Questa tesi di dottorato è stata realizzata nell’ambito del progetto di STC/SIMBIOSYS, il canale stereo appartenente al sistema di imaging che a bordo della missione spaziale BepiColombo avrà l’obiettivo di fornire la mappatura globale della superficie di Mercurio in modalità stereo. Poiché lo scopo di questa tesi è di supportare la definizione dei requisiti scientifici della stereo camera, lo studio dei crateri da impatto è stato selezionato come argomento fondamentale. I crateri da impatto sono infatti la più importante e più diffusa morfologia su qualsiasi corpo planetario dotato di una superficie solida, ma allo stesso tempo non ancora completamente compresi. Questa tesi vuole esplorare l’importanza dei crateri da impatto come tool nell’investigazione di una varietà di aspetti riguardanti i corpi planetari, dei quali si hanno a disposizione solo un numero esiguo di informazioni. Tuttavia, anche nel caso della Terra, per la quale si possiede una grande quantità di dati, lo studio di questo processo altamente dinamico può portare ad una migliore conoscenza del nostro pianeta e delle forze che tutt’ora lo modellano. Il primo tema di questa tesi riguarda lo studio dei crateri da impatto non come un’entità singola, ma una popolazione di oggetti presenti sulle superfici planetarie, in particolare quella di Mercurio. La craterizzazione su di una superficie è il risultato di una lunga storia di bombardamento meteoritico, e può essere quindi usato per derivare l’età di quella superficie, se si applica un modello cronologico basato sull’analisi statistica dei crateri. I dati recentemente acquisiti dalla missione MESSENGER durante i suoi tre flyby con questo pianeta sono stati l’incipit per lo studio di due nuovi bacini, Raditladi e Rachmaninoff. Si è quindi adottato il modello cronologico MPF per derivare l’età in cui si sono formati questi due bacini. Il risultato di questa analisi è che entrambe le strutture si sono originate in un periodo successivo all’LHB, ponendo interrogativi sulle attuali sorgenti di impattori, considerando la notevole dimensione di queste due strutture d’impatto. Inoltre, le piane interne di Rachmaninoff potrebbero essere molto giovani (360 Ma fa), suggerendo un prolungato vulcanismo, e, a sua volta, una revisione delle nostre attuali conoscenze sullo stato termico di questo pianeta. Il secondo tema di questa tesi riguarda lo studio del processo di formazione di un impatto. La nostra attuale comprensione di un evento di impatto viene principalmente da studi sperimentali, morfologici, analitici e numerici. Tuttavia, gli shock code rappresentano l’unico procedimento che permette sia di esplorare condizioni non raggiungibili in laboratorio, sia di capire l’influenza di ciascuna variabile durante il processo di impatto. In questa testi, si è usato iSALE per simulare due crateri, provenienti da due ambienti molto diversi, il nostro pianeta e un asteroide recentemente osservato da una missione spaziale. Nel primo caso, la buona conoscenza della regione dove è collocato il cratere ha permesso di approfondire il meccanismo che sta alla base del collasso di un cratere di grandi dimensioni. Invece, nel secondo caso, era il processo di formazione ad essere meglio conosciuto, dal momento che si trattava di una struttura semplice, e quindi la simulazione numerica è stata finalizzata a investigare la possibile composizione e struttura superficiale di questo asteroide. In entrambi i casi, la modellizzazione numerica del processo di impatto si è dimostrato un capace tool per migliorare la nostra conoscenza del Sistema Solare.
THE IMPORTANCE OF BEING A CRATER: A TOOL IN PLANETARY SURFACE ANALYSIS AND DATATION
MARTELLATO, ELENA
2011
Abstract
Questa tesi di dottorato è stata realizzata nell’ambito del progetto di STC/SIMBIOSYS, il canale stereo appartenente al sistema di imaging che a bordo della missione spaziale BepiColombo avrà l’obiettivo di fornire la mappatura globale della superficie di Mercurio in modalità stereo. Poiché lo scopo di questa tesi è di supportare la definizione dei requisiti scientifici della stereo camera, lo studio dei crateri da impatto è stato selezionato come argomento fondamentale. I crateri da impatto sono infatti la più importante e più diffusa morfologia su qualsiasi corpo planetario dotato di una superficie solida, ma allo stesso tempo non ancora completamente compresi. Questa tesi vuole esplorare l’importanza dei crateri da impatto come tool nell’investigazione di una varietà di aspetti riguardanti i corpi planetari, dei quali si hanno a disposizione solo un numero esiguo di informazioni. Tuttavia, anche nel caso della Terra, per la quale si possiede una grande quantità di dati, lo studio di questo processo altamente dinamico può portare ad una migliore conoscenza del nostro pianeta e delle forze che tutt’ora lo modellano. Il primo tema di questa tesi riguarda lo studio dei crateri da impatto non come un’entità singola, ma una popolazione di oggetti presenti sulle superfici planetarie, in particolare quella di Mercurio. La craterizzazione su di una superficie è il risultato di una lunga storia di bombardamento meteoritico, e può essere quindi usato per derivare l’età di quella superficie, se si applica un modello cronologico basato sull’analisi statistica dei crateri. I dati recentemente acquisiti dalla missione MESSENGER durante i suoi tre flyby con questo pianeta sono stati l’incipit per lo studio di due nuovi bacini, Raditladi e Rachmaninoff. Si è quindi adottato il modello cronologico MPF per derivare l’età in cui si sono formati questi due bacini. Il risultato di questa analisi è che entrambe le strutture si sono originate in un periodo successivo all’LHB, ponendo interrogativi sulle attuali sorgenti di impattori, considerando la notevole dimensione di queste due strutture d’impatto. Inoltre, le piane interne di Rachmaninoff potrebbero essere molto giovani (360 Ma fa), suggerendo un prolungato vulcanismo, e, a sua volta, una revisione delle nostre attuali conoscenze sullo stato termico di questo pianeta. Il secondo tema di questa tesi riguarda lo studio del processo di formazione di un impatto. La nostra attuale comprensione di un evento di impatto viene principalmente da studi sperimentali, morfologici, analitici e numerici. Tuttavia, gli shock code rappresentano l’unico procedimento che permette sia di esplorare condizioni non raggiungibili in laboratorio, sia di capire l’influenza di ciascuna variabile durante il processo di impatto. In questa testi, si è usato iSALE per simulare due crateri, provenienti da due ambienti molto diversi, il nostro pianeta e un asteroide recentemente osservato da una missione spaziale. Nel primo caso, la buona conoscenza della regione dove è collocato il cratere ha permesso di approfondire il meccanismo che sta alla base del collasso di un cratere di grandi dimensioni. Invece, nel secondo caso, era il processo di formazione ad essere meglio conosciuto, dal momento che si trattava di una struttura semplice, e quindi la simulazione numerica è stata finalizzata a investigare la possibile composizione e struttura superficiale di questo asteroide. In entrambi i casi, la modellizzazione numerica del processo di impatto si è dimostrato un capace tool per migliorare la nostra conoscenza del Sistema Solare.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/110075
URN:NBN:IT:UNIPD-110075