L’indagine analizza, avvalendosi di un disegno di ricerca prevalentemente descrittivo-esplorativo, il processo di conversione religiosa al Buddhismo in ambiente urbano. La rete teorica predisposta unisce i contributi offerti dalla letteratura sociologica concernente i processi di conversione religiosa e il Western Buddhism al più ampio dibattito riguardante il processo di secolarizzazione, la post-modernità, il religioso contemporaneo, l’atteggiamento religioso e l’emergente paradigma teorico della spiritualità. La rilevazione empirica si avvale di interviste qualitative e questionari standardizzati somministrati ad un campione di 38 buddhisti residenti a Roma suddivisi in base al tempo di adesione (lungo e breve periodo) e alla scuola di appartenenza (Theravada, Vajrayana, Zen). L’analisi mostra significative divergenze rispetto al conversion model classico. Il processo, definito di adesione poiché può non comportare una conversione in senso proprio, è suddiviso nella fasi di: background religioso e allontanamento dalla religione di prima socializzazione; avvicinamento al Buddhismo (caratterizzato da diverse combinazioni di pregressa ricerca religiosa, turning point, mediatore religioso); ingresso nel Buddhismo (sperimentale di benessere, sperimentale spirituale, intellettuale, mistico-carismatico, di fruizione); stabilizzazione nel Buddhismo (sperimentale, di affidamento) e nel gruppo religioso; eventuale fase di approfondimento (definita da: appartenenza, ordinazione monastica o laica, lavoro o volontariato, pratica meditativa individuale, approccio al e interiorizzazione del sistema di credenze, atteggiamento religioso intrinseco). L’analisi rileva l’importanza di uno stato di incertezza paradigmatica, di un pregresso atteggiamento religioso, di una precedente ricerca religiosa, del ruolo svolto dal mediatore religioso (maestro o guru) e l’assenza di influenze e pressioni in-group. L’appartenenza religiosa, espressione di un riconoscimento esperienziale e non di una adesione fideistica, varia da buddhista a meditante non-buddhista a multiappartenenza cristiano-meditante, ed è in relazione con le pregresse esperienze religiose e la tipologia di ingresso nel Buddhismo (e indirettamente con la scuola di appartenenza). Si propone infine una tipologia di convertito, praticante, fruitore e una definizione di percorso spirituale.
Pratiche di Liberazione
MIRKO, IACOBUCCI
2014
Abstract
L’indagine analizza, avvalendosi di un disegno di ricerca prevalentemente descrittivo-esplorativo, il processo di conversione religiosa al Buddhismo in ambiente urbano. La rete teorica predisposta unisce i contributi offerti dalla letteratura sociologica concernente i processi di conversione religiosa e il Western Buddhism al più ampio dibattito riguardante il processo di secolarizzazione, la post-modernità, il religioso contemporaneo, l’atteggiamento religioso e l’emergente paradigma teorico della spiritualità. La rilevazione empirica si avvale di interviste qualitative e questionari standardizzati somministrati ad un campione di 38 buddhisti residenti a Roma suddivisi in base al tempo di adesione (lungo e breve periodo) e alla scuola di appartenenza (Theravada, Vajrayana, Zen). L’analisi mostra significative divergenze rispetto al conversion model classico. Il processo, definito di adesione poiché può non comportare una conversione in senso proprio, è suddiviso nella fasi di: background religioso e allontanamento dalla religione di prima socializzazione; avvicinamento al Buddhismo (caratterizzato da diverse combinazioni di pregressa ricerca religiosa, turning point, mediatore religioso); ingresso nel Buddhismo (sperimentale di benessere, sperimentale spirituale, intellettuale, mistico-carismatico, di fruizione); stabilizzazione nel Buddhismo (sperimentale, di affidamento) e nel gruppo religioso; eventuale fase di approfondimento (definita da: appartenenza, ordinazione monastica o laica, lavoro o volontariato, pratica meditativa individuale, approccio al e interiorizzazione del sistema di credenze, atteggiamento religioso intrinseco). L’analisi rileva l’importanza di uno stato di incertezza paradigmatica, di un pregresso atteggiamento religioso, di una precedente ricerca religiosa, del ruolo svolto dal mediatore religioso (maestro o guru) e l’assenza di influenze e pressioni in-group. L’appartenenza religiosa, espressione di un riconoscimento esperienziale e non di una adesione fideistica, varia da buddhista a meditante non-buddhista a multiappartenenza cristiano-meditante, ed è in relazione con le pregresse esperienze religiose e la tipologia di ingresso nel Buddhismo (e indirettamente con la scuola di appartenenza). Si propone infine una tipologia di convertito, praticante, fruitore e una definizione di percorso spirituale.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/111981
URN:NBN:IT:UNIROMA1-111981