Il presente elaborato si propone di analizzare i profili problematici relativi al particolare meccanismo operativo per cui una condizione apposta ad un negozio giuridico si considera avverata anche qualora l’evento dedotto in condizione non sia venuto in essere, a causa di determinate circostanze o avvenimenti. Ai fini di tale studio si procederà partendo dall’analisi degli strumenti giuridici che ne costituiscono le premesse, per porre chiaramente quali siano le basi di partenza del successivo approfondimento: sarà quindi necessario, in particolare, presentare una ricostruzione storica e dogmatica della fictio iuris, evidenziandone le peculiarità operative, ricercando le basi per la qualificazione dell'avveramento fittizio della condizione alla luce di tale categoria ricostruttiva. Si osserverà che la fictio come strumento tecnico-giuridico sia un prodotto della riflessione dei giuristi romani, che ne hanno elaborato e raffinato i requisiti applicativi. Se nel diritto intermedio si rinviene un interesse da parte degli studiosi che si limita ad una riflessione dagli esiti poco più che definitori, è nel diritto moderno che riprende la discussione sulla fictio iuris, traendo linfa dalla riflessione giusfilosofica e dalle sistemazioni normative codificate degli ordinamenti statuali moderni. Si procederà quindi all’analisi tecnica della fictio iuris, sottolineandone i caratteri, anche tramite la comparazione con strumenti giuridici simili. Occorrerà poi soffermarsi sull’elemento della condizione: dopo aver riportato i cenni fondamentali sulla condicio desumibili dalle fonti romane, si procederà all’analisi degli elementi costitutivi, approfondendo in particolare lo studio della struttura del negozio condizionato in relazione alla fattispecie negoziale ed alla volontà dei soggetti negoziali. A tal fine analizzeremo la condizione secondo due fondamentali prospettive teoriche: la teoria che riporta la condizione nell’ambito della volontà negoziale e la teoria che, nell’ambito della costruzione del negozio giuridico come fattispecie, analizza la condizione come elemento accidentale del negozio stesso, con le conseguenti implicazioni concernenti le varie fasi in cui ciò può rilevare: dall’apposizione, alla situazione di pendenza, al verificarsi o meno dell’evento condizionale. Saranno poi presentati dei cenni sulla teoria della presupposizione, quale elemento strettamente connesso, ed utile strumento dottrinale di indagine ricostruttiva. Successivamente si procederà all’analisi dello sviluppo dell’elaborazione giurisprudenziale dell’avveramento fittizio della condizione nel diritto romano, a partire da un’ampia ricostruzione sulla base delle fonti giuridiche, che ne attestano una progressiva generalizzazione dell’operatività, a partire dalle prime applicazioni a singoli casi per ragioni particolari; da un primo riferimento che riporta ad una disposizione delle XII Tavole si seguirà l’evoluzione della riflessione dei giuristi fino al diritto giustinianeo, per comprendere, sulla base degli elementi sistematici premessi, il fondamento teorico dell’avveramento fittizio della condizione. Si osserverà come il principio condicio pro impleta habetur (espresso anche con la locuzione habetur, ac si condicio impleta fuisset) si sia sviluppato fondamentalmente in duplice direzione, cui corrisponderà la nostra divisio del capitolo terzo, ove analizzeremo per prima l’ipotesi in cui la condizione si reputi avverata a causa dell’impedimento opposto dal soggetto avente contrario interesse, e per seconda l’ipotesi in cui l’avveramento fittizio sia causato dalla mancanza, lato sensu, di collaborazione da parte di un terzo nello svolgersi della vicenda negoziale, Per completare l’analisi del panorama dell’avveramento fittizio della condizione nel diritto romano, se ne prenderà inoltre in considerazione quella particolare esplicazione consistente nella cautio Muciana, rimedio di elaborazione giurisprudenziale per il particolare caso di condizione potestativa negativa. Si seguirà quindi lo sviluppo applicativo dell’avveramento fittizio della condizione, transitando per le scarse attestazioni presenti nel diritto intermedio, fino alle sistemazioni normative dei primi codici ed infine del diritto vigente, laddove si constaterà la radicale modificazione della ratio della previsione dell’avveramento fittizio, con le necessarie ricadute teoriche e pratiche. In particolare, per il diritto vigente nell’ordinamento italiano, saranno prese in considerazione le previsioni normative di cui all’art. 1359 Cod. civ., quale espressione di una particolare previsione sanzionatoria, e l’art. 638 Cod. civ., quale moderna previsione della cautio Muciana. Infine si completerà l’elaborato con uno sguardo sulle applicazioni del principio in esame negli ordinamenti giuridici stranieri, europei ed extraeuropei.
L'AVVERAMENTO FITTIZIO DELLA CONDIZIONE
BERARDI, DANIELE
2010
Abstract
Il presente elaborato si propone di analizzare i profili problematici relativi al particolare meccanismo operativo per cui una condizione apposta ad un negozio giuridico si considera avverata anche qualora l’evento dedotto in condizione non sia venuto in essere, a causa di determinate circostanze o avvenimenti. Ai fini di tale studio si procederà partendo dall’analisi degli strumenti giuridici che ne costituiscono le premesse, per porre chiaramente quali siano le basi di partenza del successivo approfondimento: sarà quindi necessario, in particolare, presentare una ricostruzione storica e dogmatica della fictio iuris, evidenziandone le peculiarità operative, ricercando le basi per la qualificazione dell'avveramento fittizio della condizione alla luce di tale categoria ricostruttiva. Si osserverà che la fictio come strumento tecnico-giuridico sia un prodotto della riflessione dei giuristi romani, che ne hanno elaborato e raffinato i requisiti applicativi. Se nel diritto intermedio si rinviene un interesse da parte degli studiosi che si limita ad una riflessione dagli esiti poco più che definitori, è nel diritto moderno che riprende la discussione sulla fictio iuris, traendo linfa dalla riflessione giusfilosofica e dalle sistemazioni normative codificate degli ordinamenti statuali moderni. Si procederà quindi all’analisi tecnica della fictio iuris, sottolineandone i caratteri, anche tramite la comparazione con strumenti giuridici simili. Occorrerà poi soffermarsi sull’elemento della condizione: dopo aver riportato i cenni fondamentali sulla condicio desumibili dalle fonti romane, si procederà all’analisi degli elementi costitutivi, approfondendo in particolare lo studio della struttura del negozio condizionato in relazione alla fattispecie negoziale ed alla volontà dei soggetti negoziali. A tal fine analizzeremo la condizione secondo due fondamentali prospettive teoriche: la teoria che riporta la condizione nell’ambito della volontà negoziale e la teoria che, nell’ambito della costruzione del negozio giuridico come fattispecie, analizza la condizione come elemento accidentale del negozio stesso, con le conseguenti implicazioni concernenti le varie fasi in cui ciò può rilevare: dall’apposizione, alla situazione di pendenza, al verificarsi o meno dell’evento condizionale. Saranno poi presentati dei cenni sulla teoria della presupposizione, quale elemento strettamente connesso, ed utile strumento dottrinale di indagine ricostruttiva. Successivamente si procederà all’analisi dello sviluppo dell’elaborazione giurisprudenziale dell’avveramento fittizio della condizione nel diritto romano, a partire da un’ampia ricostruzione sulla base delle fonti giuridiche, che ne attestano una progressiva generalizzazione dell’operatività, a partire dalle prime applicazioni a singoli casi per ragioni particolari; da un primo riferimento che riporta ad una disposizione delle XII Tavole si seguirà l’evoluzione della riflessione dei giuristi fino al diritto giustinianeo, per comprendere, sulla base degli elementi sistematici premessi, il fondamento teorico dell’avveramento fittizio della condizione. Si osserverà come il principio condicio pro impleta habetur (espresso anche con la locuzione habetur, ac si condicio impleta fuisset) si sia sviluppato fondamentalmente in duplice direzione, cui corrisponderà la nostra divisio del capitolo terzo, ove analizzeremo per prima l’ipotesi in cui la condizione si reputi avverata a causa dell’impedimento opposto dal soggetto avente contrario interesse, e per seconda l’ipotesi in cui l’avveramento fittizio sia causato dalla mancanza, lato sensu, di collaborazione da parte di un terzo nello svolgersi della vicenda negoziale, Per completare l’analisi del panorama dell’avveramento fittizio della condizione nel diritto romano, se ne prenderà inoltre in considerazione quella particolare esplicazione consistente nella cautio Muciana, rimedio di elaborazione giurisprudenziale per il particolare caso di condizione potestativa negativa. Si seguirà quindi lo sviluppo applicativo dell’avveramento fittizio della condizione, transitando per le scarse attestazioni presenti nel diritto intermedio, fino alle sistemazioni normative dei primi codici ed infine del diritto vigente, laddove si constaterà la radicale modificazione della ratio della previsione dell’avveramento fittizio, con le necessarie ricadute teoriche e pratiche. In particolare, per il diritto vigente nell’ordinamento italiano, saranno prese in considerazione le previsioni normative di cui all’art. 1359 Cod. civ., quale espressione di una particolare previsione sanzionatoria, e l’art. 638 Cod. civ., quale moderna previsione della cautio Muciana. Infine si completerà l’elaborato con uno sguardo sulle applicazioni del principio in esame negli ordinamenti giuridici stranieri, europei ed extraeuropei.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/110732
URN:NBN:IT:UNIPD-110732