L’ipotesi che guida questa ricerca è che il concetto di neoliberalismo sia una “invenzione recente”, costruita nell’ambito di una serie di discorsi, analisi e riflessioni, svolte nel campo della critica contemporanea, nel tentativo di oggettivare e comprendere la geometria del potere che si è affermata, prima in Occidente poi globalmente, a partire dagli anni Ottanta, con la fine dell’ordine keynesiano postbellico. Si tratta di una geometria del potere che ha messo in crisi le condizioni di possibilità della critica stessa, dal momento che si configura come governo delle crisi capace di neutralizzare il potenziale trasformativo della critica; esso, per dirla in termini koselleckiani, ha sganciato la critica dalla crisi. Secondo alcuni intellettuali, la critica è perciò finita, per altri essa si è trasformata in una forma dadaista di variazione a-direzionale dell’esistente, cioè la post-critica. La mia tesi è, all’opposto, che, pur se sconnessa dalla crisi e pur se in gran parte ineffettuale, la critica esista e costituisca una formazione concettuale peculiare di cui ricostruisco la storia, indagandone la semantica-politica, la struttura, le forme, e le funzioni euristiche, politiche e polemiche. La critica del neoliberalismo costituisce una “riabilitazione” della cultura critica precedente, ereditandone e risignificandone problemi, orizzonti d’aspettativa e spazi di esperienza, tentando di riattualizzarli in un’epoca nuova, in base alla quale ripensare i propri soggetti, le proprie prospettive e le proprie temporalità, nonché il proprio rapporto problematico con la trasformazione sociale, con la rivoluzione e con la crisi, in un contesto in cui si trova “senza garanzie”, perché sganciata dalle filosofie della storia, che ne illuminano e direzionano definitamente il percorso, e dai fondamenti ultimi, che ne ancorano le proposte su eterne ontologie. La critica senza crisi, senza garanzie e post-fondazionale, è una critica ineffettuale, ma non impotente; essa ha una debole forza. L’indagine si svolge attingendo alla metodologia della storia dei concetti koselleckiana; è a partire da quest’ultima (senza presumere di interpretarla alla lettera) che si sostiene la tesi secondo cui il neoliberalismo è una “invenzione” concettuale del discorso che la critica. Prima di tale invenzione, infatti, il concetto di neoliberalismo non è diffuso nel dibattito politico e, stando alle sue rare occorrenze, la parola ha significati molto vaghi, che hanno poco o nulla a che vedere l’uno con l’altro (dall’economia sociale di mercato tedesca, al keynesismo, all’esistenzialismo sartriano). Esso ha goduto di una limitata notorietà quando dagli anni Trenta agli anni Sessanta del Novecento, diventa il “concetto di movimento” per un gruppo molto eterogeneo di teorici intenzionati a rinnovare il liberalismo; quando i contenuti concettuali di queste eterogenee teorie iniziano a guadagnare popolarità non portano più tale nome comune, ma differenti etichette, che non restituiscono l'unitarietà di un medesimo indirizzo politico. È dunque mettendo consapevolmente l'accento su tale contingenza che sostengo che il neoliberalismo è un’invenzione della critica, la quale non solo ricostruisce l’unitarietà andata perduta di quel cosmo dottrinario, ma soprattutto individua con tale concetto le segmentazioni del potere dell’ordine a cui è immanente, riconducendone le premesse ‒ in parte ma non sempre ‒ a quell’apparato teorico. Per meglio comprendere la novità e l’originalità dell’invenzione critica del neoliberalismo, dedico una prima parte della tesi alla ricostruzione di tale apparato teorico, mostrandone la semantica-politica nei suoi tratti essenziali: in questo ambito mi soffermo sulla logica polemica delle eterogenee dottrine che formano il movimento neoliberale, mostrando che quest’ultimo nasce a partire da un’intesa polemica. Non vi è alcun neoliberalismo dottrinario che non sia un “neoliberalismo contro”. Nella seconda parte della tesi, la parte principale dell’elaborato, ricostruisco invece la ri-semantizzazione del lemma da parte della critica, processo che installa il concetto di neoliberalismo al centro del dibattito politico e lo rende un oggetto di conoscenza, discussione, esperienza ‒ cosa che prima non era. Le due parti della tesi non sono legate solo da una contingenza nominale, ma da una tensione polemica fondamentale: schematicamente, se la prima analizza come, nell’ottica delle dottrine neoliberali, occorra produrre un ordine in cui governare le crisi, per neutralizzare la trasformazione sociale innescata dalla critica; la seconda indaga come, nell’ottica della critica, occorra ripensare la trasformazione sociale in un ordine in cui la crisi è un dispositivo di governo e perciò, in quanto tale, è costantemente rinviata e governata. La ricerca riguarda dunque la costellazione concettuale di critica e crisi nell’ordine neoliberale, ripercorrendo, chiarendo e indagando, i principali conflitti semantico-polemici condensati nel concetto polemico di “neoliberalismo”.
Neoliberalismo come concetto polemico. Governo della crisi e riabilitazione della critica
GIACHETTI, FULVIA
2023
Abstract
L’ipotesi che guida questa ricerca è che il concetto di neoliberalismo sia una “invenzione recente”, costruita nell’ambito di una serie di discorsi, analisi e riflessioni, svolte nel campo della critica contemporanea, nel tentativo di oggettivare e comprendere la geometria del potere che si è affermata, prima in Occidente poi globalmente, a partire dagli anni Ottanta, con la fine dell’ordine keynesiano postbellico. Si tratta di una geometria del potere che ha messo in crisi le condizioni di possibilità della critica stessa, dal momento che si configura come governo delle crisi capace di neutralizzare il potenziale trasformativo della critica; esso, per dirla in termini koselleckiani, ha sganciato la critica dalla crisi. Secondo alcuni intellettuali, la critica è perciò finita, per altri essa si è trasformata in una forma dadaista di variazione a-direzionale dell’esistente, cioè la post-critica. La mia tesi è, all’opposto, che, pur se sconnessa dalla crisi e pur se in gran parte ineffettuale, la critica esista e costituisca una formazione concettuale peculiare di cui ricostruisco la storia, indagandone la semantica-politica, la struttura, le forme, e le funzioni euristiche, politiche e polemiche. La critica del neoliberalismo costituisce una “riabilitazione” della cultura critica precedente, ereditandone e risignificandone problemi, orizzonti d’aspettativa e spazi di esperienza, tentando di riattualizzarli in un’epoca nuova, in base alla quale ripensare i propri soggetti, le proprie prospettive e le proprie temporalità, nonché il proprio rapporto problematico con la trasformazione sociale, con la rivoluzione e con la crisi, in un contesto in cui si trova “senza garanzie”, perché sganciata dalle filosofie della storia, che ne illuminano e direzionano definitamente il percorso, e dai fondamenti ultimi, che ne ancorano le proposte su eterne ontologie. La critica senza crisi, senza garanzie e post-fondazionale, è una critica ineffettuale, ma non impotente; essa ha una debole forza. L’indagine si svolge attingendo alla metodologia della storia dei concetti koselleckiana; è a partire da quest’ultima (senza presumere di interpretarla alla lettera) che si sostiene la tesi secondo cui il neoliberalismo è una “invenzione” concettuale del discorso che la critica. Prima di tale invenzione, infatti, il concetto di neoliberalismo non è diffuso nel dibattito politico e, stando alle sue rare occorrenze, la parola ha significati molto vaghi, che hanno poco o nulla a che vedere l’uno con l’altro (dall’economia sociale di mercato tedesca, al keynesismo, all’esistenzialismo sartriano). Esso ha goduto di una limitata notorietà quando dagli anni Trenta agli anni Sessanta del Novecento, diventa il “concetto di movimento” per un gruppo molto eterogeneo di teorici intenzionati a rinnovare il liberalismo; quando i contenuti concettuali di queste eterogenee teorie iniziano a guadagnare popolarità non portano più tale nome comune, ma differenti etichette, che non restituiscono l'unitarietà di un medesimo indirizzo politico. È dunque mettendo consapevolmente l'accento su tale contingenza che sostengo che il neoliberalismo è un’invenzione della critica, la quale non solo ricostruisce l’unitarietà andata perduta di quel cosmo dottrinario, ma soprattutto individua con tale concetto le segmentazioni del potere dell’ordine a cui è immanente, riconducendone le premesse ‒ in parte ma non sempre ‒ a quell’apparato teorico. Per meglio comprendere la novità e l’originalità dell’invenzione critica del neoliberalismo, dedico una prima parte della tesi alla ricostruzione di tale apparato teorico, mostrandone la semantica-politica nei suoi tratti essenziali: in questo ambito mi soffermo sulla logica polemica delle eterogenee dottrine che formano il movimento neoliberale, mostrando che quest’ultimo nasce a partire da un’intesa polemica. Non vi è alcun neoliberalismo dottrinario che non sia un “neoliberalismo contro”. Nella seconda parte della tesi, la parte principale dell’elaborato, ricostruisco invece la ri-semantizzazione del lemma da parte della critica, processo che installa il concetto di neoliberalismo al centro del dibattito politico e lo rende un oggetto di conoscenza, discussione, esperienza ‒ cosa che prima non era. Le due parti della tesi non sono legate solo da una contingenza nominale, ma da una tensione polemica fondamentale: schematicamente, se la prima analizza come, nell’ottica delle dottrine neoliberali, occorra produrre un ordine in cui governare le crisi, per neutralizzare la trasformazione sociale innescata dalla critica; la seconda indaga come, nell’ottica della critica, occorra ripensare la trasformazione sociale in un ordine in cui la crisi è un dispositivo di governo e perciò, in quanto tale, è costantemente rinviata e governata. La ricerca riguarda dunque la costellazione concettuale di critica e crisi nell’ordine neoliberale, ripercorrendo, chiarendo e indagando, i principali conflitti semantico-polemici condensati nel concetto polemico di “neoliberalismo”.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/112079
URN:NBN:IT:UNIROMA1-112079