L’oggetto di questa tesi è il cosiddetto "Livre d’Enanchet", il testo più antico della letteratura franco-italiana, composto già nella prima metà del XIII secolo, ma trascurato dalla critica precedente a causa della sua estraneità al genere epico cui appartengono invece i principali testi di questa letteratura, composti invece nel secolo successivo. Il presente lavoro si configura pertanto come occasione per un’integrazione delle molte lacune che ancora caratterizzano il quadro storico-letterario e culturale della diffusione del francese come lingua letteraria in diverse aree dell’Italia medievale, in particolare per quanto riguarda la composizione di testi didattici nonché per l’uso della prosa. L’introduzione comprende un inquadramento storico-letterario del "Livre d’Enanchet"; la descrizione dei suoi due manoscritti, conservati a Vienna e a Zagabria; la discussione onomastica relativa al poco trasparente nome dell’autore; l’analisi generale del suo contenuto e della sua struttura interna, suddivisibile in tre parti, consistenti rispettivamente nell’esposizione dei doveri dei vari status socio-professionali, in una breve trattazione di storia universale in cui sono esposte le origini di alcuni di questi accanto a quelle di altri status e di alcune istituzioni, infine in un’ars amandi; la presentazione delle sue fonti (le "Lettere" di San Paolo, l’"Historia scolastica" di Pietro Comestore, il "De amore" di Andrea Capellano, la "Rota Veneris" di Boncompagno da Signa, l’anonimo "Facetus Moribus et vita", nonché un’altra fonte finora non rinvenuta ma ipotizzabile sulla base dei riscontri con il più tardo "Libro di varie storie" di Antonio Pucci); la discussione relativa al problematico statuto complessivo del testo, che potrebbe essere tanto quello di una compilazione in volgare quanto all’opposto quello del volgarizzamento di una compilazione latina preesistente; l’analisi comparativa dei principali tratti linguistici che caratterizzano i due testimoni, in buona sostanza riconducibili alla fenomenologia del cosiddetto "francese di Lombardia" degli altri testi francesi composti o copiati in Italia settentrionale; infine i criteri di edizione e traduzione. La parte centrale del lavoro consiste nell’edizione interpretativa sinottica dei due testimoni, con a fianco una traduzione critica, basata cioè sul testo dell’originale, e da un commento analitico di ciascun capitolo in rapporto alle fonti e al contesto storico-culturale. Il commento comprende anche la discussione filologica delle varianti e degli interventi testuali. L’ultima parte del lavoro è costituita da un ampio glossario, tendenzialmente completo, che costituisce una sorta di integrazione dello studio linguistico attraverso una rappresentazione fedele di una lingua così poco omogenea e oscillante tra il rispetto della norma francese e l’interferenza italiana.
«Alie ystorie ac dotrine»: Il "Livre d'Enanchet" nel quadro della letteratura franco-italiana
MORLINO, LUCA
2009
Abstract
L’oggetto di questa tesi è il cosiddetto "Livre d’Enanchet", il testo più antico della letteratura franco-italiana, composto già nella prima metà del XIII secolo, ma trascurato dalla critica precedente a causa della sua estraneità al genere epico cui appartengono invece i principali testi di questa letteratura, composti invece nel secolo successivo. Il presente lavoro si configura pertanto come occasione per un’integrazione delle molte lacune che ancora caratterizzano il quadro storico-letterario e culturale della diffusione del francese come lingua letteraria in diverse aree dell’Italia medievale, in particolare per quanto riguarda la composizione di testi didattici nonché per l’uso della prosa. L’introduzione comprende un inquadramento storico-letterario del "Livre d’Enanchet"; la descrizione dei suoi due manoscritti, conservati a Vienna e a Zagabria; la discussione onomastica relativa al poco trasparente nome dell’autore; l’analisi generale del suo contenuto e della sua struttura interna, suddivisibile in tre parti, consistenti rispettivamente nell’esposizione dei doveri dei vari status socio-professionali, in una breve trattazione di storia universale in cui sono esposte le origini di alcuni di questi accanto a quelle di altri status e di alcune istituzioni, infine in un’ars amandi; la presentazione delle sue fonti (le "Lettere" di San Paolo, l’"Historia scolastica" di Pietro Comestore, il "De amore" di Andrea Capellano, la "Rota Veneris" di Boncompagno da Signa, l’anonimo "Facetus Moribus et vita", nonché un’altra fonte finora non rinvenuta ma ipotizzabile sulla base dei riscontri con il più tardo "Libro di varie storie" di Antonio Pucci); la discussione relativa al problematico statuto complessivo del testo, che potrebbe essere tanto quello di una compilazione in volgare quanto all’opposto quello del volgarizzamento di una compilazione latina preesistente; l’analisi comparativa dei principali tratti linguistici che caratterizzano i due testimoni, in buona sostanza riconducibili alla fenomenologia del cosiddetto "francese di Lombardia" degli altri testi francesi composti o copiati in Italia settentrionale; infine i criteri di edizione e traduzione. La parte centrale del lavoro consiste nell’edizione interpretativa sinottica dei due testimoni, con a fianco una traduzione critica, basata cioè sul testo dell’originale, e da un commento analitico di ciascun capitolo in rapporto alle fonti e al contesto storico-culturale. Il commento comprende anche la discussione filologica delle varianti e degli interventi testuali. L’ultima parte del lavoro è costituita da un ampio glossario, tendenzialmente completo, che costituisce una sorta di integrazione dello studio linguistico attraverso una rappresentazione fedele di una lingua così poco omogenea e oscillante tra il rispetto della norma francese e l’interferenza italiana.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/110743
URN:NBN:IT:UNIPD-110743