Introduzione Nei pazienti sottoposti ad impianto ICD (cardiodefibrillatore impiantabile) è stata osservata un’alta percentuale di sintomi ansiosi e depressivi, in relazione soprattutto al vissuto di precarietà e impotenza indotto dal verificarsi di aritmie potenzialmente letali. Sintomi psicopatologici di tipo ansioso e depressivo sono stati rilevati nel 24-87% dei pazienti, con un 13-38% di disturbi dello spettro ansioso, tra cui il disturbo da stress post-traumatico. Da molti studi emerge una correlazione positiva tra gli episodi di scarica sperimentati e lo sviluppo di sintomi o disturbi psicopatologici. Tale correlazione andrebbe attribuita in parte all’esperienza della scarica in sé, in parte alla preoccupazione di malfunzionamento del dispositivo, essendo la scarica vissuta dalla maggior parte dei soggetti come un salva-vita. Non appare ancora chiaro se i disturbi di tipo ansioso e depressivo siano la diretta conseguenza dell’impianto o se siano preesistenti. A questo scopo è importante effettuare degli studi di tipo prospettico. Gli obiettivi del nostro studio sono la valutazione della presenza di diagnosi psichiatriche e delle caratteristiche di personalità dei soggetti candidati all’impianto; valutare il rischio di sviluppare sintomi ansiosi e depressivi rivalutandoli a distanza di 6 mesi e infine esaminare l’impatto delle caratteristiche psicopatologiche pre-impianto sul rischio di sviluppare disturbi ansiosi e depressivi e sul numero di scariche. Materiali e metodi Da Maggio 2006 a Settembre 2008 sono stati valutati 66 pazienti candidati all’impianto ICD afferenti alla Clinica Cardiologia dell’Università di Padova. Due pazienti hanno rifiutato di partecipare allo studio e un paziente è stato escluso dalla valutazione perché affetto da disturbo psicotico. I pazienti sono stati sottoposti ad un’intervista diagnostica strutturata e alla compilazione di alcuni questionari autosomministrati allo scopo di valutare la presenza di disturbi dell’umore e d’ansia (MINI), la presenza di sintomi post traumatici (IES), la presenza di personalità di tipo D (DS16), aspetti temperamentali (sottoscala attaccamento del TPQ), l’alessitimia (TAS-20) e la qualità del supporto sociale percepito (MPSS). Per quanto riguarda i punteggi ai questionari, i pazienti ICD sono stati confrontati con un gruppo di controllo di 76 ipertesi senza cardiopatia che hanno fatto IES, DS16 e TPQ attachment. Risultati Alla prima valutazione, nei pazienti candidati ad impianto ICD, è stata rilevata un’ alta prevalenza di disturbi psichiatrici; solo il 30% dei pazienti non avevano né disturbi dell’ umore, né di ansia, né fobie. Alla diagnosi di disturbi dello spettro ansioso e depressivo sono risultati correlati i punteggi delle sottoscale “pensieri intrusivi” e di “sintomi di iperattivazione” rilevati dalla IES, dell’ “affettività negativa” rilevata dalla DS16 e della “difficoltà ad identificare i propri sentimenti” (“Fattore 1”) della TAS. La valutazione a 6 mesi di distanza dall’impianto è stata effettuata sul 57.5% del campione. Tra i soggetti asintomatici dal punto di vista psichiatrico alla prima valutazione (n=27), 8 hanno sviluppato, dopo l’impianto ICD, sintomi psichiatrici tali da essere inquadrati in una diagnosi di disturbo d’ansia e/o disturbo dell’umore. Una analisi di regressione logistica per individuare i fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi psichici al follow-up, non ha dimostrato un ruolo diretto delle scariche del dispositivo, ma ha evidenziato come fattore di rischio la presenza di caratteristiche alessitimiche (p=.04). La scarsa numerosità di questo campione e la rarità degli eventi di scarica nei primi 6 mesi di follow-up impedisce però di valutare l’effetto psicopatologico delle scariche su questo gruppo di pazienti. Al contrario, il nostro studio dimostra la presenza di un effetto diretto della presenza di diagnosi psichiatriche alla prima valutazione sul rischio di scariche nei mesi successivi all’impianto ICD. La diagnosi di Disturbo d’ansia generalizzato (DAG) e la presenza di depressione maggiore lifetime aumentano rispettivamente di 12 volte e di 5.6 volte il rischio di avere scariche o aritmie dopo l’intervento di impianto. Confrontando infine i tests nei due gruppi considerati (pazienti ICD e pazienti ipertesi) emergono delle differenze statisticamente significative: il gruppo ipertesi presenta rispetto al gruppo ICD punteggi significativamente più alti alla sottoscala Attachment della TPQ (p=.00), che indica una maggiore capacità di attaccamento sociale. Inoltre, i pazienti con ipertensione senza cardiopatia riportano punteggi significativamente più alti alle sottoscale “pensieri intrusivi” (p=.00) e “sintomi di iperattivazione” (p=.00) della IES e alla IES totale (p=.00). Conclusioni I risultati confermano i dati sull’alta prevalenza di disturbi psichiatrici nella popolazione con patologia cardiaca. In particolare le caratteristiche psicopatologiche si concentrano sulla predisposizione a percepire l’ impianto come evento stressante ed i disturbi psichiatrici sono legati a caratteristiche di personalità di tipo D. E’ emerso che la presenza di una diagnosi psichiatrica di DAG e /o di depressione lifetime alla prima valutazione si associa ad un aumentato rischio di avere scariche o aritmie. Alcuni pazienti, inizialmente “sani” dal punto di vista psicologico, presentano una diagnosi psichiatrica al follow-up. Tali soggetti, rispetto ai pazienti senza diagnosi psichiatrica né alla prima valutazione né al follow-up, presentano una maggiore difficoltà ad esprimere i propri sentimenti e, in generale, appaiono maggiormente alessitimici. Quindi la difficoltà ad esprimere i propri sentimenti è predittiva dello sviluppo di un disturbo psichiatrico al follow-up. Per quanto riguarda il confronto tra gruppo ICD e gruppo pazienti ipertesi senza cardiopatia, alla scala IES, in particolare alle sottoscale “intrusivi” e “attivazione”, il “gruppo ipertesi” manifesta una sintomatologia più grave, ma alla sottoscala attachment della TPQ, tale gruppo presenta un temperamento più incline a chiedere aiuto ed a appoggiarsi a figure significative dimostrando cosi di reagire in modo migliore e più adattivo alla malattia rispetto al “gruppo ICD”. Da qui l’importanza di condurre degli interventi di tipo psicoeducativo per migliorare la capacità di adattamento ad un evento stressante e la necessità di una diagnosi psicologica precoce al fine di identificare i pazienti a maggior rischio di complicazioni psicopatologiche

Impianto di ICD (cardiodefibrillatore impiantabile) e sviluppo di sintomi psicici: uno studio prospettico su 66 pazienti

PAVAN, CHIARA
2008

Abstract

Introduzione Nei pazienti sottoposti ad impianto ICD (cardiodefibrillatore impiantabile) è stata osservata un’alta percentuale di sintomi ansiosi e depressivi, in relazione soprattutto al vissuto di precarietà e impotenza indotto dal verificarsi di aritmie potenzialmente letali. Sintomi psicopatologici di tipo ansioso e depressivo sono stati rilevati nel 24-87% dei pazienti, con un 13-38% di disturbi dello spettro ansioso, tra cui il disturbo da stress post-traumatico. Da molti studi emerge una correlazione positiva tra gli episodi di scarica sperimentati e lo sviluppo di sintomi o disturbi psicopatologici. Tale correlazione andrebbe attribuita in parte all’esperienza della scarica in sé, in parte alla preoccupazione di malfunzionamento del dispositivo, essendo la scarica vissuta dalla maggior parte dei soggetti come un salva-vita. Non appare ancora chiaro se i disturbi di tipo ansioso e depressivo siano la diretta conseguenza dell’impianto o se siano preesistenti. A questo scopo è importante effettuare degli studi di tipo prospettico. Gli obiettivi del nostro studio sono la valutazione della presenza di diagnosi psichiatriche e delle caratteristiche di personalità dei soggetti candidati all’impianto; valutare il rischio di sviluppare sintomi ansiosi e depressivi rivalutandoli a distanza di 6 mesi e infine esaminare l’impatto delle caratteristiche psicopatologiche pre-impianto sul rischio di sviluppare disturbi ansiosi e depressivi e sul numero di scariche. Materiali e metodi Da Maggio 2006 a Settembre 2008 sono stati valutati 66 pazienti candidati all’impianto ICD afferenti alla Clinica Cardiologia dell’Università di Padova. Due pazienti hanno rifiutato di partecipare allo studio e un paziente è stato escluso dalla valutazione perché affetto da disturbo psicotico. I pazienti sono stati sottoposti ad un’intervista diagnostica strutturata e alla compilazione di alcuni questionari autosomministrati allo scopo di valutare la presenza di disturbi dell’umore e d’ansia (MINI), la presenza di sintomi post traumatici (IES), la presenza di personalità di tipo D (DS16), aspetti temperamentali (sottoscala attaccamento del TPQ), l’alessitimia (TAS-20) e la qualità del supporto sociale percepito (MPSS). Per quanto riguarda i punteggi ai questionari, i pazienti ICD sono stati confrontati con un gruppo di controllo di 76 ipertesi senza cardiopatia che hanno fatto IES, DS16 e TPQ attachment. Risultati Alla prima valutazione, nei pazienti candidati ad impianto ICD, è stata rilevata un’ alta prevalenza di disturbi psichiatrici; solo il 30% dei pazienti non avevano né disturbi dell’ umore, né di ansia, né fobie. Alla diagnosi di disturbi dello spettro ansioso e depressivo sono risultati correlati i punteggi delle sottoscale “pensieri intrusivi” e di “sintomi di iperattivazione” rilevati dalla IES, dell’ “affettività negativa” rilevata dalla DS16 e della “difficoltà ad identificare i propri sentimenti” (“Fattore 1”) della TAS. La valutazione a 6 mesi di distanza dall’impianto è stata effettuata sul 57.5% del campione. Tra i soggetti asintomatici dal punto di vista psichiatrico alla prima valutazione (n=27), 8 hanno sviluppato, dopo l’impianto ICD, sintomi psichiatrici tali da essere inquadrati in una diagnosi di disturbo d’ansia e/o disturbo dell’umore. Una analisi di regressione logistica per individuare i fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi psichici al follow-up, non ha dimostrato un ruolo diretto delle scariche del dispositivo, ma ha evidenziato come fattore di rischio la presenza di caratteristiche alessitimiche (p=.04). La scarsa numerosità di questo campione e la rarità degli eventi di scarica nei primi 6 mesi di follow-up impedisce però di valutare l’effetto psicopatologico delle scariche su questo gruppo di pazienti. Al contrario, il nostro studio dimostra la presenza di un effetto diretto della presenza di diagnosi psichiatriche alla prima valutazione sul rischio di scariche nei mesi successivi all’impianto ICD. La diagnosi di Disturbo d’ansia generalizzato (DAG) e la presenza di depressione maggiore lifetime aumentano rispettivamente di 12 volte e di 5.6 volte il rischio di avere scariche o aritmie dopo l’intervento di impianto. Confrontando infine i tests nei due gruppi considerati (pazienti ICD e pazienti ipertesi) emergono delle differenze statisticamente significative: il gruppo ipertesi presenta rispetto al gruppo ICD punteggi significativamente più alti alla sottoscala Attachment della TPQ (p=.00), che indica una maggiore capacità di attaccamento sociale. Inoltre, i pazienti con ipertensione senza cardiopatia riportano punteggi significativamente più alti alle sottoscale “pensieri intrusivi” (p=.00) e “sintomi di iperattivazione” (p=.00) della IES e alla IES totale (p=.00). Conclusioni I risultati confermano i dati sull’alta prevalenza di disturbi psichiatrici nella popolazione con patologia cardiaca. In particolare le caratteristiche psicopatologiche si concentrano sulla predisposizione a percepire l’ impianto come evento stressante ed i disturbi psichiatrici sono legati a caratteristiche di personalità di tipo D. E’ emerso che la presenza di una diagnosi psichiatrica di DAG e /o di depressione lifetime alla prima valutazione si associa ad un aumentato rischio di avere scariche o aritmie. Alcuni pazienti, inizialmente “sani” dal punto di vista psicologico, presentano una diagnosi psichiatrica al follow-up. Tali soggetti, rispetto ai pazienti senza diagnosi psichiatrica né alla prima valutazione né al follow-up, presentano una maggiore difficoltà ad esprimere i propri sentimenti e, in generale, appaiono maggiormente alessitimici. Quindi la difficoltà ad esprimere i propri sentimenti è predittiva dello sviluppo di un disturbo psichiatrico al follow-up. Per quanto riguarda il confronto tra gruppo ICD e gruppo pazienti ipertesi senza cardiopatia, alla scala IES, in particolare alle sottoscale “intrusivi” e “attivazione”, il “gruppo ipertesi” manifesta una sintomatologia più grave, ma alla sottoscala attachment della TPQ, tale gruppo presenta un temperamento più incline a chiedere aiuto ed a appoggiarsi a figure significative dimostrando cosi di reagire in modo migliore e più adattivo alla malattia rispetto al “gruppo ICD”. Da qui l’importanza di condurre degli interventi di tipo psicoeducativo per migliorare la capacità di adattamento ad un evento stressante e la necessità di una diagnosi psicologica precoce al fine di identificare i pazienti a maggior rischio di complicazioni psicopatologiche
dic-2008
Italiano
ICD, Psicopatologia, shocks, Disturbo post-traumatico da stress
Università degli studi di Padova
119
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/111233
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-111233