La ricerca analizza i territori produttivi creati in Tunisia, in seguito all’insediamento di piccole e medie imprese (PMI) venete dei settori tradizionali del made in Italy. La scelta di questo caso di studio è innovativa, sia perché si legge il fenomeno a partire dal contesto di arrivo, la Tunisia, un paese poco studiato, sia perché ci si concentra sulle imprese di piccola e media taglia. Il punto di partenza della riflessione è il modello sviluppatosi nel Nord Est. L’imprenditoria manifatturiera veneta si muove seguendo vantaggi comparativi che, nel caso della Tunisia, vengono costruiti su misura per attirare gli investimenti internazionali. Nei suoi spostamenti e nell’insediamento a breve o a lungo termine, l’imprenditoria veneta porta con sé un modello di riferimento, una cultura imprenditoriale, che modifica i territori che attraversa e si modifica nel contatto con essi. Considerando queste reciproche ibridazioni, la ricerca si concentra sulla territorialità, ovvero sulla specificità delle relazioni tra attori e territorio della produzione, tra attori e territori di contesto e sulle loro connessioni a territori “altri”, seguendo le rotte che si dispiegano lungo le reti globali. L’internazionalizzazione dell'economia modifica il quadro della produzione industriale, stimolando lo sviluppo di nuove ricomposizioni. Per leggere la realtà dei nuovi territori della produzione è necessario, quindi, allargare l'orizzonte e osservare i processi a scala globale. Infatti, gli attori produttivi muovendosi da un contesto territoriale all'altro, coinvolgono territori a distanza variabile, infrangendo le frontiere della scala locale. Analizzare i processi di trasformazione territoriale implica, quindi, la considerazione dell’intreccio del fenomeno alle diverse scale (locale, regionale, nazionale e internazionale). La natura di questi flussi e di questi scambi è asimmetrica e ineguale e contribuisce a produrre il differenziale di sviluppo e a determinarne le direzioni, attraverso la nascita di nuove reti e la cessazione di precedenti. Non tutti gli spostamenti sono ugualmente possibili all’interno di questo territorio reticolare. Dipende dalla posizione dell’attore nella relazione di potere che determina la sua possibilità di azione e reazione. Ogni movimento infine, lo ricordiamo, crea connessioni locali che si rendono visibili in territori dove già sono presenti territorialità specifiche. È in questa prospettiva che le imprese organizzano e gerarchizzano flussi transnazionali, all’interno di territori produttivi dai contorni diffusi e sfumati, inseguendo vantaggi comparativi. La geografia del potere ci aiuta a comprendere la natura di queste asimmetrie, perché ci permette di analizzare il sistema di produzione, considerato come un costrutto socio-culturale creato dalle rappresentazioni che i diversi attori in gioco costruiscono nell’interazione tra loro e con il territorio. Rappresentazioni che portano poi a costruire quadri dell’azione all’interno dei quali agire, secondo un sistema di regole frutto di imposizione, negoziazione e accordo. Si creano così meccanismi legislativi, regole politiche che diventano poi, nell’interazione, vere e proprie pratiche condivise. Il sistema produttivo così considerato non fa dunque circolare solo merci, lavoratori e beni di produzione, ma anche immagini e discorsi che contribuiscono a creare le rappresentazioni del fenomeno e quindi i fatti territoriali. La storia della progressiva apertura della Tunisia alle imprese straniere è emblematica della creazione di un contesto economicamente sempre più favorevole agli investimenti esteri. La Tunisia, non particolarmente ricca di risorse naturali, ha centrato il proprio sviluppo sulle attività industriali e sul turismo ed ha saputo costruire la propria attrattività attraverso un programma di riforme finalizzate alla liberalizzazione dell’economia. Il nostro caso di studio, dunque, va letto in una dimensione che attraversa trasversalmente i contesti. Al di fuori di questi, sarebbe difficile comprendere le ragioni di alcune scelte operate dallo Stato tunisino, che ne rivelano non solo l’importanza strategica dell’investimento internazionale per lo sviluppo produttivo del paese, ma anche la forte propensione ad entrare nell’area macro-regionale dell’Unione Europea. Analizzando le territorialità in azione, possiamo dire che la delocalizzazione produttiva ha destrutturato il territorio tunisino, avendo introdotto dinamiche di potere asimmetriche che impongono uno sviluppo del territorio che non tiene conto delle territorialità preesistenti. Si tratta di un processo di territorializzazione esogena che trasforma diffusamente il territorio, ignorando i quadri storici e temporali coesistenti e preesistenti. Questo processo innesca cambiamenti profondi a livello economico, politico e sociale in tutti i territori implicati, dando origine a nuove forme di territorialità che possiamo definire inter-locali.

Il territorio preso nella rete. La delocalizzazione veneta in Tunisia

ALAIMO, ANGELA
2010

Abstract

La ricerca analizza i territori produttivi creati in Tunisia, in seguito all’insediamento di piccole e medie imprese (PMI) venete dei settori tradizionali del made in Italy. La scelta di questo caso di studio è innovativa, sia perché si legge il fenomeno a partire dal contesto di arrivo, la Tunisia, un paese poco studiato, sia perché ci si concentra sulle imprese di piccola e media taglia. Il punto di partenza della riflessione è il modello sviluppatosi nel Nord Est. L’imprenditoria manifatturiera veneta si muove seguendo vantaggi comparativi che, nel caso della Tunisia, vengono costruiti su misura per attirare gli investimenti internazionali. Nei suoi spostamenti e nell’insediamento a breve o a lungo termine, l’imprenditoria veneta porta con sé un modello di riferimento, una cultura imprenditoriale, che modifica i territori che attraversa e si modifica nel contatto con essi. Considerando queste reciproche ibridazioni, la ricerca si concentra sulla territorialità, ovvero sulla specificità delle relazioni tra attori e territorio della produzione, tra attori e territori di contesto e sulle loro connessioni a territori “altri”, seguendo le rotte che si dispiegano lungo le reti globali. L’internazionalizzazione dell'economia modifica il quadro della produzione industriale, stimolando lo sviluppo di nuove ricomposizioni. Per leggere la realtà dei nuovi territori della produzione è necessario, quindi, allargare l'orizzonte e osservare i processi a scala globale. Infatti, gli attori produttivi muovendosi da un contesto territoriale all'altro, coinvolgono territori a distanza variabile, infrangendo le frontiere della scala locale. Analizzare i processi di trasformazione territoriale implica, quindi, la considerazione dell’intreccio del fenomeno alle diverse scale (locale, regionale, nazionale e internazionale). La natura di questi flussi e di questi scambi è asimmetrica e ineguale e contribuisce a produrre il differenziale di sviluppo e a determinarne le direzioni, attraverso la nascita di nuove reti e la cessazione di precedenti. Non tutti gli spostamenti sono ugualmente possibili all’interno di questo territorio reticolare. Dipende dalla posizione dell’attore nella relazione di potere che determina la sua possibilità di azione e reazione. Ogni movimento infine, lo ricordiamo, crea connessioni locali che si rendono visibili in territori dove già sono presenti territorialità specifiche. È in questa prospettiva che le imprese organizzano e gerarchizzano flussi transnazionali, all’interno di territori produttivi dai contorni diffusi e sfumati, inseguendo vantaggi comparativi. La geografia del potere ci aiuta a comprendere la natura di queste asimmetrie, perché ci permette di analizzare il sistema di produzione, considerato come un costrutto socio-culturale creato dalle rappresentazioni che i diversi attori in gioco costruiscono nell’interazione tra loro e con il territorio. Rappresentazioni che portano poi a costruire quadri dell’azione all’interno dei quali agire, secondo un sistema di regole frutto di imposizione, negoziazione e accordo. Si creano così meccanismi legislativi, regole politiche che diventano poi, nell’interazione, vere e proprie pratiche condivise. Il sistema produttivo così considerato non fa dunque circolare solo merci, lavoratori e beni di produzione, ma anche immagini e discorsi che contribuiscono a creare le rappresentazioni del fenomeno e quindi i fatti territoriali. La storia della progressiva apertura della Tunisia alle imprese straniere è emblematica della creazione di un contesto economicamente sempre più favorevole agli investimenti esteri. La Tunisia, non particolarmente ricca di risorse naturali, ha centrato il proprio sviluppo sulle attività industriali e sul turismo ed ha saputo costruire la propria attrattività attraverso un programma di riforme finalizzate alla liberalizzazione dell’economia. Il nostro caso di studio, dunque, va letto in una dimensione che attraversa trasversalmente i contesti. Al di fuori di questi, sarebbe difficile comprendere le ragioni di alcune scelte operate dallo Stato tunisino, che ne rivelano non solo l’importanza strategica dell’investimento internazionale per lo sviluppo produttivo del paese, ma anche la forte propensione ad entrare nell’area macro-regionale dell’Unione Europea. Analizzando le territorialità in azione, possiamo dire che la delocalizzazione produttiva ha destrutturato il territorio tunisino, avendo introdotto dinamiche di potere asimmetriche che impongono uno sviluppo del territorio che non tiene conto delle territorialità preesistenti. Si tratta di un processo di territorializzazione esogena che trasforma diffusamente il territorio, ignorando i quadri storici e temporali coesistenti e preesistenti. Questo processo innesca cambiamenti profondi a livello economico, politico e sociale in tutti i territori implicati, dando origine a nuove forme di territorialità che possiamo definire inter-locali.
2-ago-2010
Italiano
territorio, territorialità, reti produttive, imprenditori veneti, Tunisia / Territory, productive network, Veneto Entrepreneurs and Tunisia
Università degli studi di Padova
414
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/109983
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-109983