’abbandono cambiano composizione delle specie e riducono la diversità delle specie vegetali. Infine, al fine di conoscere i processi che possono influenzare la diversità delle specie e, la diversità funzionale nei pascoli alpini, i diversi componenti additivi della biodiversità (diversità -α, -β e -γ) sono stati analizzati in relazione all'altitudine, alle variabili del paesaggio, dell’eterogeneità topografica, del tipo di substrato geologico e l'intensità di pascolamento. L’approccio della partizione additiva della diversità facilita la quantificazione ed il confronto tra i contributi relativi delle componenti -α-e –β della diversità rispetto al totale delle diversità regionale lungo un gradiente altitudinale. Sulla base dei risultati ottenuti, è stato osservato che la diversità vegetale sembra essere influenzato dai processi operanti a differenti scale spaziali. I risultati indicano che il mantenimento di una grande varietà di tipi gestionali, insieme alle condizioni ambientali eterogenee delle zone alpine sembra essere uno degli strumenti più favorevoli per la conservazione delle ricchezza di specie e della diversità funzionale, contribuendo ad aumentare la diversità β tra i pascoli.
Classification and biodiversity patterns in pastures of province of Trento
DAINESE, MATTEO
2010
Abstract
Nelle Alpi italiane, gli alpeggi sono ancora gestiti in maniera tradizionale, conservando importanti habitat e specie vegetali, sebbene il numero delle malghe monticate sia diminuito drasticamente negli ultimi decenni. La ricerca sui pascoli alpini è importante sotto molti aspetti. Dal punto di vista della protezione della natura, i pascoli rappresentano l'habitat di numerose specie vegetali ed animali e attraverso la loro ricchezza di specie, contribuiscono notevolmente alla biodiversità ed al valore paesaggistico delle Alpi. Dal punto di vista economico, i pascoli sono una fonte di alimentazione per gli animali, ed habitat per piante officinali e mellifere. Sono anche in grado di supportare prodotti lattiero-casearii particolari, ad alto valore aggiunto, perché ottenuti da foraggi naturali con caratteristiche uniche e non riproducibili, in grado di dare prodotti derivati di qualità. I cambiamenti di uso del suolo costituiscono una minaccia per la persistenza di questi ecosistemi. Pertanto, è molto importante comprendere i meccanismi che controllano l'organizzazione e la distribuzione di queste comunità, per preservare la diversità delle piante e di sviluppare efficaci schemi agro-ambientali, in grado di mantenere e migliorare la biodiversità. L’analisi fitosociologia è importante per comprendere alcuni aspetti dello studio delle praterie. Come nel settore forestale, anche in quello pastorale sono iniziati negli ultimi anni alcuni progetti per caratterizzare, secondo un approccio tipologico, le vegetazioni pascolive. Uno degli obiettivi di questa ricerca era quello di realizzare una classificazione interpretativa dei pascoli della Provincia di Trento. Poiché i pascoli della zona oggetto di studio non sono mai stati studiati in modo sistematico, la vegetazione dei pascoli della Provincia di Trento è stata classificata utilizzando metodi numerici; i risultati sono stati confrontati con il sistema tradizionale sintassonomico e, infine, è stata analizzata l'influenza dei fattori ecologici sulla variazione della composizione floristica dei pascoli. Un successivo obiettivo della ricerca era quello di valutare la relazione tra la topografia, la distanza dal centro aziendale, l'altitudine, il tipo di substrato geologico, l’intensità di pascolamento, la ricchezza di specie e la composizione della vegetazione attraverso due scale spaziali (all'interno e tra le malghe campionate). Un disegno sperimentale stratificato è stato utilizzato per campionare i 157 rilievi vegetazionali lungo un gradiente altitudinale. E’ stato ipotizzato che la diversità vegetale varia in risposta della topografia legata all'ampia variabilità ambientale degli ambienti alpini, e dipende in modo consistente non solo dal gradiente spaziale di pascolamento dal centro della malga alle vegetazioni marginali, ma anche dalla distribuzione spaziale delle pratiche gestionali impiegate nell’area di studio. I modelli di distribuzione della ricchezza di specie e della composizione riscontrati nei pascoli alpini derivano dall'interazione di diversi fattori ambientali e gestionali che operano a diverse scale spaziali. I risultati indicano che su piccola scala (all’interno delle malghe), la ricchezza di specie è principalmente controllata dalla pendenza, mentre la composizione vegetazionale è determinata dalla distanza dal centro della malga, e dalla pendenza. Su larga scala (tra le malghe), è stato osservato un ruolo chiave dell’intensità di pascolamento e del tipo di substrato geologico sulla ricchezza di specie. I risultati indicano che l'individuazione di appropriati indici di carico animale sembra essere l'approccio più promettente per la conservazione della biodiversità dei pascoli alpini, poiché, sia l’intensificazione gestionale che l’abbandono cambiano composizione delle specie e riducono la diversità delle specie vegetali. Infine, al fine di conoscere i processi che possono influenzare la diversità delle specie e, la diversità funzionale nei pascoli alpini, i diversi componenti additivi della biodiversità (diversità -α, -β e -γ) sono stati analizzati in relazione all'altitudine, alle variabili del paesaggio, dell’eterogeneità topografica, del tipo di substrato geologico e l'intensità di pascolamento. L’approccio della partizione additiva della diversità facilita la quantificazione ed il confronto tra i contributi relativi delle componenti -α-e –β della diversità rispetto al totale delle diversità regionale lungo un gradiente altitudinale. Sulla base dei risultati ottenuti, è stato osservato che la diversità vegetale sembra essere influenzato dai processi operanti a differenti scale spaziali. I risultati indicano che il mantenimento di una grande varietà di tipi gestionali, insieme alle condizioni ambientali eterogenee delle zone alpine sembra essere uno degli strumenti più favorevoli per la conservazione delle ricchezza di specie e della diversità funzionale, contribuendo ad aumentare la diversità β tra i pascoli.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Tesi_Dainese.pdf
accesso aperto
Dimensione
6.14 MB
Formato
Adobe PDF
|
6.14 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/109948
URN:NBN:IT:UNIPD-109948