A partire dal “grande disaccordo” presente nel dibattito contemporaneo delle Scienze Cognitive sul costrutto centrale di Rappresentazione e sul suo significato, in “La natura sociale della rappresentazione mentale” si delinea un’ipotesi nella quale tale elemento epistemologico è riposizionato quale conseguenza emergente dell’interazione su base sensorimotoria tra esseri umani. Il lavoro si inserisce all’interno del paradigma embodied tentando, essenzialmente, un processo di cucitura, nella convinzione che, ad oggi, sia quantomai essenziale uno sforzo di sintesi della costellazione degli approcci esistenti, con particolare riferimento all’approccio embodied minimale di Barsalou, Gallese, Goldman e de Vignemont, e l’approccio enattivista sensorimotorio di Di Paolo, De Jaegher, Cuffari e Barandiaran. Il corpo umano, quale configurazione organico-strutturale vincolatoria per la cognizione, interagisce nell’ambiente in cui è immerso costituendo invarianze sensorimotorie: loop formati da pattern sensoriali e motori guidati da un’efficacia omeostatica che ne seleziona i comportamenti adattivi e ne ottimizza le interazioni costruendo affordance sul mondo. In questo senso, è stato suggerito un protocollo di informazione sensorimotorio, che stabilisce che gli elementi primi della cognizione siano di natura sensoriale e che la loro dinamica di associazione sia di carattere motorio. Un particolare tipo di interazione, quella sociale (cioè quella formata da almeno due agenti) determina invarianze sensorimotorie del tutto peculiari, definite schemi sensorimotori condivisi: qui le invarianze sensorimotorie sono co-determinate e sostenute nell’interazione tra gli agenti e determinano, nella ricorsività della loro messa in atto nel tempo, pratiche sensorimotorie condivise. È il passaggio dal movimento al gesto, prodromo della comunicazione simbolica. Nella pratica sociale dei corpi in interazione, si sedimentano invarianze che determinano il piano regolatorio della vita di gruppo e della comunicazione specie-specifica che la pervade. Queste invarianze costituiscono il mattone primo della Rappresentazione, il passaggio dal know-how sensorimotorio di Di Paolo e colleghi (2017, 2018) o dalla competenza di Dennett (2018), all’immagine manifesta, cioè ad un tipo di cognizione dotata di contenuto. Il segnale costituito dal gesto si libera di alcuni vincoli corporei per trasferirsi su altri (i vincoli del linguaggio), esplodono le potenzialità ricorsive, l’invarianza sensorimotoria si astrae (cioè si ottimizza, ripulendosi dei molti elementi per trattenere quelli salienti) in segno e parola. La capacità di costituire analogie suggerita da Hofstadter (2001) raggiunge un punto critico in virtù dell’interazione agente-agente, le norme sensorimotorie sociali cominciano ad abitare la cognizione dotandola di un contenuto, un’immagine manifesta utile a parametrizzare il Sé, l’Altro e l’ambiente, e ad acquisire nuovi vantaggi evolutivi rendendoci capaci di “vederci da fuori”, e modulare i nostri segnali, prima generati inconsapevolmente quali competenze incorporate, in modo che possano essere regolati per ad hoc dall’agente espressivo per obiettivi a lungo termine (evitare sanzioni sociali, persuadere il prossimo per allineare gli obiettivi), diventando comprensione. È la scintilla di un nuovo e irriducibile livello emergente e vincolatorio per la cognizione: la generazione del piano semantico.

La natura sociale della rappresentazione mentale. Per una formulazione sensorimotoria condivisa del contenuto mentale.

BALDO GENTILE, Joel Osea
2024

Abstract

A partire dal “grande disaccordo” presente nel dibattito contemporaneo delle Scienze Cognitive sul costrutto centrale di Rappresentazione e sul suo significato, in “La natura sociale della rappresentazione mentale” si delinea un’ipotesi nella quale tale elemento epistemologico è riposizionato quale conseguenza emergente dell’interazione su base sensorimotoria tra esseri umani. Il lavoro si inserisce all’interno del paradigma embodied tentando, essenzialmente, un processo di cucitura, nella convinzione che, ad oggi, sia quantomai essenziale uno sforzo di sintesi della costellazione degli approcci esistenti, con particolare riferimento all’approccio embodied minimale di Barsalou, Gallese, Goldman e de Vignemont, e l’approccio enattivista sensorimotorio di Di Paolo, De Jaegher, Cuffari e Barandiaran. Il corpo umano, quale configurazione organico-strutturale vincolatoria per la cognizione, interagisce nell’ambiente in cui è immerso costituendo invarianze sensorimotorie: loop formati da pattern sensoriali e motori guidati da un’efficacia omeostatica che ne seleziona i comportamenti adattivi e ne ottimizza le interazioni costruendo affordance sul mondo. In questo senso, è stato suggerito un protocollo di informazione sensorimotorio, che stabilisce che gli elementi primi della cognizione siano di natura sensoriale e che la loro dinamica di associazione sia di carattere motorio. Un particolare tipo di interazione, quella sociale (cioè quella formata da almeno due agenti) determina invarianze sensorimotorie del tutto peculiari, definite schemi sensorimotori condivisi: qui le invarianze sensorimotorie sono co-determinate e sostenute nell’interazione tra gli agenti e determinano, nella ricorsività della loro messa in atto nel tempo, pratiche sensorimotorie condivise. È il passaggio dal movimento al gesto, prodromo della comunicazione simbolica. Nella pratica sociale dei corpi in interazione, si sedimentano invarianze che determinano il piano regolatorio della vita di gruppo e della comunicazione specie-specifica che la pervade. Queste invarianze costituiscono il mattone primo della Rappresentazione, il passaggio dal know-how sensorimotorio di Di Paolo e colleghi (2017, 2018) o dalla competenza di Dennett (2018), all’immagine manifesta, cioè ad un tipo di cognizione dotata di contenuto. Il segnale costituito dal gesto si libera di alcuni vincoli corporei per trasferirsi su altri (i vincoli del linguaggio), esplodono le potenzialità ricorsive, l’invarianza sensorimotoria si astrae (cioè si ottimizza, ripulendosi dei molti elementi per trattenere quelli salienti) in segno e parola. La capacità di costituire analogie suggerita da Hofstadter (2001) raggiunge un punto critico in virtù dell’interazione agente-agente, le norme sensorimotorie sociali cominciano ad abitare la cognizione dotandola di un contenuto, un’immagine manifesta utile a parametrizzare il Sé, l’Altro e l’ambiente, e ad acquisire nuovi vantaggi evolutivi rendendoci capaci di “vederci da fuori”, e modulare i nostri segnali, prima generati inconsapevolmente quali competenze incorporate, in modo che possano essere regolati per ad hoc dall’agente espressivo per obiettivi a lungo termine (evitare sanzioni sociali, persuadere il prossimo per allineare gli obiettivi), diventando comprensione. È la scintilla di un nuovo e irriducibile livello emergente e vincolatorio per la cognizione: la generazione del piano semantico.
9-apr-2024
Italiano
Italiano
embodied cognition, enactivism, sensorimotor, representation, social cognition
FALZONE, Alessandra
CHIRICO', Donata
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/117864
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIME-117864