Legami tra pianure Gli intermediari nella migrazione dei panjabi indiani in Italia Il presente lavoro si inserisce all’interno del filone di studi sui processi migratori e indaga la costruzione sociale della figura degli intermediari nella migrazione panjabi indiana in Italia. Lo scopo è stato di osservare e analizzare l'influenza delle reti di connazionali durante il processo migratorio e la relazione con le politiche migratorie ed economiche. La ricerca ha studiato la multidimensionalità delle reti transnazionali e ci si è focalizzati sull’intermediazione in quanto momento costitutivo della rete stessa. Si sono voluti comprendere i fattori che ne hanno influenzato la costituzione, e individuati i mutamenti dei ruoli al suo interno. Inoltre lo sguardo sull'intermediazione è risultato un punto di vista peculiare per mettere in luce se e in che modo le migrazioni influenzano e sono influenzate dai mutamenti socio-politici ed economici di due paesi, l'Italia e l'India, attraversati il primo da una crisi e il secondo da una crescita economica. L’approccio utilizzato è stato di tipo multidisciplinare con l’intento di superare la dicotomia paese d’origine/stabilizzazione, utilizzando il concetto di Panjab de-centrato. Tale concetto include sia il territorio di emigrazione sia i diversi territori di immigrazione e opera sia a livello di costruzione culturale sia in termini pratici e materiali. Lo studio si concentra sulle soggettività che compongono le reti e che ricoprono il ruolo di intermediari, prestando particolare attenzione all’intersezionalità tra genere, casta, religione, luogo d’origine, periodo di migrazione e passaporto in possesso. Dal punto di vista metodologico, il lavoro utilizza un tipo di etnografia multisituata che è stata condotta nel territorio compreso tra Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, tra maggio 2011 a maggio 2013, e in Panjab indiano per 4 e di 6 settimane. Sono state raccolte complessivamente 52 interviste a panjabi indiani; ad esse si sono affiancate 18 conversazioni etnografiche e 42 interviste a italiani e migranti provenienti da altre aree. Alle interviste si è affiancata l’osservazione partecipante per un totale stimato di circa 200 ore, e lo studio transazionale di 5 reti. La tesi si sviluppa in due parti di tre capitoli ciascuna. La prima sezione è propedeutica e comprende il capitolo metodologico e la descrizione dei dati della ricerca, concentrando lo sguardo prima sul Panjab e poi sull'Italia. La seconda sezione contiene l'analisi della figura degli intermediari ed è suddivisa in tre livelli: la partenza, la stabilizzazione e la ri-partenza. Nel primo livello d’analisi, l'arrivo, ci si è concentrati sulle figure d’intermediazione che permettono l’ingresso sul suolo italiano; nel secondo stadio d’indagine, la stabilizzazione, l’attenzione si è spostata verso il reclutamento lavorativo e l’ottenimento del contratto di lavoro, necessario per accedere ai diritti di cittadinanza all’interno del quadro normativo vigente. Nel terzo livello, l’attenzione si è spostata sulla emigrazione verso un paese terzo, in particolare attraverso l’intermediazione durante i matrimoni internazionali e l’influenza dell’ottenimento della cittadinanza italiana. La migrazione panjabi in Italia è di tipo familiare nella quale lo schema migratorio vede l’uomo che arriva, ottiene i documenti, ricongiunge la moglie ed, eventualmente, i figli. I panjabi sono prevalentemente agricoltori declassati il cui obiettivo della migrazione è avviare un’attività imprenditoriale e ottenere, nel minor tempo possibile, la cittadinanza italiana. Il passaporto occidentale permette non tanto di rivendicare il diritto di restare, piuttosto raggiungere un grado di mobilità attraverso i confini che è proprio dei paesi di quel che fu denominato primo mondo, e in questo modo i panjabi sbiancano la propria mobilità. La migrazione ha visto un cambio netto di strategia a metà anni 2000, riducendo drasticamente i ricongiungimenti e concentrando gli investimenti in India, mentre le persone stabilizzate precedentemente sul territorio attendono l’ottenimento della cittadinanza per affrontare una nuova migrazione al fine di garantire un futuro per sé e per i figli nel Panjab de-centrato anglofono composto da Canada, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Inghilterra. La tesi che emerge dalla ricerca sostiene che la costruzione delle reti è un processo collettivo atto a fronteggiare i contenimenti delle politiche statali, e relativamente autonomo rispetto alle dinamiche di espulsione e attrazione e, più in generale, alla regolazione degli ingressi per cittadini terzi. Gli stati non determinano le migrazioni, piuttosto influenzano i ruoli trasnazionali delle persone al loro interno, attraverso l’assegnazione di status amministrativi diversi all’interno della componente migrante. I pionieri, uomini, acquisiscono una posizione privilegiata all’interno della rete e, alcuni, si professionalizzano inserendosi nel business della migrazione. Tale mercato è creato dalla domanda di mobilità delle persone e la limitazione degli ingressi regolari, e diventa per gli intermediari una strategia individuale per raggiungere i propri obiettivi e accrescere il proprio status all’interno della rete; allo stesso tempo la figura dell’intermediario permette l’accumulo di capitale sociale perché permette la migrazione a terzi, forzando e talvolta travalicando le limitazioni imposte dalla regolazione statale dei flussi migratori. L’accumulazione di capitale sociale collettivo all’interno della rete avviene attraverso una gerarchizzazione e genderizzazione delle reti, influenzata dal documento amministrativo assegnato dallo stato ai migranti, promossa dagli stessi pionieri e sostenuta nel Panjab de-centrato nella quale i primi arrivati mantengono una posizione di potere e le donne un ruolo subordinato. Le diverse soggettività non sempre promuovono i medesimi obiettivi all’interno della rete ed i vari membri che le compongono possono entrare in conflitto con tali gerarchie che incorporano, ricodificando e talvolta sovvertono questioni sociali e culturali legate al paese di provenienza. Tali cambiamenti sono particolarmente visibili nell’influenza dell’acquisizione di una cittadinanza occidentale all’interno dell’intermediazione matrimoniale transnazionale. Essi, attraverso la naturalizzazione dello sposo o della sposa, permettono la mobilità dell’intera famiglia attraverso le politiche di unità famigliare. Ad emergere è una struttura gerarchica all’interno del Panjab de-centrato basata sulla cittadinanza occidentale al cui vertice vi è il passaporto canadese e statunitense, allo stadio successivo quello britannico, australiano e neozelandese, seguito dagli europei e, in ultima posizione, quello indiano. La gerarchia rispecchia la possibilità di mobilità attraverso i confini che tale passaporto permette di raggiungere, identificando con il vertice quello degli stati con i quali si può accedere al numero maggiore di stati nel mondo combinato con la possibilità di sponsorizzazione e ricongiungere i parenti. All’interno di questa gerarchia la soggettività individuale nell’arrangiamento matrimoniale può ottenere spazio di manovra, ribaltare i ruoli tradizionali, nel caso sia la donna ad avere una “cittadinanza superiore”, mentre se è l’uomo viene alimentata la subordinazione. Le condizioni di viaggio nelle migrazioni all’interno del globo sono marchiate dal passaporto del viaggiatore. Una mobilità ingovernabile che, per una parte di mondo, viene pagata a caro prezzo.
Legami tra pianure. Gli intermediari nella migrazione dei panjabi indiani in Italia
AZZERUOLI, VANESSA
2014
Abstract
Legami tra pianure Gli intermediari nella migrazione dei panjabi indiani in Italia Il presente lavoro si inserisce all’interno del filone di studi sui processi migratori e indaga la costruzione sociale della figura degli intermediari nella migrazione panjabi indiana in Italia. Lo scopo è stato di osservare e analizzare l'influenza delle reti di connazionali durante il processo migratorio e la relazione con le politiche migratorie ed economiche. La ricerca ha studiato la multidimensionalità delle reti transnazionali e ci si è focalizzati sull’intermediazione in quanto momento costitutivo della rete stessa. Si sono voluti comprendere i fattori che ne hanno influenzato la costituzione, e individuati i mutamenti dei ruoli al suo interno. Inoltre lo sguardo sull'intermediazione è risultato un punto di vista peculiare per mettere in luce se e in che modo le migrazioni influenzano e sono influenzate dai mutamenti socio-politici ed economici di due paesi, l'Italia e l'India, attraversati il primo da una crisi e il secondo da una crescita economica. L’approccio utilizzato è stato di tipo multidisciplinare con l’intento di superare la dicotomia paese d’origine/stabilizzazione, utilizzando il concetto di Panjab de-centrato. Tale concetto include sia il territorio di emigrazione sia i diversi territori di immigrazione e opera sia a livello di costruzione culturale sia in termini pratici e materiali. Lo studio si concentra sulle soggettività che compongono le reti e che ricoprono il ruolo di intermediari, prestando particolare attenzione all’intersezionalità tra genere, casta, religione, luogo d’origine, periodo di migrazione e passaporto in possesso. Dal punto di vista metodologico, il lavoro utilizza un tipo di etnografia multisituata che è stata condotta nel territorio compreso tra Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, tra maggio 2011 a maggio 2013, e in Panjab indiano per 4 e di 6 settimane. Sono state raccolte complessivamente 52 interviste a panjabi indiani; ad esse si sono affiancate 18 conversazioni etnografiche e 42 interviste a italiani e migranti provenienti da altre aree. Alle interviste si è affiancata l’osservazione partecipante per un totale stimato di circa 200 ore, e lo studio transazionale di 5 reti. La tesi si sviluppa in due parti di tre capitoli ciascuna. La prima sezione è propedeutica e comprende il capitolo metodologico e la descrizione dei dati della ricerca, concentrando lo sguardo prima sul Panjab e poi sull'Italia. La seconda sezione contiene l'analisi della figura degli intermediari ed è suddivisa in tre livelli: la partenza, la stabilizzazione e la ri-partenza. Nel primo livello d’analisi, l'arrivo, ci si è concentrati sulle figure d’intermediazione che permettono l’ingresso sul suolo italiano; nel secondo stadio d’indagine, la stabilizzazione, l’attenzione si è spostata verso il reclutamento lavorativo e l’ottenimento del contratto di lavoro, necessario per accedere ai diritti di cittadinanza all’interno del quadro normativo vigente. Nel terzo livello, l’attenzione si è spostata sulla emigrazione verso un paese terzo, in particolare attraverso l’intermediazione durante i matrimoni internazionali e l’influenza dell’ottenimento della cittadinanza italiana. La migrazione panjabi in Italia è di tipo familiare nella quale lo schema migratorio vede l’uomo che arriva, ottiene i documenti, ricongiunge la moglie ed, eventualmente, i figli. I panjabi sono prevalentemente agricoltori declassati il cui obiettivo della migrazione è avviare un’attività imprenditoriale e ottenere, nel minor tempo possibile, la cittadinanza italiana. Il passaporto occidentale permette non tanto di rivendicare il diritto di restare, piuttosto raggiungere un grado di mobilità attraverso i confini che è proprio dei paesi di quel che fu denominato primo mondo, e in questo modo i panjabi sbiancano la propria mobilità. La migrazione ha visto un cambio netto di strategia a metà anni 2000, riducendo drasticamente i ricongiungimenti e concentrando gli investimenti in India, mentre le persone stabilizzate precedentemente sul territorio attendono l’ottenimento della cittadinanza per affrontare una nuova migrazione al fine di garantire un futuro per sé e per i figli nel Panjab de-centrato anglofono composto da Canada, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Inghilterra. La tesi che emerge dalla ricerca sostiene che la costruzione delle reti è un processo collettivo atto a fronteggiare i contenimenti delle politiche statali, e relativamente autonomo rispetto alle dinamiche di espulsione e attrazione e, più in generale, alla regolazione degli ingressi per cittadini terzi. Gli stati non determinano le migrazioni, piuttosto influenzano i ruoli trasnazionali delle persone al loro interno, attraverso l’assegnazione di status amministrativi diversi all’interno della componente migrante. I pionieri, uomini, acquisiscono una posizione privilegiata all’interno della rete e, alcuni, si professionalizzano inserendosi nel business della migrazione. Tale mercato è creato dalla domanda di mobilità delle persone e la limitazione degli ingressi regolari, e diventa per gli intermediari una strategia individuale per raggiungere i propri obiettivi e accrescere il proprio status all’interno della rete; allo stesso tempo la figura dell’intermediario permette l’accumulo di capitale sociale perché permette la migrazione a terzi, forzando e talvolta travalicando le limitazioni imposte dalla regolazione statale dei flussi migratori. L’accumulazione di capitale sociale collettivo all’interno della rete avviene attraverso una gerarchizzazione e genderizzazione delle reti, influenzata dal documento amministrativo assegnato dallo stato ai migranti, promossa dagli stessi pionieri e sostenuta nel Panjab de-centrato nella quale i primi arrivati mantengono una posizione di potere e le donne un ruolo subordinato. Le diverse soggettività non sempre promuovono i medesimi obiettivi all’interno della rete ed i vari membri che le compongono possono entrare in conflitto con tali gerarchie che incorporano, ricodificando e talvolta sovvertono questioni sociali e culturali legate al paese di provenienza. Tali cambiamenti sono particolarmente visibili nell’influenza dell’acquisizione di una cittadinanza occidentale all’interno dell’intermediazione matrimoniale transnazionale. Essi, attraverso la naturalizzazione dello sposo o della sposa, permettono la mobilità dell’intera famiglia attraverso le politiche di unità famigliare. Ad emergere è una struttura gerarchica all’interno del Panjab de-centrato basata sulla cittadinanza occidentale al cui vertice vi è il passaporto canadese e statunitense, allo stadio successivo quello britannico, australiano e neozelandese, seguito dagli europei e, in ultima posizione, quello indiano. La gerarchia rispecchia la possibilità di mobilità attraverso i confini che tale passaporto permette di raggiungere, identificando con il vertice quello degli stati con i quali si può accedere al numero maggiore di stati nel mondo combinato con la possibilità di sponsorizzazione e ricongiungere i parenti. All’interno di questa gerarchia la soggettività individuale nell’arrangiamento matrimoniale può ottenere spazio di manovra, ribaltare i ruoli tradizionali, nel caso sia la donna ad avere una “cittadinanza superiore”, mentre se è l’uomo viene alimentata la subordinazione. Le condizioni di viaggio nelle migrazioni all’interno del globo sono marchiate dal passaporto del viaggiatore. Una mobilità ingovernabile che, per una parte di mondo, viene pagata a caro prezzo.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Azzeruoli_Vanessa_Tesi.pdf
accesso aperto
Dimensione
6.14 MB
Formato
Adobe PDF
|
6.14 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/110212
URN:NBN:IT:UNIPD-110212