Un’appropriata comprensione della struttura e delle dinamiche dei popolamenti è basilare per una gestione forestale sostenibile. Lo studio della struttura dei popolamenti forestali passa attraverso la definizione delle relazioni tra classi dimensionali, età, specie, del ruolo dei disturbi naturali e antropici e così via. Queste relazioni emergono dall’interpretazione di dati di natura diversa (diametro, altezza, età, incrementi annuali, necromassa, posizione di ogni individuo…) che forniscono informazioni differenti ma tutte utili al fine di valutare in misura più o meno approfondita l’organizzazione e le funzionalità dell’ecosistema. Lo studio della struttura e delle dinamiche di un popolamento deve tenere in considerazione due fattori fondamentali: il tempo e lo spazio. Per quanto riguarda il primo, questo deve essere conforme con i tempi generazionali degli ecosistemi studiati e perciò nel nostro caso si parla necessariamente di lungo periodo. La predisposizione di aree di monitoraggio permanente quindi si rivela particolarmente utile ai nostri scopi, in quanto permette di disporre di database per l’acquisizione di dati a intervalli regolari nell’ambito di progetti di lunga durata, che riflettono la tendenza degli ecosistemi ad evolvere lentamente. La scala spaziale di queste aree si dovrebbe calibrare in modo tale da essere sufficiente per evidenziare le tendenze e dinamiche della vegetazione in esame. In particolare, superfici di 1-4 ha costituiscono un livello di mesoscala sufficiente a cogliere la presenza di gruppi e gradienti che sono molto spesso espressione delle dinamiche in atto nel popolamento. Il presente lavoro si è concentrato sullo studio delle strutture spaziali di popolamenti forestali scelti in base al diverso impatto antropico subito nel corso della loro vita. Le analisi sono state effettuate all’interno di aree di monitoraggio permanente di 4 ha poste in parte in foreste vergini dei Carpazi Orientali e in parte in popolamenti lasciati a libera evoluzione situati sulle Alpi. In ogni area sono state mappate e misurate tutte le piante con altezza superiore a 1.3 m, rilevando una serie di parametri biometrici (diametro a 1.3 m, altezza, altezza d’inserzione della chioma, proiezioni dei raggi di chioma, prelievo delle carotine legnose, ecc.) utili alla descrizione e al confronto delle strutture spaziali dei diversi popolamenti. In particolare, ci si è concentrati sul confronto tra popolamenti vergini e lasciati a libera evoluzione, per valutare in che misura l’impatto antropico abbia influito sulle strutture e le dinamiche di questi ultimi. In generale si è riscontrato che aree vergini, in assenza di disturbi naturali significativi, si esprimono in strutture spaziali più complesse e articolate rispetto ad analoghe formazioni precedentemente gestite. In quest'ultime, l’impatto antropico ha portato a una semplificazione nella composizione e nella struttura del bosco, che si manifesta, di volta in volta, in distribuzioni diametriche unimodali,distribuzioni spaziali casuali, strutture spaziali per gruppi dalla composizione omogenea. Questa struttura più omogenea è ancora evidente nonostante in alcuni casi siano passati più di quarant’anni dall’ultimo intervento. Sarà interessante approfondire queste dinamiche nel lungo periodo e verificare le traiettorie di sviluppo future, ovvero se tali popolamenti manterranno a lungo l'attuale tipologia o evolveranno verso strutture più naturaliformi.

FORESTE DI AREA TEMPERATA: STRUTTURE E DINAMICHE A CONFRONTO IN POPOLAMENTI VERGINI E LASCIATI A LIBERA EVOLUZIONE

LAMEDICA, SILVIA
2011

Abstract

Un’appropriata comprensione della struttura e delle dinamiche dei popolamenti è basilare per una gestione forestale sostenibile. Lo studio della struttura dei popolamenti forestali passa attraverso la definizione delle relazioni tra classi dimensionali, età, specie, del ruolo dei disturbi naturali e antropici e così via. Queste relazioni emergono dall’interpretazione di dati di natura diversa (diametro, altezza, età, incrementi annuali, necromassa, posizione di ogni individuo…) che forniscono informazioni differenti ma tutte utili al fine di valutare in misura più o meno approfondita l’organizzazione e le funzionalità dell’ecosistema. Lo studio della struttura e delle dinamiche di un popolamento deve tenere in considerazione due fattori fondamentali: il tempo e lo spazio. Per quanto riguarda il primo, questo deve essere conforme con i tempi generazionali degli ecosistemi studiati e perciò nel nostro caso si parla necessariamente di lungo periodo. La predisposizione di aree di monitoraggio permanente quindi si rivela particolarmente utile ai nostri scopi, in quanto permette di disporre di database per l’acquisizione di dati a intervalli regolari nell’ambito di progetti di lunga durata, che riflettono la tendenza degli ecosistemi ad evolvere lentamente. La scala spaziale di queste aree si dovrebbe calibrare in modo tale da essere sufficiente per evidenziare le tendenze e dinamiche della vegetazione in esame. In particolare, superfici di 1-4 ha costituiscono un livello di mesoscala sufficiente a cogliere la presenza di gruppi e gradienti che sono molto spesso espressione delle dinamiche in atto nel popolamento. Il presente lavoro si è concentrato sullo studio delle strutture spaziali di popolamenti forestali scelti in base al diverso impatto antropico subito nel corso della loro vita. Le analisi sono state effettuate all’interno di aree di monitoraggio permanente di 4 ha poste in parte in foreste vergini dei Carpazi Orientali e in parte in popolamenti lasciati a libera evoluzione situati sulle Alpi. In ogni area sono state mappate e misurate tutte le piante con altezza superiore a 1.3 m, rilevando una serie di parametri biometrici (diametro a 1.3 m, altezza, altezza d’inserzione della chioma, proiezioni dei raggi di chioma, prelievo delle carotine legnose, ecc.) utili alla descrizione e al confronto delle strutture spaziali dei diversi popolamenti. In particolare, ci si è concentrati sul confronto tra popolamenti vergini e lasciati a libera evoluzione, per valutare in che misura l’impatto antropico abbia influito sulle strutture e le dinamiche di questi ultimi. In generale si è riscontrato che aree vergini, in assenza di disturbi naturali significativi, si esprimono in strutture spaziali più complesse e articolate rispetto ad analoghe formazioni precedentemente gestite. In quest'ultime, l’impatto antropico ha portato a una semplificazione nella composizione e nella struttura del bosco, che si manifesta, di volta in volta, in distribuzioni diametriche unimodali,distribuzioni spaziali casuali, strutture spaziali per gruppi dalla composizione omogenea. Questa struttura più omogenea è ancora evidente nonostante in alcuni casi siano passati più di quarant’anni dall’ultimo intervento. Sarà interessante approfondire queste dinamiche nel lungo periodo e verificare le traiettorie di sviluppo future, ovvero se tali popolamenti manterranno a lungo l'attuale tipologia o evolveranno verso strutture più naturaliformi.
31-gen-2011
Italiano
foreste vergini, evoluzione naturale, gestione forestale, struttura di popolamento, aree di monitoraggio permanente, Picea abies, Abies alba, Fagus sylvatica, virgin forest, natural development, forest management, stand structure, permanent plot
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/118182
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-118182