La rigenerazione ossea è proposta in ingegneria tessutale per il trattamento di diversi problemi ortopedici dovuti a molteplici cause. A partire dall’ultima decade, l’ingegneria tessutale provvede a fornire una valida alternativa per ovviare alle limitazioni terapeutiche e metodologiche che presentano il trapianto d’organo (autologo o eterelogo) e la ricostruzione chirurgica. Grazie al rapido miglioramento delle conoscenze dei biomateriali, si è potuto creare degli scaffold polimerici, biocompatibili e biodegradabili i quali possono garantire un sostegno temporaneo all’osso danneggiato e favorire la rigenerazione di nuovo tessuto. La componente chiave dell’ingegneria tessutale ossea è lo scaffold, che serve da stampo per l’interazione con le cellule e la formazione della matrice extracellulare dell’osso, inoltre provvede a fornire un supporto per il nuovo tessuto in via di formazione. Lo scaffold per la rigenerazione ossea deve rispondere a ben determinati criteri, come proprietà meccaniche simili al tessuto da riparare, biocompatibiltà e biodegradabilità, e deve possedere un certo grado di rimodellamento. Per un biomateriale da utilizzare nella rigenerazione ossea inoltre è importante la porosità, la quale garantisce la migrazione e la proliferazione delle cellule e la vascolarizzazione del tessuto in via di formazione. Inoltre la porosità migliora l’interconnessione tra l’impianto e l’osso naturale, e provvede a garantire una grande stabilità meccanica in questa interfaccia critica. Il policaprolattone (PCL) è un α-poliestere lineare , semicristallino approvato dalle Food and Drug Administration (FDA) per dispositivi da essere impiantati nel corpo umano. Esso viene degradato attraverso scissione idrolitica del legame estereo a pH fisiologico. Grazie alle sue proprietà di biocompatibilità, tasso di degradazione e di resistenza meccanica, è stato studiato come biomateriale per drug delivery e applicazione in ingegneria tessutale dell’osso. Lo scopo di questo lavoro è quello di ottenere uno scaffold di PCL realizzato attraverso la tecnica dell’inversione di fase usando un porogeno di dimensioni definite, in modo da ottenere una matrice con porosità, proprietà meccaniche e microstruttura tali da permettere l’adesione osteoblastica, la crescita e la differenziazione. In questo lavoro sono state realizzate diversi scaffolds di PCL con vari porogeni (PEG, saccarsosio, fruttosio, sfere e fili di alginato di calcio), inoltre per migliorare le proprietà meccaniche e la biocompatibilità, ma non influendo sulla porosità, alle matrici polimeriche sono state aggiunte idrossiapatite e una polvere d’osso naturale. Gli scaffold sono stati caratterizzati attraverso microscopia ottica a scansione e con microtomografia computerizzata (MicroCT). La microscopia elettronica a scansione e l’analisi della porosità hanno indicato che gli scaffolds realizzati con alginato di calcio (rapporto w/w rispetto al polimero 200/100) (PCL-AT2) presentano indici morfometrici (porosità, interconnessione, distribuzione e dimensione pori) molto simili a quella dell’osso trabecolare naturale come anche PCL-AT2 con l’aggiunta di idrossiaptite (PCL-AT2-HA) o polvere d’osso (PCL-AT2-BP). In parallelo l’analisi (MicroCT) ha confermato che gli scaffolds preparati con i fili d’alginato di calcio presentano spazi vuoti interconnessi tra loro, che permettono la formazione di un ambiente biologico adatto all’adesione, crescita e differenziamento cellulare. Inoltre le prove meccaniche hanno evidenziato che tutte le matrici hanno una massima deformazione attorno ai 3 Kg. La bassa resistenza al carico in tutte le matrici, rispetto all’osso naturale, è riconducibile alla scarsa presenza della componente minerale (idrossiapatite) la quale permette di avere un materiale più resistente. Le matrici PCL-WP, PCL-AT2 presentano un ricovero elastico abbastanza elevato, mentre si è riscontrato un valore basso per PCL-AT2-HA, PCL-AT2-BP, questo perché HA e BP rendono il polimero più rigido e meno elastico, cioè più simile all’osso naturale. Il saggio di vitalità (MTS Assay) eseguito su due tipologie cellulari (MC3T3-E1 e cellule mesenchimali staminali da midollo osseo di coniglio) mostra che tutti e tre i tipi di scaffolds, sopra indicati, presentano un microambiente adatto alla crescita cellulare rispetto al polimero senza l’aggiunta di porogeno PCL-WP da noi usato come riferimento. Infatti PCL-WP presenta una porosità di circa 21% mentre gli altri tra 72%-85%. Questo dato indica come una maggiore porosità influenzi positivamente l’adesione e la crescita cellulare in quanto garantisce migliore trasporto di nutrienti e di ossigeno. Inoltre avendo uno scaffold poroso, questo permette la migrazione delle cellule anche all’interno dello scaffold, colonizzando completamente la matrice, cosa non permessa dalla matrice PCL-WP in quanto più compatto. L’analisi al microscopio a scansione ha evidenziato come le cellule dopo appena 24 h dalla semina siano completamente adese alla matrice e presentano una tipica forma allungata. A tempi più lunghi, 7-14 giorni si nota che le popolazioni cellulari hanno realizzato un monostrato completo, con difficoltà nel evidenziare i contorni cellulari di una singola cellula e con un inizio di deposito di matrice extracellulare. I saggi per la valutazione dell’attività osteogenica in cellule MC3T3-E1 ha evidenziato come nei polimeri PCL-AT2-HA e PCL-AT2-BP ci sia una maggiore espressione di fosfatasi alcalina e una maggiore calcificazione della matrice rispetto a PCL-WP e PCL-AT2 questo dato significa che la presenza di fattori come idrossiapatite e polvere d’osso creano delle condizioni maggiormente favorevoli alle popolazioni celllulari affinché esse si differenzino in cellule dell’osso. L’analisi di RT-PCR eseguita su cellule MSC seminate su PCL ha confermato l’avvenuto differenziamento in senso osteogenico, in quanto è stato osservato l’espressione di marcatori tipici come osteocalcina, RUNX-2, osteopontina, collagene I. In aggiunta anche in MSC si è riscontrato un profilo simile per quanto riguarda la produzione di fosfatasi alcalina e depositi di sali calcio, dove però si è osservato che le cellule MSC su PCL-AT2-HA mantenute in condizioni basali di coltura esprimano un significativa differenza (p<0,05) nella produzione di calcio rispetto a quelle seminate sugli altri scaffolds. dato è confermato anche a 14 e 21 giorni. In conclusione possiamo dire di avere individuato un polimero adatto per la realizzazione di uno scaffold per la rigenerazione ossea, e individuato una metodica riproducibile, facile da eseguire ed economica, ottenendo scaffolds con indici morfometrici simili all’osso trabecolare naturale con utilizzo di alginato di calcio come porogeno, e capace di permettere l’adesione, la proliferazione e il differenziamento di preosteoblasti di linea e cellule mesenchimali staminali. L’aggiunta di HA e polvere d’osso agli scaffolds polimerici, non influisce sulla porosità ma garantisce maggiore rigidità, inoltre ottimizzano la potenzialità osteogenica delle matrici. Grazie alle caratteristiche della metodica di produzione, è stato possibile realizzare scaffolds con una forma di falange umana dimostrando che il metodo permette la possibilità di creare una protesi ossea su misura.
REALIZZAZIONE DI SCAFFOLDS TRIDIMENSIONALI IN VITRO PER LA RIGENERAZIONE OSSEA
PAGANIN, PIERGIORGIO
2011
Abstract
La rigenerazione ossea è proposta in ingegneria tessutale per il trattamento di diversi problemi ortopedici dovuti a molteplici cause. A partire dall’ultima decade, l’ingegneria tessutale provvede a fornire una valida alternativa per ovviare alle limitazioni terapeutiche e metodologiche che presentano il trapianto d’organo (autologo o eterelogo) e la ricostruzione chirurgica. Grazie al rapido miglioramento delle conoscenze dei biomateriali, si è potuto creare degli scaffold polimerici, biocompatibili e biodegradabili i quali possono garantire un sostegno temporaneo all’osso danneggiato e favorire la rigenerazione di nuovo tessuto. La componente chiave dell’ingegneria tessutale ossea è lo scaffold, che serve da stampo per l’interazione con le cellule e la formazione della matrice extracellulare dell’osso, inoltre provvede a fornire un supporto per il nuovo tessuto in via di formazione. Lo scaffold per la rigenerazione ossea deve rispondere a ben determinati criteri, come proprietà meccaniche simili al tessuto da riparare, biocompatibiltà e biodegradabilità, e deve possedere un certo grado di rimodellamento. Per un biomateriale da utilizzare nella rigenerazione ossea inoltre è importante la porosità, la quale garantisce la migrazione e la proliferazione delle cellule e la vascolarizzazione del tessuto in via di formazione. Inoltre la porosità migliora l’interconnessione tra l’impianto e l’osso naturale, e provvede a garantire una grande stabilità meccanica in questa interfaccia critica. Il policaprolattone (PCL) è un α-poliestere lineare , semicristallino approvato dalle Food and Drug Administration (FDA) per dispositivi da essere impiantati nel corpo umano. Esso viene degradato attraverso scissione idrolitica del legame estereo a pH fisiologico. Grazie alle sue proprietà di biocompatibilità, tasso di degradazione e di resistenza meccanica, è stato studiato come biomateriale per drug delivery e applicazione in ingegneria tessutale dell’osso. Lo scopo di questo lavoro è quello di ottenere uno scaffold di PCL realizzato attraverso la tecnica dell’inversione di fase usando un porogeno di dimensioni definite, in modo da ottenere una matrice con porosità, proprietà meccaniche e microstruttura tali da permettere l’adesione osteoblastica, la crescita e la differenziazione. In questo lavoro sono state realizzate diversi scaffolds di PCL con vari porogeni (PEG, saccarsosio, fruttosio, sfere e fili di alginato di calcio), inoltre per migliorare le proprietà meccaniche e la biocompatibilità, ma non influendo sulla porosità, alle matrici polimeriche sono state aggiunte idrossiapatite e una polvere d’osso naturale. Gli scaffold sono stati caratterizzati attraverso microscopia ottica a scansione e con microtomografia computerizzata (MicroCT). La microscopia elettronica a scansione e l’analisi della porosità hanno indicato che gli scaffolds realizzati con alginato di calcio (rapporto w/w rispetto al polimero 200/100) (PCL-AT2) presentano indici morfometrici (porosità, interconnessione, distribuzione e dimensione pori) molto simili a quella dell’osso trabecolare naturale come anche PCL-AT2 con l’aggiunta di idrossiaptite (PCL-AT2-HA) o polvere d’osso (PCL-AT2-BP). In parallelo l’analisi (MicroCT) ha confermato che gli scaffolds preparati con i fili d’alginato di calcio presentano spazi vuoti interconnessi tra loro, che permettono la formazione di un ambiente biologico adatto all’adesione, crescita e differenziamento cellulare. Inoltre le prove meccaniche hanno evidenziato che tutte le matrici hanno una massima deformazione attorno ai 3 Kg. La bassa resistenza al carico in tutte le matrici, rispetto all’osso naturale, è riconducibile alla scarsa presenza della componente minerale (idrossiapatite) la quale permette di avere un materiale più resistente. Le matrici PCL-WP, PCL-AT2 presentano un ricovero elastico abbastanza elevato, mentre si è riscontrato un valore basso per PCL-AT2-HA, PCL-AT2-BP, questo perché HA e BP rendono il polimero più rigido e meno elastico, cioè più simile all’osso naturale. Il saggio di vitalità (MTS Assay) eseguito su due tipologie cellulari (MC3T3-E1 e cellule mesenchimali staminali da midollo osseo di coniglio) mostra che tutti e tre i tipi di scaffolds, sopra indicati, presentano un microambiente adatto alla crescita cellulare rispetto al polimero senza l’aggiunta di porogeno PCL-WP da noi usato come riferimento. Infatti PCL-WP presenta una porosità di circa 21% mentre gli altri tra 72%-85%. Questo dato indica come una maggiore porosità influenzi positivamente l’adesione e la crescita cellulare in quanto garantisce migliore trasporto di nutrienti e di ossigeno. Inoltre avendo uno scaffold poroso, questo permette la migrazione delle cellule anche all’interno dello scaffold, colonizzando completamente la matrice, cosa non permessa dalla matrice PCL-WP in quanto più compatto. L’analisi al microscopio a scansione ha evidenziato come le cellule dopo appena 24 h dalla semina siano completamente adese alla matrice e presentano una tipica forma allungata. A tempi più lunghi, 7-14 giorni si nota che le popolazioni cellulari hanno realizzato un monostrato completo, con difficoltà nel evidenziare i contorni cellulari di una singola cellula e con un inizio di deposito di matrice extracellulare. I saggi per la valutazione dell’attività osteogenica in cellule MC3T3-E1 ha evidenziato come nei polimeri PCL-AT2-HA e PCL-AT2-BP ci sia una maggiore espressione di fosfatasi alcalina e una maggiore calcificazione della matrice rispetto a PCL-WP e PCL-AT2 questo dato significa che la presenza di fattori come idrossiapatite e polvere d’osso creano delle condizioni maggiormente favorevoli alle popolazioni celllulari affinché esse si differenzino in cellule dell’osso. L’analisi di RT-PCR eseguita su cellule MSC seminate su PCL ha confermato l’avvenuto differenziamento in senso osteogenico, in quanto è stato osservato l’espressione di marcatori tipici come osteocalcina, RUNX-2, osteopontina, collagene I. In aggiunta anche in MSC si è riscontrato un profilo simile per quanto riguarda la produzione di fosfatasi alcalina e depositi di sali calcio, dove però si è osservato che le cellule MSC su PCL-AT2-HA mantenute in condizioni basali di coltura esprimano un significativa differenza (p<0,05) nella produzione di calcio rispetto a quelle seminate sugli altri scaffolds. dato è confermato anche a 14 e 21 giorni. In conclusione possiamo dire di avere individuato un polimero adatto per la realizzazione di uno scaffold per la rigenerazione ossea, e individuato una metodica riproducibile, facile da eseguire ed economica, ottenendo scaffolds con indici morfometrici simili all’osso trabecolare naturale con utilizzo di alginato di calcio come porogeno, e capace di permettere l’adesione, la proliferazione e il differenziamento di preosteoblasti di linea e cellule mesenchimali staminali. L’aggiunta di HA e polvere d’osso agli scaffolds polimerici, non influisce sulla porosità ma garantisce maggiore rigidità, inoltre ottimizzano la potenzialità osteogenica delle matrici. Grazie alle caratteristiche della metodica di produzione, è stato possibile realizzare scaffolds con una forma di falange umana dimostrando che il metodo permette la possibilità di creare una protesi ossea su misura.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/110031
URN:NBN:IT:UNIPD-110031