Tramite il Programma Man and Biosphere (MAB) l’UNESCO ha incluso il Parco Nazionale Yasuni e la Riserva Indigena Waorani all’interno della rete mondiale delle Riserve di Biofera. La Riserva di Biosfera Yasuni si individua all’interno della Napo Ecoregion nell’Amazzonia Occidentale che costituisce una tra le aree con maggior diversità sia biologica che culturale. In tale area, infatti, ci sono elevati indici di biodiversità per numerosi gruppi tassonomici e, al tempo stesso, è dimora di numerose etnie indigene, tra cui gli ultimi popoli non contattati. Tuttavia, a causa delle ingenti riserve di energia fossile e il ruolo cruciale che gioca il petrolio nell’economia nazionale, lo Stato ecuadoriano ha zonizzato aree specifiche della Regione Amazzonica adibite allo sfruttamento delle riserve energetiche ed alla produzione idrocarburifera. La Riserva di Biosfera Yasuni attualmente presenta una sovrapposizione geografica dell’80% con le concessioni per la produzione petrolifera. In passato lo sviluppo industriale nell’Amazzonia ecuadoriana ha causato importanti impatti ambientali e sociali sui territori amazzonici. Alcuni degli effetti diretti sono deforestazione per le infrastrutture (pozzi, piattaforme, oleodotti), prospezione sismica, sversamenti di idrocarburi, rilascio di gas di scarto e inquinamento chimico dovuto a smaltimento diretto dei reflui industriali nell’ambiente. Gli effetti indiretti si presentano invece principalmente associati alla realizzazione di un sistema di infrastrutture di comunicazione terrestre per la comunicazione ed il trasporto degli idrocarburi che spesso evolvono in vettori dei processi di colonizzazione del bosco primario, rappresentato dal Bosco Umido Tropicale. La colonizzazione dell’Amazzonia, infatti, diventa la principale causa dei processi di deforestazione, estrazione legale ed illegale di legname, attività non sostenibili di caccia dovuti ai nuovi insediamenti delle comunità locali. Al tempo stesso tali cambiamenti costituiscono una minaccia alla stessa sopravvivenza dei popoli indigeni in isolamento volontario (Tagaeri Taromenane). La produzione idrocarburifera ed i suoi impatti diretti ed indiretti sugli ecosistemi tropicali ha fatto diventare l’Ecoregione del Napo uno dei 14 maggiori fronti di deforestazione a livello mondiale. Tra le infrastrutture terrestri la Via Auca rappresenta la spina dorsale dell’industria petrolifera nel settore occidentale della Riserva della Biosfera Yasuní che, alimentando in modo rapido ed intenso i processi di colonizzazione idrocarburifera e agricola, configura differenti territori sovrapposti e tra loro in conflitto. Le problematiche socio-ambientali dell’Yasuní hanno assunto oggi un’elevata visibilità internazionale a causa dell’Iniziativa “Yasuni-ITT” lanciata dal Governo ecuadoriano nel 2007. Tale iniziativa internazionale si inserisce all’interno dei Protocolli di Kyoto e del mercato dei servizi ambientali e si prefigge, con la finalità di proteggere la biodiversità e i territori indigeni da un lato e di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici dall’altro, di lasciare nel sottosuolo amazzonico circa 850 milioni di barili di petrolio greggio. In tale modo si eviterebbe l’emissione in atmosfera di 410 milioni di tonnellate di CO2 in cambio di una compensazione economica da parte dei “paesi sviluppati” sensibili alle problematiche della deforestazione tropicale ed agli impatti dei cambiamenti climatici. In tale ricerca si intende ri-costruire una visione geografica dell’espansione della frontiera petrolifera attraverso analisi spaziali e multi temporali delle infrastrutture terrestri; allo stesso tempo approfondire la dimensione del conflitto ambientale nel contesto dell’Amazzonia ecuadoriana analizzando le dinamiche che configurano i differenti territori. Il primo capitolo affronta i diversi approcci teorici inerenti la conservazione della biodiversità ed i progetti per lo sviluppo sostenibile. Tramite un’analisi comparativa dei diversi strumenti concettuali presenta l’approccio ecosistemico e quello della cartografia critica come chiavi di lettura per analizzare i diversi progetti di territorio nell’area di influenza della Riserva di Biosfera Yasuni. Il secondo capitolo approfondisce la tematica delle informazioni geo-spaziali mettendo in relazione quelle collegate alle fonti ufficiali, con quelle ottenute tramite ricerca geografica: dalle analisi “da remoto” alla verifica al suolo (ground truth) dei dati spaziali. Si illustra inoltre la metodologia del GIS partecipativo e la combinazione degli approcci qualitativi e quantitativi per mettere campo un’analisi di tipo sistemico del territorio. Il terzo capitolo inquadra lo Yasuní come icona dell’Amazzonia. Tramite un percorso di analisi trans-scalare si affrontano le problematiche inerenti all’estrattivismo energetico e alle grandi trasformazioni infrastrutturali dalla scala del bacino del Rio delle Amazzoni, passando per la Regione Amazzonica Occidentale fino ad arrivare alla Ragion Amazzonica Ecuadoriana. In tale maniera si intende decostruire le visioni distorte e semplificate prodotte dalle narrazioni ufficiali e mediatiche, con l’obiettivo di riprendere il ruolo della geografia nella descrizione e nell’analisi delle complessità e molteplicità dei progetti territoriali che coesistono nel medesimo spazio topografico dell’Oriente amazzonico. Il quarto capitolo illustra i risultati restituiti dalla ricerca e dall’elaborazione dei dati spaziali ottenuti sul campo: l’espansione delle vie terrestri; i confini del Parco Yasuní e i conflitti tra i diversi attori, la geografia impossibile della Zona Intangible Tagaeri Taromenane (e lo scontro fra la geometria nazionale e la geografia del nomadismo), il caso “T” (Tiputini) dell’Iniziativa Yasuni-ITT e il suo dibattito artificiale sul pozzo estrattivo che è all’esterno dell’area protetta. Il quinto capitolo presenta la discussione dei risultati affrontando la problematica delle diverse rappresentazioni cartografiche e dei suoi impatti sui territori dello Yasuní. Si approfondisce inoltre la tematica dello Yasuní tra confini includenti ed escludenti, proponendo una prospettiva diversa nell’elaborazione della cartografia critica e di sintesi, con la possibilità di costruire una cartografia che aiuti la comprensione della complessità territoriale di un’icona dell’Amazzonia che non può essere semplificata e amputata da una pura enumerazione della diversità biologica.

Expansión de la frontera petrolera y conflictos ambientales en la Amazonía Ecuatoriana: el caso de la Reserva de Biosfera Yasuní

PAPPALARDO, SALVATORE
2013

Abstract

Tramite il Programma Man and Biosphere (MAB) l’UNESCO ha incluso il Parco Nazionale Yasuni e la Riserva Indigena Waorani all’interno della rete mondiale delle Riserve di Biofera. La Riserva di Biosfera Yasuni si individua all’interno della Napo Ecoregion nell’Amazzonia Occidentale che costituisce una tra le aree con maggior diversità sia biologica che culturale. In tale area, infatti, ci sono elevati indici di biodiversità per numerosi gruppi tassonomici e, al tempo stesso, è dimora di numerose etnie indigene, tra cui gli ultimi popoli non contattati. Tuttavia, a causa delle ingenti riserve di energia fossile e il ruolo cruciale che gioca il petrolio nell’economia nazionale, lo Stato ecuadoriano ha zonizzato aree specifiche della Regione Amazzonica adibite allo sfruttamento delle riserve energetiche ed alla produzione idrocarburifera. La Riserva di Biosfera Yasuni attualmente presenta una sovrapposizione geografica dell’80% con le concessioni per la produzione petrolifera. In passato lo sviluppo industriale nell’Amazzonia ecuadoriana ha causato importanti impatti ambientali e sociali sui territori amazzonici. Alcuni degli effetti diretti sono deforestazione per le infrastrutture (pozzi, piattaforme, oleodotti), prospezione sismica, sversamenti di idrocarburi, rilascio di gas di scarto e inquinamento chimico dovuto a smaltimento diretto dei reflui industriali nell’ambiente. Gli effetti indiretti si presentano invece principalmente associati alla realizzazione di un sistema di infrastrutture di comunicazione terrestre per la comunicazione ed il trasporto degli idrocarburi che spesso evolvono in vettori dei processi di colonizzazione del bosco primario, rappresentato dal Bosco Umido Tropicale. La colonizzazione dell’Amazzonia, infatti, diventa la principale causa dei processi di deforestazione, estrazione legale ed illegale di legname, attività non sostenibili di caccia dovuti ai nuovi insediamenti delle comunità locali. Al tempo stesso tali cambiamenti costituiscono una minaccia alla stessa sopravvivenza dei popoli indigeni in isolamento volontario (Tagaeri Taromenane). La produzione idrocarburifera ed i suoi impatti diretti ed indiretti sugli ecosistemi tropicali ha fatto diventare l’Ecoregione del Napo uno dei 14 maggiori fronti di deforestazione a livello mondiale. Tra le infrastrutture terrestri la Via Auca rappresenta la spina dorsale dell’industria petrolifera nel settore occidentale della Riserva della Biosfera Yasuní che, alimentando in modo rapido ed intenso i processi di colonizzazione idrocarburifera e agricola, configura differenti territori sovrapposti e tra loro in conflitto. Le problematiche socio-ambientali dell’Yasuní hanno assunto oggi un’elevata visibilità internazionale a causa dell’Iniziativa “Yasuni-ITT” lanciata dal Governo ecuadoriano nel 2007. Tale iniziativa internazionale si inserisce all’interno dei Protocolli di Kyoto e del mercato dei servizi ambientali e si prefigge, con la finalità di proteggere la biodiversità e i territori indigeni da un lato e di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici dall’altro, di lasciare nel sottosuolo amazzonico circa 850 milioni di barili di petrolio greggio. In tale modo si eviterebbe l’emissione in atmosfera di 410 milioni di tonnellate di CO2 in cambio di una compensazione economica da parte dei “paesi sviluppati” sensibili alle problematiche della deforestazione tropicale ed agli impatti dei cambiamenti climatici. In tale ricerca si intende ri-costruire una visione geografica dell’espansione della frontiera petrolifera attraverso analisi spaziali e multi temporali delle infrastrutture terrestri; allo stesso tempo approfondire la dimensione del conflitto ambientale nel contesto dell’Amazzonia ecuadoriana analizzando le dinamiche che configurano i differenti territori. Il primo capitolo affronta i diversi approcci teorici inerenti la conservazione della biodiversità ed i progetti per lo sviluppo sostenibile. Tramite un’analisi comparativa dei diversi strumenti concettuali presenta l’approccio ecosistemico e quello della cartografia critica come chiavi di lettura per analizzare i diversi progetti di territorio nell’area di influenza della Riserva di Biosfera Yasuni. Il secondo capitolo approfondisce la tematica delle informazioni geo-spaziali mettendo in relazione quelle collegate alle fonti ufficiali, con quelle ottenute tramite ricerca geografica: dalle analisi “da remoto” alla verifica al suolo (ground truth) dei dati spaziali. Si illustra inoltre la metodologia del GIS partecipativo e la combinazione degli approcci qualitativi e quantitativi per mettere campo un’analisi di tipo sistemico del territorio. Il terzo capitolo inquadra lo Yasuní come icona dell’Amazzonia. Tramite un percorso di analisi trans-scalare si affrontano le problematiche inerenti all’estrattivismo energetico e alle grandi trasformazioni infrastrutturali dalla scala del bacino del Rio delle Amazzoni, passando per la Regione Amazzonica Occidentale fino ad arrivare alla Ragion Amazzonica Ecuadoriana. In tale maniera si intende decostruire le visioni distorte e semplificate prodotte dalle narrazioni ufficiali e mediatiche, con l’obiettivo di riprendere il ruolo della geografia nella descrizione e nell’analisi delle complessità e molteplicità dei progetti territoriali che coesistono nel medesimo spazio topografico dell’Oriente amazzonico. Il quarto capitolo illustra i risultati restituiti dalla ricerca e dall’elaborazione dei dati spaziali ottenuti sul campo: l’espansione delle vie terrestri; i confini del Parco Yasuní e i conflitti tra i diversi attori, la geografia impossibile della Zona Intangible Tagaeri Taromenane (e lo scontro fra la geometria nazionale e la geografia del nomadismo), il caso “T” (Tiputini) dell’Iniziativa Yasuni-ITT e il suo dibattito artificiale sul pozzo estrattivo che è all’esterno dell’area protetta. Il quinto capitolo presenta la discussione dei risultati affrontando la problematica delle diverse rappresentazioni cartografiche e dei suoi impatti sui territori dello Yasuní. Si approfondisce inoltre la tematica dello Yasuní tra confini includenti ed escludenti, proponendo una prospettiva diversa nell’elaborazione della cartografia critica e di sintesi, con la possibilità di costruire una cartografia che aiuti la comprensione della complessità territoriale di un’icona dell’Amazzonia che non può essere semplificata e amputata da una pura enumerazione della diversità biologica.
31-gen-2013
Amazzonia, biodiversità, GIS, GIS partecipativo, Yasuni, popoli indigeni, Waorani, Huaorani, Petrolio, conflitti ambientali, cambiamenti climatici, servizi ambientali, servizi ecosistemici, Zona Intangibile Tagari Taromenane, Biodiversity conservation, Amazon, Yasuni, Ecuador, Intangible Zone, Tagaeri Taromenane, Waorani, Huaorani, climate change, environmental services, ecosystem services, GIS, participatory GIS
DE MARCHI, MASSIMO
LA ROCCA, MARIA CRISTINA
Università degli studi di Padova
240
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/118064
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-118064