Canali artificiali, territorialià idraulica e paesaggio. Uno studio comparativo tra Veneto, Catalogna e sud-ovest dell’Inghilterra. Il riordino e il controllo dei deflussi idrici sono tra gli aspetti più significativi della trasformazione umana della base naturale. Le vie d’acqua non costituiscono solamente una pregiata dotazione ambientale, ma altresì dei tracciati lineari di elevato pregio culturale dove, grazie all’interazione tra supporto naturale e interventi antropici, possiamo individuare eloquenti tipologie paesaggistiche. Oggi in geografia molti studiosi considerano i paesaggi non solo come i modi in cui i gruppi umani vedono le proprie realtà, ma anche come fattori della trasformazione intellettuale e materiale della natura attraverso cui tali gruppi rappresentano e si contendo al loro interno e fra di loro quelle realtà. I paesaggi d’acqua sono dei sistemi di verifica privilegiati perché delicati e multi-scalari, dove i valori collettivi si sposano con quelli individuali e dove il concetto di manufatto confluisce in quello di patrimonio per finire in quello di paesaggio. Le canalizzazioni artificiali divengono quindi un’occasione per far sì che la risorsa acqua e la rete idrografica siano posti al centro dei programmi territoriali, dei piani urbanistici e paesistici e, più in generale, in ogni tipo d’intervento in cui interagiscono aspetti ambientali, culturali, sociali e idraulici. Questa indagine cerca attraverso lo studio comparativo di offrire un confronto tra diverse aree geografiche per valutare come la maglia idrografica artificiale possa costituire un’opportunità di sviluppo sociale ed economico. Le canalizzazioni rappresentano un suggestivo patrimonio per comunicare a un più ampio pubblico l’importanza di uno sviluppo sostenibile, per la promozione di un turismo lento e responsabile in grado di preservare luoghi e manufatti dal punto di vista ambientale e culturale. I fondamenti teorici e metodologici su cui si basa questo studio sono principalmente tre. Trattandosi di territori di antico popolamento, l’approccio geo-storico si presta efficacemente a porre le fondamenta conoscitive da cui avviare ripensamenti operativi da destinare alle odierne esigenze per un’efficiente gestione di quelle ‘fasce di conflittualità’ che possono ritenersi i corsi d’acqua artificiali (Ciriacono, Cosgrove, Hoskins, Meinig, Schama, Swyngedouw, Vallerani). In secondo luogo abbiamo considerato la letteratura relativa ai concetti di patrimonio ed eredità culturale, connessi a quelli di memoria e di valore avviando, di conseguenza, alcune considerazioni sulla loro genesi e tutela (Bonesio, Lowenthal Nogué, Michell, Norberg-Schulz, Turri). Infine ci siamo soffermati sulla riflessione epistemologica del termine paesaggio e in particolare sulle implicazioni che l’emanazione della Convenzione Europea del Paesaggio può avere nella futura gestione del patrimonio territoriale, compreso quello anfibio e la nascita degli Osservatori (Castiglioni, Jones, Mels, Olwig, Varotto). Lo studio, per essere maggiormente efficace, è stato diviso in tre diverse sezioni ognuna relativa ad un caso: nel primo abbiamo analizzato le rogge defluenti dal fiume Brenta nell’area della media pianura veneta, successivamente abbiamo discusso l’importanza dell’escavazione delle acequias (canali artificiali aperti) nella formazione del paesaggio del Baix Ter nella Catalogna nord orientale, infine in Inghilterra abbiamo considerato il Kennet and Avon Canal, cioè il canale artificiale che unisce le città di Bristol e Reading e mette in comunicazione il fiume Avon con il Tamigi. Per ogni caso studio abbiamo strutturato tre sub-sezioni per conferire omogeneità alle comparazioni: una prima parte l’abbiamo dedicata ad un approfondimento geo- storico, nella seconda ci siamo concentrati nello studio del patrimonio ereditato, sugli enti amministrativi e sugli attori che svolgono il delicato compito di conservazione, gestione e valorizzazione, per finire, abbiamo indagato la ricezione della Convenzione Europea del Paesaggio nei tre diversi paesi e la formazione di Osservatori come conseguenza possibile dell’applicazione della suddetta Convenzione. I risultati della ricerca confermano l’importanza cruciale che rivestono i paesaggi d’acqua nei rispettivi contesti. Essi risultano evidenti soprattutto se analizzati alla luce di nuovi paradigmi di sviluppo territoriale e di pianificazione paesaggistica maggiormente rispettosi della qualità di vita degli abitanti, di un’economia basata sul turismo lento e green e infine sul valore identitario che questi paesaggi possono svolgere nel ricollocare culturalmente e socialmente queste aree sottoposte a innumerevoli stress antropici (urbanizzazione, disastri idrologici, crisi economica, banalizzazione edilizia). Inoltre è emerso come in Inghilterra il lavoro di valorizzazione dei canali artificiali può generare un benessere diffuso non solo nella popolazione locale, ma addirittura diventare un valore aggiunto economico-culturale per affermare aree fuori dalle consuete affollate mete turistiche. Infine, la lettura della Convenzione Europea del Paesaggio e soprattutto lo studio degli Osservatori locali hanno testimoniato come il ruolo degli abitanti e della partecipazione non può più essere solamente una buona pratica a uso delle più sensibili amministrazioni, ma una scelta necessaria per riaffermare alcuni valori che stanno alla base dell’adesione democratica attiva dei cittadini, i quali devono tornare protagonisti della gestione del patrimonio territoriale.

Canali artificiali, territorialità idraulica e paesaggio. Uno studio comparativo tra Veneto, Catalogna e sud-ovest dell'Inghilterra

VISENTIN, FRANCESCO
2014

Abstract

Canali artificiali, territorialià idraulica e paesaggio. Uno studio comparativo tra Veneto, Catalogna e sud-ovest dell’Inghilterra. Il riordino e il controllo dei deflussi idrici sono tra gli aspetti più significativi della trasformazione umana della base naturale. Le vie d’acqua non costituiscono solamente una pregiata dotazione ambientale, ma altresì dei tracciati lineari di elevato pregio culturale dove, grazie all’interazione tra supporto naturale e interventi antropici, possiamo individuare eloquenti tipologie paesaggistiche. Oggi in geografia molti studiosi considerano i paesaggi non solo come i modi in cui i gruppi umani vedono le proprie realtà, ma anche come fattori della trasformazione intellettuale e materiale della natura attraverso cui tali gruppi rappresentano e si contendo al loro interno e fra di loro quelle realtà. I paesaggi d’acqua sono dei sistemi di verifica privilegiati perché delicati e multi-scalari, dove i valori collettivi si sposano con quelli individuali e dove il concetto di manufatto confluisce in quello di patrimonio per finire in quello di paesaggio. Le canalizzazioni artificiali divengono quindi un’occasione per far sì che la risorsa acqua e la rete idrografica siano posti al centro dei programmi territoriali, dei piani urbanistici e paesistici e, più in generale, in ogni tipo d’intervento in cui interagiscono aspetti ambientali, culturali, sociali e idraulici. Questa indagine cerca attraverso lo studio comparativo di offrire un confronto tra diverse aree geografiche per valutare come la maglia idrografica artificiale possa costituire un’opportunità di sviluppo sociale ed economico. Le canalizzazioni rappresentano un suggestivo patrimonio per comunicare a un più ampio pubblico l’importanza di uno sviluppo sostenibile, per la promozione di un turismo lento e responsabile in grado di preservare luoghi e manufatti dal punto di vista ambientale e culturale. I fondamenti teorici e metodologici su cui si basa questo studio sono principalmente tre. Trattandosi di territori di antico popolamento, l’approccio geo-storico si presta efficacemente a porre le fondamenta conoscitive da cui avviare ripensamenti operativi da destinare alle odierne esigenze per un’efficiente gestione di quelle ‘fasce di conflittualità’ che possono ritenersi i corsi d’acqua artificiali (Ciriacono, Cosgrove, Hoskins, Meinig, Schama, Swyngedouw, Vallerani). In secondo luogo abbiamo considerato la letteratura relativa ai concetti di patrimonio ed eredità culturale, connessi a quelli di memoria e di valore avviando, di conseguenza, alcune considerazioni sulla loro genesi e tutela (Bonesio, Lowenthal Nogué, Michell, Norberg-Schulz, Turri). Infine ci siamo soffermati sulla riflessione epistemologica del termine paesaggio e in particolare sulle implicazioni che l’emanazione della Convenzione Europea del Paesaggio può avere nella futura gestione del patrimonio territoriale, compreso quello anfibio e la nascita degli Osservatori (Castiglioni, Jones, Mels, Olwig, Varotto). Lo studio, per essere maggiormente efficace, è stato diviso in tre diverse sezioni ognuna relativa ad un caso: nel primo abbiamo analizzato le rogge defluenti dal fiume Brenta nell’area della media pianura veneta, successivamente abbiamo discusso l’importanza dell’escavazione delle acequias (canali artificiali aperti) nella formazione del paesaggio del Baix Ter nella Catalogna nord orientale, infine in Inghilterra abbiamo considerato il Kennet and Avon Canal, cioè il canale artificiale che unisce le città di Bristol e Reading e mette in comunicazione il fiume Avon con il Tamigi. Per ogni caso studio abbiamo strutturato tre sub-sezioni per conferire omogeneità alle comparazioni: una prima parte l’abbiamo dedicata ad un approfondimento geo- storico, nella seconda ci siamo concentrati nello studio del patrimonio ereditato, sugli enti amministrativi e sugli attori che svolgono il delicato compito di conservazione, gestione e valorizzazione, per finire, abbiamo indagato la ricezione della Convenzione Europea del Paesaggio nei tre diversi paesi e la formazione di Osservatori come conseguenza possibile dell’applicazione della suddetta Convenzione. I risultati della ricerca confermano l’importanza cruciale che rivestono i paesaggi d’acqua nei rispettivi contesti. Essi risultano evidenti soprattutto se analizzati alla luce di nuovi paradigmi di sviluppo territoriale e di pianificazione paesaggistica maggiormente rispettosi della qualità di vita degli abitanti, di un’economia basata sul turismo lento e green e infine sul valore identitario che questi paesaggi possono svolgere nel ricollocare culturalmente e socialmente queste aree sottoposte a innumerevoli stress antropici (urbanizzazione, disastri idrologici, crisi economica, banalizzazione edilizia). Inoltre è emerso come in Inghilterra il lavoro di valorizzazione dei canali artificiali può generare un benessere diffuso non solo nella popolazione locale, ma addirittura diventare un valore aggiunto economico-culturale per affermare aree fuori dalle consuete affollate mete turistiche. Infine, la lettura della Convenzione Europea del Paesaggio e soprattutto lo studio degli Osservatori locali hanno testimoniato come il ruolo degli abitanti e della partecipazione non può più essere solamente una buona pratica a uso delle più sensibili amministrazioni, ma una scelta necessaria per riaffermare alcuni valori che stanno alla base dell’adesione democratica attiva dei cittadini, i quali devono tornare protagonisti della gestione del patrimonio territoriale.
30-gen-2014
Italiano
Paesaggi d'acqua, Canali artificiali, Idrografia minore, Sviluppo territoriale, Gestione territoriale, Convenzione Europea del Paesaggio, Osservatori del Paesaggio, Veneto, Catalogna, Sud-Ovest dell'Inghilterra Waterscapes, Artificial Canals, Engineered hydrography, Regional Development, Landscape Management, European Landscape Convention, Landscape Observatories, Veneto, Catalonia, South-West England
PASE, ANDREA
Università degli studi di Padova
208
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/110623
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-110623