La presente tesi di dottorato si è proposta di chiarire se e a quali condizioni è possibile oggi una “scuola comunità”. Nel primo capitolo si cerca di fare chiarezza attorno al costrutto di comunità rilevando, a tal proposito, un uso spesso inflazionato e una polisemanticità e ambiguità del termine, spesso usato più come metafora che come concetto analitico. In particolare si è cercato di recuperare l’analisi che, a partire dalla fine del diciannovesimo secolo, è stata realizzata da alcuni sociologi, per proseguire fino ai giorni nostri con i dibattiti contemporanei che hanno visto contrapporsi fra loro le posizioni, soprattutto nel mondo anglosassone, dei liberals e dei communitarians. Se alcuni autori di fine Ottocento hanno pensato alla comunità come ad una tappa del processo di social change che vede l’affermarsi della società sulla comunità evidenziando un carattere evolutivo della coppia dicotomica, altri, soprattutto in tempi più recenti, hanno evidenziato una tendenza intrinseca dei due ideal tipi a coesistere e mescolarsi, ritenendo possibile la coesistenza di vita comunitaria accanto a forme di vita societaria. Nel secondo capitolo si è tentato di cogliere la valenza pedagogica della comunità, rilevando, in particolare, che il valore comunitario si realizza nella sua peculiarità educativa quando la comunità agisce consapevolmente e intenzionalmente per la formazione delle persone che in essa vivono. Da una parte si è cercato di delineare i tentativi, fatti in Italia, dai Decreti Delegati (dopo la crisi del ’68 e il Rapporto Faure) alla scuola dell’autonomia dei giorni nostri (2000), per la creazione di una comunità scolastica autentica. Dall’altra, allo scopo di realizzare un confronto sul piano internazionale, si è guardato agli Stati Uniti e in particolare alle esperienze di community school seguite e documentate da Thomas Sergiovanni, a San Antonio in Texas in collaborazione con la Trinity University. Tali esperienze, e più ancora tale autore, sono divenuti il riferimento principale del percorso, sia dal punto di vista della riflessione teorica che dal punto di vista operativo. Nel terzo capitolo sono state messe in rilievo le scelte pedagogiche, metodologiche e didattiche più coerenti con il modello e più adatte allo sviluppo delle dimensioni organizzative e culturali, in cui una scuola comunità può essere declinata. Un particolare approfondimento è stato fatto all’interno del capitolo in merito ai metodi cooperativi ritenuti particolarmente coerenti per l’organizzazione dell’attività in classe e nella scuola, nei gruppi studenti e nei gruppi docenti. Nell’ultimo capitolo si è descritto l’intervento sul campo che è stato realizzato con i Centri Infanzia della Cooperativa “Insieme Si Può” ,collegata a Fondazione “Ispirazione”, ente promotore e sostenitore del progetto. In particolare, l’obiettivo dell’intervento (sviluppato secondo la metodologia della ricerca azione action research) è stato quello di testare alcuni strumenti operativi per verificarne, anche se in modo empirico, la funzionalità ai fini della promozione delle dimensioni in cui la scuola comunità si declina. Nella consapevolezza di intraprendere un percorso che non poteva portare ad una meta definitiva, e cioè alla creazione di un’autentica scuola comunità si è proceduto considerando tale meta come un ideale regolativo verso cui muovere e con cui comparare la realtà. Rispetto a questa meta si è cercato di dare un piccolo contributo per lo studio delle caratteristiche necessarie ad una possibile ipotesi progettuale.
Cooperare nella scuola per costruire comunità. Dimensioni organizzative e culturali, metodologie e strategie operative
MAZZUCCO, CRISTINA
2009
Abstract
La presente tesi di dottorato si è proposta di chiarire se e a quali condizioni è possibile oggi una “scuola comunità”. Nel primo capitolo si cerca di fare chiarezza attorno al costrutto di comunità rilevando, a tal proposito, un uso spesso inflazionato e una polisemanticità e ambiguità del termine, spesso usato più come metafora che come concetto analitico. In particolare si è cercato di recuperare l’analisi che, a partire dalla fine del diciannovesimo secolo, è stata realizzata da alcuni sociologi, per proseguire fino ai giorni nostri con i dibattiti contemporanei che hanno visto contrapporsi fra loro le posizioni, soprattutto nel mondo anglosassone, dei liberals e dei communitarians. Se alcuni autori di fine Ottocento hanno pensato alla comunità come ad una tappa del processo di social change che vede l’affermarsi della società sulla comunità evidenziando un carattere evolutivo della coppia dicotomica, altri, soprattutto in tempi più recenti, hanno evidenziato una tendenza intrinseca dei due ideal tipi a coesistere e mescolarsi, ritenendo possibile la coesistenza di vita comunitaria accanto a forme di vita societaria. Nel secondo capitolo si è tentato di cogliere la valenza pedagogica della comunità, rilevando, in particolare, che il valore comunitario si realizza nella sua peculiarità educativa quando la comunità agisce consapevolmente e intenzionalmente per la formazione delle persone che in essa vivono. Da una parte si è cercato di delineare i tentativi, fatti in Italia, dai Decreti Delegati (dopo la crisi del ’68 e il Rapporto Faure) alla scuola dell’autonomia dei giorni nostri (2000), per la creazione di una comunità scolastica autentica. Dall’altra, allo scopo di realizzare un confronto sul piano internazionale, si è guardato agli Stati Uniti e in particolare alle esperienze di community school seguite e documentate da Thomas Sergiovanni, a San Antonio in Texas in collaborazione con la Trinity University. Tali esperienze, e più ancora tale autore, sono divenuti il riferimento principale del percorso, sia dal punto di vista della riflessione teorica che dal punto di vista operativo. Nel terzo capitolo sono state messe in rilievo le scelte pedagogiche, metodologiche e didattiche più coerenti con il modello e più adatte allo sviluppo delle dimensioni organizzative e culturali, in cui una scuola comunità può essere declinata. Un particolare approfondimento è stato fatto all’interno del capitolo in merito ai metodi cooperativi ritenuti particolarmente coerenti per l’organizzazione dell’attività in classe e nella scuola, nei gruppi studenti e nei gruppi docenti. Nell’ultimo capitolo si è descritto l’intervento sul campo che è stato realizzato con i Centri Infanzia della Cooperativa “Insieme Si Può” ,collegata a Fondazione “Ispirazione”, ente promotore e sostenitore del progetto. In particolare, l’obiettivo dell’intervento (sviluppato secondo la metodologia della ricerca azione action research) è stato quello di testare alcuni strumenti operativi per verificarne, anche se in modo empirico, la funzionalità ai fini della promozione delle dimensioni in cui la scuola comunità si declina. Nella consapevolezza di intraprendere un percorso che non poteva portare ad una meta definitiva, e cioè alla creazione di un’autentica scuola comunità si è proceduto considerando tale meta come un ideale regolativo verso cui muovere e con cui comparare la realtà. Rispetto a questa meta si è cercato di dare un piccolo contributo per lo studio delle caratteristiche necessarie ad una possibile ipotesi progettuale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/110728
URN:NBN:IT:UNIPD-110728