Il progetto di ricerca sviluppato in questa tesi muove da una riflessione sul rilievo che la dimensione della corporeità riveste nell’opera di Plauto. In effetti, è opinione diffusa che la comicità plautina insista su aspetti molto marcati di corporeità, ma in realtà a un esame più approfondito la ‘fisicità’ nelle commedie di Plauto appare come una caratteristica estremamente sfuggente, refrattaria a classificazioni di qualunque tipo, visto che il lessico corporeo dell’autore si situa più sul piano della connotazione che su quello della denotazione. Forse anche per questo motivo, l’argomento non è ancora mai stato studiato in modo sistematico, benché il testo plautino offra in tal senso un campo di indagine molto promettente e nonostante il diffuso interesse per il tema del corpo mostrato negli ultimi tempi dagli studi sul mondo antico. Un esame al contempo approfondito e trasversale dell’utilizzo dei termini relativi al corpo nelle commedie di Plauto è apparso improponibile per la vastità e la complessità del lavoro, che avrebbe rischiato di diventare dispersivo e di non approdare a risultati chiari e soddisfacenti; si è pertanto individuata una modalità di ricerca che, pur delimitando il campo di indagine, miri a rendere conto della marcata polisemia ed allusività del linguaggio plautino e che risulti comunque flessibile ed efficace per confronti trasversali all’interno dell’intero corpus delle opere dell’autore. La soluzione adottata consiste nell’incrociare i risultati di due diverse serie di ricerche: la prima, ‘sintagmatica’, basata sull’analisi di una commedia plautina fra le più note per la ‘fisicità’ marcata, lo Pseudolus; la seconda, ‘paradigmatica’, mirata all’approfondimento di un termine del lessico corporeo individuato per la sua ‘plautinità’ e per la sua capacità (sia linguistica che culturale) di generare situazioni comiche: fra i vari possibili si è scelto, per la potenzialità creativa che lo contraddistingue, il termine dens. L’indagine si è poi basata sulla rilevazione di elementi significativi per la ‘distanza’ dai modelli culturali del lettore odierno, sulla ricostruzione delle valenze che tali elementi potevano assumere nella mentalità comune della Roma arcaica e sul tentativo di ricollocare gli stessi elementi nel probabile panorama interpretativo del pubblico dell’epoca. Il corpo di Pseudolo si è gradualmente delineato come un corpo di schiavo che esibisce però una fisionomia mutevole e composita, sovrapponendo alle caratteristiche servili tratti di volta in volta variabili, come quelli del condottiero aristocratico o dell’indovino. Caratterizzato da sproporzioni e da posture incongrue rispetto al suo status, il corpo di Pseudolo è uno spazio espressivo essenziale in cui si gioca comicamente il contrasto fra l’ostentazione di atteggiamenti da uomo libero e il rischio della punizione fisica. Le occorrenze plautine del termine dens e derivati hanno ugualmente consentito di delineare una serie di costanti culturali su cui Plauto crea situazioni comiche: dalla personificazione di dettagli corporei significativi, quali i denti dei parassiti, alla vivace rappresentazione fisica di categorie relative all’età, alla deformazione comica del corpo, alla condensazione nel corpo di situazioni-tipo relative all’aggressività, alla costruzione fantastica di una casa-organismo dotata di porta-bocca. Incrociando i risultati delle due analisi, cioè dell’asse ‘sintagmatico’ e di quello ‘paradigmatico’, l’indagine è approdata a risultati convergenti. Si è infatti evidenziato come, nell’elaborazione comica (soprattutto per iperbole o inversione) di alcuni aspetti salienti dell’‘enciclopedia culturale’ che accomunava l’autore al proprio pubblico, emerga la tendenza di Plauto a operare una ri-costruzione del corpo attraverso la parola, puntando sostanzialmente sulla capacità di ricezione ‘attiva’ degli spettatori, sollecitati a ricostruire con l’immaginazione, probabilmente ben al di là dei limitati strumenti offerti dal costume di scena, un mondo variegato di personaggi dalla potente ‘corporeità’ comica.
Il corpo comico in Plauto. Rappresentazioni, riferimenti, giochi di parole a partire dallo Pseudolus.
ROTA, ROSANNA
2017
Abstract
Il progetto di ricerca sviluppato in questa tesi muove da una riflessione sul rilievo che la dimensione della corporeità riveste nell’opera di Plauto. In effetti, è opinione diffusa che la comicità plautina insista su aspetti molto marcati di corporeità, ma in realtà a un esame più approfondito la ‘fisicità’ nelle commedie di Plauto appare come una caratteristica estremamente sfuggente, refrattaria a classificazioni di qualunque tipo, visto che il lessico corporeo dell’autore si situa più sul piano della connotazione che su quello della denotazione. Forse anche per questo motivo, l’argomento non è ancora mai stato studiato in modo sistematico, benché il testo plautino offra in tal senso un campo di indagine molto promettente e nonostante il diffuso interesse per il tema del corpo mostrato negli ultimi tempi dagli studi sul mondo antico. Un esame al contempo approfondito e trasversale dell’utilizzo dei termini relativi al corpo nelle commedie di Plauto è apparso improponibile per la vastità e la complessità del lavoro, che avrebbe rischiato di diventare dispersivo e di non approdare a risultati chiari e soddisfacenti; si è pertanto individuata una modalità di ricerca che, pur delimitando il campo di indagine, miri a rendere conto della marcata polisemia ed allusività del linguaggio plautino e che risulti comunque flessibile ed efficace per confronti trasversali all’interno dell’intero corpus delle opere dell’autore. La soluzione adottata consiste nell’incrociare i risultati di due diverse serie di ricerche: la prima, ‘sintagmatica’, basata sull’analisi di una commedia plautina fra le più note per la ‘fisicità’ marcata, lo Pseudolus; la seconda, ‘paradigmatica’, mirata all’approfondimento di un termine del lessico corporeo individuato per la sua ‘plautinità’ e per la sua capacità (sia linguistica che culturale) di generare situazioni comiche: fra i vari possibili si è scelto, per la potenzialità creativa che lo contraddistingue, il termine dens. L’indagine si è poi basata sulla rilevazione di elementi significativi per la ‘distanza’ dai modelli culturali del lettore odierno, sulla ricostruzione delle valenze che tali elementi potevano assumere nella mentalità comune della Roma arcaica e sul tentativo di ricollocare gli stessi elementi nel probabile panorama interpretativo del pubblico dell’epoca. Il corpo di Pseudolo si è gradualmente delineato come un corpo di schiavo che esibisce però una fisionomia mutevole e composita, sovrapponendo alle caratteristiche servili tratti di volta in volta variabili, come quelli del condottiero aristocratico o dell’indovino. Caratterizzato da sproporzioni e da posture incongrue rispetto al suo status, il corpo di Pseudolo è uno spazio espressivo essenziale in cui si gioca comicamente il contrasto fra l’ostentazione di atteggiamenti da uomo libero e il rischio della punizione fisica. Le occorrenze plautine del termine dens e derivati hanno ugualmente consentito di delineare una serie di costanti culturali su cui Plauto crea situazioni comiche: dalla personificazione di dettagli corporei significativi, quali i denti dei parassiti, alla vivace rappresentazione fisica di categorie relative all’età, alla deformazione comica del corpo, alla condensazione nel corpo di situazioni-tipo relative all’aggressività, alla costruzione fantastica di una casa-organismo dotata di porta-bocca. Incrociando i risultati delle due analisi, cioè dell’asse ‘sintagmatico’ e di quello ‘paradigmatico’, l’indagine è approdata a risultati convergenti. Si è infatti evidenziato come, nell’elaborazione comica (soprattutto per iperbole o inversione) di alcuni aspetti salienti dell’‘enciclopedia culturale’ che accomunava l’autore al proprio pubblico, emerga la tendenza di Plauto a operare una ri-costruzione del corpo attraverso la parola, puntando sostanzialmente sulla capacità di ricezione ‘attiva’ degli spettatori, sollecitati a ricostruire con l’immaginazione, probabilmente ben al di là dei limitati strumenti offerti dal costume di scena, un mondo variegato di personaggi dalla potente ‘corporeità’ comica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/113270
URN:NBN:IT:UNIVR-113270