Questa ricerca rielabora alcuni nuclei problematici, anche dal punto di vista storiografico, e, sulla base delle fonti pubbliche veneziane, cioè dalla prospettiva di chi produce la documentazione di governo, analizza il rapporto tra Venezia e lo Studio padovano come esperienza di potere, inserita in una compagine statuale in continua ridefinizione. Le fonti usate, in larga misura trascritte nel Corpus documentario della presente tesi di dottorato, sono state prodotte dai massimi organi di governo e giudiziari di Venezia (Senato, Collegio, Signoria, Quarantia Criminale), dai rettori veneziani e dal Consiglio civico di Padova. La ricerca da me svolta ha studiato la dominazione veneziana di Padova nell'arco di poco più di un secolo (1405-1509). L'obiettivo del presente studio consiste nel confermare, correggere e approfondire gli aspetti fondamentali dei rapporti tra l’azione politica del Dominio veneziano e la complessa e stratificata realtà universitaria della città ormai suddita. L'argomento del primo capitolo è il finanziamento dello Studio, che avveniva attraverso lo stanziamento di un budget ordinario e di fondi straordinari derivanti da introiti fiscali e da risparmi su altri capitoli di spesa della Camera fiscale di Padova. Venezia inoltre tentò di ridurre il più possibile il numero delle cattedre finanziate con denaro della Camera fiscale di Padova gestito da Camerlenghi veneziani e l'importo degli stipendi dei docenti. Nel secondo capitolo vengono studiati i passaggi decisionali attuati per la definizione del rotulo (organigramma dei docenti) e si fa luce sui meccanismi istituzionali che portavano all'ingaggio dei doctores famosi, inseriti in un mercato dei docenti interuniversitario. Nella gestione locale di questi aspetti che riguardavano il corpo docente, ebbero un ruolo di coordinamento sempre più marcato i rettori veneziani di Padova (podestà e capitano) con poteri di controllo, intervento e iniziativa. Il rapporto tra le universitates studentesche e il governo veneziano è trattato nel terzo capitolo, nel quale si evidenzia che, pur nel rispetto formale delle tradizionali libertates studentesche sancite dagli statuti universitari, Venezia limitò alcuni fondamentali aspetti dell'autonomia degli studenti come la scelta dei professori. Inoltre il monopolio universitario e il protezionismo scolastico dello Studio di Padova, inaugurato da Venezia sin dai primissimi anni della Dominazione di Padova rientrarono tra gli espedienti per assicurare, come promesso ai cittadini di Padova nella Bolla d'oro del 1406, un maggior afflusso di studenti, ma furono anche misure che ricoprirono più ampie valenze politiche e sociali, nell'ambito di una articolata e complessa compagine statuale come la Terraferma veneta.
Studium Paduanum e Ducale Dominium nel lungo Quattrocento
BOTTARO, FRANCESCO
2010
Abstract
Questa ricerca rielabora alcuni nuclei problematici, anche dal punto di vista storiografico, e, sulla base delle fonti pubbliche veneziane, cioè dalla prospettiva di chi produce la documentazione di governo, analizza il rapporto tra Venezia e lo Studio padovano come esperienza di potere, inserita in una compagine statuale in continua ridefinizione. Le fonti usate, in larga misura trascritte nel Corpus documentario della presente tesi di dottorato, sono state prodotte dai massimi organi di governo e giudiziari di Venezia (Senato, Collegio, Signoria, Quarantia Criminale), dai rettori veneziani e dal Consiglio civico di Padova. La ricerca da me svolta ha studiato la dominazione veneziana di Padova nell'arco di poco più di un secolo (1405-1509). L'obiettivo del presente studio consiste nel confermare, correggere e approfondire gli aspetti fondamentali dei rapporti tra l’azione politica del Dominio veneziano e la complessa e stratificata realtà universitaria della città ormai suddita. L'argomento del primo capitolo è il finanziamento dello Studio, che avveniva attraverso lo stanziamento di un budget ordinario e di fondi straordinari derivanti da introiti fiscali e da risparmi su altri capitoli di spesa della Camera fiscale di Padova. Venezia inoltre tentò di ridurre il più possibile il numero delle cattedre finanziate con denaro della Camera fiscale di Padova gestito da Camerlenghi veneziani e l'importo degli stipendi dei docenti. Nel secondo capitolo vengono studiati i passaggi decisionali attuati per la definizione del rotulo (organigramma dei docenti) e si fa luce sui meccanismi istituzionali che portavano all'ingaggio dei doctores famosi, inseriti in un mercato dei docenti interuniversitario. Nella gestione locale di questi aspetti che riguardavano il corpo docente, ebbero un ruolo di coordinamento sempre più marcato i rettori veneziani di Padova (podestà e capitano) con poteri di controllo, intervento e iniziativa. Il rapporto tra le universitates studentesche e il governo veneziano è trattato nel terzo capitolo, nel quale si evidenzia che, pur nel rispetto formale delle tradizionali libertates studentesche sancite dagli statuti universitari, Venezia limitò alcuni fondamentali aspetti dell'autonomia degli studenti come la scelta dei professori. Inoltre il monopolio universitario e il protezionismo scolastico dello Studio di Padova, inaugurato da Venezia sin dai primissimi anni della Dominazione di Padova rientrarono tra gli espedienti per assicurare, come promesso ai cittadini di Padova nella Bolla d'oro del 1406, un maggior afflusso di studenti, ma furono anche misure che ricoprirono più ampie valenze politiche e sociali, nell'ambito di una articolata e complessa compagine statuale come la Terraferma veneta.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/118150
URN:NBN:IT:UNIPD-118150