Il lavoro di ricerca tenta di delineare la questione illuminotecnica nell’area vicentina tra Rinascimento e Barocco. La prima parte di carattere introduttivo mette a fuoco l’ambiente culturale della città berica, al tempo dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, focalizzando l’interesse sulle Accademie e sulla loro attività di elaborazione e trasmissione del sapere all’interno della vita cittadina. Ampio spazio è riservato all’Accademia Olimpica, principale promotrice di eventi culturali e spettacolari; le vicende riferite a questa Accademia emergono dal confronto con le fonti che costituiscono gli Atti dell’Accademia stessa. Il nucleo centrale della tesi ripercorre le tappe che segnano la genesi, la costruzione e l’inaugurazione del Teatro Olimpico. L’allestimento dell’Edipo tiranno (1585) viene esaminato tenendo conto dello sguardo di Angelo Ingegneri, corago della messinscena; l’analisi si sofferma sui coefficienti dello spettacolo con particolare attenzione alla luce. Merita una riflessione approfondita l’équipe di tecnici ed artigiani che collabora con Ingegneri nella progettazione e realizzazione dei dispositivi illuminotecnici. Le ricerche permettono di affermare che il corago è affiancato da veri “specialisti” della luce, come Vincenzo Scamozzi, Marcantonio Pasi e Alessandro Tessame: si tratta di professionalità eclettiche, composite e versatili che offrono consulenze di alto livello e manodopera qualificata. Pasi, soprattutto, è attivo anche alla corte estense. Le ricerche hanno evidenziato la presenza di un interessante rapporto intercorso tra Vicenza e Ferrara, favorito anche dalla presenza di Giovan Battista Guarini che si pone quale tramite tra i due entourages culturali accompagnando le vicende degli Olimpici per circa un ventennio (1583-1605). La ricerca esamina la teoresi illuminotecnica di Ingegneri inserendola nel più ampio panorama italiano. Fondamentali si sono rivelate le riflessioni di trattatisti che per primi si sono occupati della relazione tra testo e scena, individuando nella luce valenza proto-drammaturgica, come Leone de’ Sommi. Successivamente si propone la ricostruzione di alcuni allestimenti successivi al 1585, agiti nel Teatro Olimpico o in altri luoghi spettacolari, patrocinati dagli Olimpici o da altri nobili vicentini, per tentare di delineare le direttrici fondamentali sottese alla concezione illuminotecnica tra Cinque e Seicento nell’ambiente vicentino. Spiccano alcune barriere allestite in Teatro (1588, 1612), in un cortile privato (1611), nel Palazzo della Ragione (1642); una tragedia (1618); un melodramma (1656). Completano la rassegna delle forme spettacolari alcune tipologie “minori”, come le entrate trionfali, le processioni, le visite di personaggi illustri accolti in Teatro. Si è cercato di stabilire continuamente delle corrispondenze tra la situazione vicentina e gli eventi patrocinati in altre corti, allo scopo di collocare più correttamente le vicende analizzate nel contesto spettacolare dell’epoca. Nei casi presi a modello è evidente come il coefficiente luminoso assuma progressivamente una valenza nuova, per cui nel corso di pochi decenni muta la valenza della luce entro lo spettacolo. Accanto ai lumi di servizio, compaiono sistemi illuminotecnici sofisticati, luci evidentemente progettate e realizzate tenendo conto sia dell’apparato entro cui sono inserite, sia dell’impatto sull’emotività nel pubblico. Questo fatto induce ad ipotizzare che anche in area vicentina i sistemi illuminotecnici dalla fine del Cinquecento accompagnino lo svolgersi dell’evento in modo ragionato e che la luce, esprimendo una parte più consistente delle sue possibilità, inizi ad essere considerata un linguaggio di tipo drammaturgico, sulla scia delle intuizioni di Ingegneri. La serata inaugurale al Teatro Olimpico si configura come un fatto assolutamente eccezionale. Rispetto al coefficiente luminoso si può affermare che la messinscena dell’Edipo costituisce una sorta di evento propulsore di nuove tendenze entro l’illuminotecnica in ambito vicentino assumendo le fattezze di un “modello” per l’impiego della luce. Conferma questo fatto anche il persistente utilizzo dei dispositivi ideati per la prima che restano pressoché immutati in Teatro fino alla metà dell’Ottocento, a dimostrazione della fortuna indubitabile di questo celebre allestimento.

Dispositivi illuminotecnici e spettacolo a Vicenza: l'Accademia Olimpica, l'inaugurazione del Teatro e gli influssi sul contesto spettacolare

MAINO, MARZIA
2009

Abstract

Il lavoro di ricerca tenta di delineare la questione illuminotecnica nell’area vicentina tra Rinascimento e Barocco. La prima parte di carattere introduttivo mette a fuoco l’ambiente culturale della città berica, al tempo dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, focalizzando l’interesse sulle Accademie e sulla loro attività di elaborazione e trasmissione del sapere all’interno della vita cittadina. Ampio spazio è riservato all’Accademia Olimpica, principale promotrice di eventi culturali e spettacolari; le vicende riferite a questa Accademia emergono dal confronto con le fonti che costituiscono gli Atti dell’Accademia stessa. Il nucleo centrale della tesi ripercorre le tappe che segnano la genesi, la costruzione e l’inaugurazione del Teatro Olimpico. L’allestimento dell’Edipo tiranno (1585) viene esaminato tenendo conto dello sguardo di Angelo Ingegneri, corago della messinscena; l’analisi si sofferma sui coefficienti dello spettacolo con particolare attenzione alla luce. Merita una riflessione approfondita l’équipe di tecnici ed artigiani che collabora con Ingegneri nella progettazione e realizzazione dei dispositivi illuminotecnici. Le ricerche permettono di affermare che il corago è affiancato da veri “specialisti” della luce, come Vincenzo Scamozzi, Marcantonio Pasi e Alessandro Tessame: si tratta di professionalità eclettiche, composite e versatili che offrono consulenze di alto livello e manodopera qualificata. Pasi, soprattutto, è attivo anche alla corte estense. Le ricerche hanno evidenziato la presenza di un interessante rapporto intercorso tra Vicenza e Ferrara, favorito anche dalla presenza di Giovan Battista Guarini che si pone quale tramite tra i due entourages culturali accompagnando le vicende degli Olimpici per circa un ventennio (1583-1605). La ricerca esamina la teoresi illuminotecnica di Ingegneri inserendola nel più ampio panorama italiano. Fondamentali si sono rivelate le riflessioni di trattatisti che per primi si sono occupati della relazione tra testo e scena, individuando nella luce valenza proto-drammaturgica, come Leone de’ Sommi. Successivamente si propone la ricostruzione di alcuni allestimenti successivi al 1585, agiti nel Teatro Olimpico o in altri luoghi spettacolari, patrocinati dagli Olimpici o da altri nobili vicentini, per tentare di delineare le direttrici fondamentali sottese alla concezione illuminotecnica tra Cinque e Seicento nell’ambiente vicentino. Spiccano alcune barriere allestite in Teatro (1588, 1612), in un cortile privato (1611), nel Palazzo della Ragione (1642); una tragedia (1618); un melodramma (1656). Completano la rassegna delle forme spettacolari alcune tipologie “minori”, come le entrate trionfali, le processioni, le visite di personaggi illustri accolti in Teatro. Si è cercato di stabilire continuamente delle corrispondenze tra la situazione vicentina e gli eventi patrocinati in altre corti, allo scopo di collocare più correttamente le vicende analizzate nel contesto spettacolare dell’epoca. Nei casi presi a modello è evidente come il coefficiente luminoso assuma progressivamente una valenza nuova, per cui nel corso di pochi decenni muta la valenza della luce entro lo spettacolo. Accanto ai lumi di servizio, compaiono sistemi illuminotecnici sofisticati, luci evidentemente progettate e realizzate tenendo conto sia dell’apparato entro cui sono inserite, sia dell’impatto sull’emotività nel pubblico. Questo fatto induce ad ipotizzare che anche in area vicentina i sistemi illuminotecnici dalla fine del Cinquecento accompagnino lo svolgersi dell’evento in modo ragionato e che la luce, esprimendo una parte più consistente delle sue possibilità, inizi ad essere considerata un linguaggio di tipo drammaturgico, sulla scia delle intuizioni di Ingegneri. La serata inaugurale al Teatro Olimpico si configura come un fatto assolutamente eccezionale. Rispetto al coefficiente luminoso si può affermare che la messinscena dell’Edipo costituisce una sorta di evento propulsore di nuove tendenze entro l’illuminotecnica in ambito vicentino assumendo le fattezze di un “modello” per l’impiego della luce. Conferma questo fatto anche il persistente utilizzo dei dispositivi ideati per la prima che restano pressoché immutati in Teatro fino alla metà dell’Ottocento, a dimostrazione della fortuna indubitabile di questo celebre allestimento.
1-feb-2009
Italiano
Dispositivi illuminotecnici, Vicenza, Accademia Olimpica, Teatro Olimpico, Edipo Tiranno
Università degli studi di Padova
364
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/110332
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-110332