La tesi comprende due tipi diversi di ricerca: uno riguardante la sclerosi sistemica (SSc) e l’altro la sindrome da anticorpi antifosfolipidi (APS). Il lavoro è stato svolto in parte presso il “Thrombosis and Haemostasis laboratory of the University Medical Center of Utrecht”, in parte presso il laboratorio di Genetica dell’Università di Padova e principalmente presso il laboratorio di Immunopatologia della Cattedra di Reumatologia dell’Università di Padova. Inizialmente lo scopo dello studio è stato quello di approfondire alcuni aspetti genetici della SSc come la formazione di micronuclei (MN), le rotture instabili del DNA e l’apoptosi dei linfociti nei pazienti con SSc. Successivamente è stato indagato il meccanismo patogenetico della trombosi nell’APS attraverso lo studio della resistenza alla proteina C attivata. Sono stati poi valutati l’influenza clinica dei diversi valori di cut-off nella determinazione degli anticorpi anticardiolipina e il significato clinico di un particolare anticorpo antifosfolipide specifico per l’acido lisobisfosfatidico (LBPA). I risultati ottenuti studiando i pazienti affetti da SSc indicano che, solo nei pazienti positivi per anticentromero (ACA) e anti-topoisomerasi I (ATA) è presente un significativa prevalenza di MN, indice di danno cromosomico. Inoltre solo in questi due gruppi di pazienti esiste una interferenza nel meccanismo di protezione normalmente utilizzato dalle cellule per stabilizzare le rotture a doppio filamento del DNA. I sieri di questi pazienti sono stati utilizzati anche per calcolare, tramite la tecnica TUNEL (terminal deoxynucleotidyl transferase-mediated deoxyuridine triphosphate nick end labeling), la frequenza di linfociti apoptotici. I linfociti dei pazienti anti-RNA polimerasi III (ARA) positivi sono risultati più soggetti ad apoptosi rispetto a quelli dei pazienti ACA e ATA positivi; ciò può essere dovuto a un diverso danno cellulare o ad una diversa percezione dello stesso danno cellulare tra pazienti ARA, ACA e ATA positivi. Quando abbiamo approfondito la resistenza della proteina C attivata nell’APS abbiamo dimostrato che non è necessario il legame diretto degli anticorpi con i fosfolipidi di membrana per determinare l’aumento della resistenza alla proteina C attivata. Per quanto riguarda l’influenza dei differenti valori di cut-off degli anticorpi anticardiolipina abbiamo osservato che nella classificazione dell’APS il cut-off > 99° percentile è più sensibile di quello >40 GPL. Esso consente infatti di individuare un maggior numero di pazienti con singola positività per aCL e/o con impegno ostetrico esclusivo. Infine, lo studio del significato clinico degli anticorpi anti-LBPA in pazienti con sindrome da antifosfolipidi primaria ha dimostrato che tali anticorpi al momento non possono essere considerati uno strumento utile alla diagnosi dell’APS e nella distinzione dei diversi sottogruppi clinici e di laboratorio della malattia.
Gli autoanticorpi nella sclerosi sistemica e nella sindrome da antifosfolipidi: significato clinico e ruolo patogenetico
OLIVIERI, SILVIA
2010
Abstract
La tesi comprende due tipi diversi di ricerca: uno riguardante la sclerosi sistemica (SSc) e l’altro la sindrome da anticorpi antifosfolipidi (APS). Il lavoro è stato svolto in parte presso il “Thrombosis and Haemostasis laboratory of the University Medical Center of Utrecht”, in parte presso il laboratorio di Genetica dell’Università di Padova e principalmente presso il laboratorio di Immunopatologia della Cattedra di Reumatologia dell’Università di Padova. Inizialmente lo scopo dello studio è stato quello di approfondire alcuni aspetti genetici della SSc come la formazione di micronuclei (MN), le rotture instabili del DNA e l’apoptosi dei linfociti nei pazienti con SSc. Successivamente è stato indagato il meccanismo patogenetico della trombosi nell’APS attraverso lo studio della resistenza alla proteina C attivata. Sono stati poi valutati l’influenza clinica dei diversi valori di cut-off nella determinazione degli anticorpi anticardiolipina e il significato clinico di un particolare anticorpo antifosfolipide specifico per l’acido lisobisfosfatidico (LBPA). I risultati ottenuti studiando i pazienti affetti da SSc indicano che, solo nei pazienti positivi per anticentromero (ACA) e anti-topoisomerasi I (ATA) è presente un significativa prevalenza di MN, indice di danno cromosomico. Inoltre solo in questi due gruppi di pazienti esiste una interferenza nel meccanismo di protezione normalmente utilizzato dalle cellule per stabilizzare le rotture a doppio filamento del DNA. I sieri di questi pazienti sono stati utilizzati anche per calcolare, tramite la tecnica TUNEL (terminal deoxynucleotidyl transferase-mediated deoxyuridine triphosphate nick end labeling), la frequenza di linfociti apoptotici. I linfociti dei pazienti anti-RNA polimerasi III (ARA) positivi sono risultati più soggetti ad apoptosi rispetto a quelli dei pazienti ACA e ATA positivi; ciò può essere dovuto a un diverso danno cellulare o ad una diversa percezione dello stesso danno cellulare tra pazienti ARA, ACA e ATA positivi. Quando abbiamo approfondito la resistenza della proteina C attivata nell’APS abbiamo dimostrato che non è necessario il legame diretto degli anticorpi con i fosfolipidi di membrana per determinare l’aumento della resistenza alla proteina C attivata. Per quanto riguarda l’influenza dei differenti valori di cut-off degli anticorpi anticardiolipina abbiamo osservato che nella classificazione dell’APS il cut-off > 99° percentile è più sensibile di quello >40 GPL. Esso consente infatti di individuare un maggior numero di pazienti con singola positività per aCL e/o con impegno ostetrico esclusivo. Infine, lo studio del significato clinico degli anticorpi anti-LBPA in pazienti con sindrome da antifosfolipidi primaria ha dimostrato che tali anticorpi al momento non possono essere considerati uno strumento utile alla diagnosi dell’APS e nella distinzione dei diversi sottogruppi clinici e di laboratorio della malattia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/111053
URN:NBN:IT:UNIPD-111053