Guy Boothby (Glen Osmond, Adelaide 1867 – Boscombe, Bournemouth 1905) fu uno degli scrittori più popolari e ricchi del suo tempo, sebbene al giorno d’oggi sia largamente ignorato, per non dire praticamente sconosciuto, persino tra gli studiosi della narrativa di massa dell’età vittoriana ed edoardiana. Drammaturgo mancato, lasciò l’Australia e si trasferì in Inghilterra a ventisette anni, dove divenne, seguendo il consiglio di Rudyard Kipling, uno scrittore professionista di narrativa di genere. Tra il 1894 e il 1907 vennero pubblicati cinquantadue libri di Boothby: quarantatre romanzi, otto raccolte di racconti, e un libro di viaggio. Al conto vanno aggiunti alcuni racconti e alcune poesie che vennero pubblicate in rivista ma non furono mai raccolti in volume. L’attività letteraria di Boothby in Inghilterra durò poco più di dieci anni. Il 26 Febbraio del 1905, infatti, lo scrittore venne improvvisamente colpito da un attacco di influenza che mise fine alla sua brillante carriera. Tutti i libri di Boothby vendettero molto bene, come spesso gli veniva riconosciuto. Ciò può stupire, perché i ritmi di lavoro del nostro erano frenetici, e di certo non garantivano un prodotto di qualità. Nei suoi ultimi anni di vita, Boothby dettava i suoi romanzi e i suoi racconti, anziché scriverli, e li registrava con un fonografo (secondo quanto sosteneva, non dettava mai meno di 6.000 parole al giorno). Due segretarie, poi, battevano a macchina il tutto, mentre egli si portava avanti col lavoro (possedeva la bellezza di tre fonografi): una vera e propria catena di montaggio. Venne presto considerato, a ragione, un antesignano del cosiddetto “fabbricante” (‘manufacturer’) di best seller. Boothby non ebbe mai ambizioni di alcuna sorta di diventare un grande autore. Scrivere per lui rappresentava semplicemente un mezzo per potersi permettere di vivere, per così dire, da gran signore. Tuttavia, il suo lavoro lo faceva bene, perché sapeva dare al pubblico ciò che al pubblico piaceva: ovvero, una miscela di avventura, suspense, romanticismo, esotismo, soprannaturale, e così via. Nel necrologio del Times l’intera produzione di Boothby venne definita ‘sensazionalismo puro portato agli estremi limiti’ (‘frank sensationalism carried to its furthest limits’). Il personaggio più famoso di Boothby è il malvagio ‘Dr. Nikola’, un superuomo di massa sui generis il cui ultimo scopo è la conquista dell’immortalità e il domino del mondo. Nikola apparve in una serie di cinque romanzi: A Bid for Fortune; or. Dr. Nikola’s Vendetta (1895), Doctor Nikola (1896), The Lust of Hate (1898), Dr. Nikola’s Experiment (1899), e Farewell, Nikola (1901). Il primo, secondo e quarto libro della serie vennero inizialmente pubblicati a puntate in due riviste: The Windsor e The Woman at Home. Ai tempi di Boothby, il Dr. Nikola sembra aver goduto di una notorietà non inferiore a quella del Professor Moriarty, il nemico giurato di Sherlock Holmes. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, tuttavia, Nikola tornò, per così dire, nell’oscurità. Nel primo capitolo, ho ricostruito la vita di Boothby a grandi linee, privilegiandone gli aspetti più significativi, e ho tratteggiato un ritratto letterario dello scrittore. Nel secondo, ho analizzato la forma dei romanzi della serie del Dr. Nikola: le invarianze e i mutamenti negli intrecci e nelle strutture dei ruoli assegnati ai vari personaggi, ricorrenti alcuni, altri occasionali, e la ripresentazione in ogni romanzo, con toponimi sempre diversi, degli stessi scenari stereotipati. L’obiettivo principale di questo lavoro di ricerca, tuttavia, è stata l’esplorazione, nel terzo capitolo, dell’inquietudine tipica della fin-de-siècle e dei suoi miti sulla decadenza e la degenerazione per come vengono riflessi nella serie del Dr. Nikola. Se il lavoro di Boothby ha ancora qualcosa di rilevante da dire, lo ha principalmente per lo studioso della fin-de-siècle.
Guy Boothby: The 'Dr. Nikola' novels (1895-1901)
ZAMPIERI, EMILIO
2010
Abstract
Guy Boothby (Glen Osmond, Adelaide 1867 – Boscombe, Bournemouth 1905) fu uno degli scrittori più popolari e ricchi del suo tempo, sebbene al giorno d’oggi sia largamente ignorato, per non dire praticamente sconosciuto, persino tra gli studiosi della narrativa di massa dell’età vittoriana ed edoardiana. Drammaturgo mancato, lasciò l’Australia e si trasferì in Inghilterra a ventisette anni, dove divenne, seguendo il consiglio di Rudyard Kipling, uno scrittore professionista di narrativa di genere. Tra il 1894 e il 1907 vennero pubblicati cinquantadue libri di Boothby: quarantatre romanzi, otto raccolte di racconti, e un libro di viaggio. Al conto vanno aggiunti alcuni racconti e alcune poesie che vennero pubblicate in rivista ma non furono mai raccolti in volume. L’attività letteraria di Boothby in Inghilterra durò poco più di dieci anni. Il 26 Febbraio del 1905, infatti, lo scrittore venne improvvisamente colpito da un attacco di influenza che mise fine alla sua brillante carriera. Tutti i libri di Boothby vendettero molto bene, come spesso gli veniva riconosciuto. Ciò può stupire, perché i ritmi di lavoro del nostro erano frenetici, e di certo non garantivano un prodotto di qualità. Nei suoi ultimi anni di vita, Boothby dettava i suoi romanzi e i suoi racconti, anziché scriverli, e li registrava con un fonografo (secondo quanto sosteneva, non dettava mai meno di 6.000 parole al giorno). Due segretarie, poi, battevano a macchina il tutto, mentre egli si portava avanti col lavoro (possedeva la bellezza di tre fonografi): una vera e propria catena di montaggio. Venne presto considerato, a ragione, un antesignano del cosiddetto “fabbricante” (‘manufacturer’) di best seller. Boothby non ebbe mai ambizioni di alcuna sorta di diventare un grande autore. Scrivere per lui rappresentava semplicemente un mezzo per potersi permettere di vivere, per così dire, da gran signore. Tuttavia, il suo lavoro lo faceva bene, perché sapeva dare al pubblico ciò che al pubblico piaceva: ovvero, una miscela di avventura, suspense, romanticismo, esotismo, soprannaturale, e così via. Nel necrologio del Times l’intera produzione di Boothby venne definita ‘sensazionalismo puro portato agli estremi limiti’ (‘frank sensationalism carried to its furthest limits’). Il personaggio più famoso di Boothby è il malvagio ‘Dr. Nikola’, un superuomo di massa sui generis il cui ultimo scopo è la conquista dell’immortalità e il domino del mondo. Nikola apparve in una serie di cinque romanzi: A Bid for Fortune; or. Dr. Nikola’s Vendetta (1895), Doctor Nikola (1896), The Lust of Hate (1898), Dr. Nikola’s Experiment (1899), e Farewell, Nikola (1901). Il primo, secondo e quarto libro della serie vennero inizialmente pubblicati a puntate in due riviste: The Windsor e The Woman at Home. Ai tempi di Boothby, il Dr. Nikola sembra aver goduto di una notorietà non inferiore a quella del Professor Moriarty, il nemico giurato di Sherlock Holmes. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, tuttavia, Nikola tornò, per così dire, nell’oscurità. Nel primo capitolo, ho ricostruito la vita di Boothby a grandi linee, privilegiandone gli aspetti più significativi, e ho tratteggiato un ritratto letterario dello scrittore. Nel secondo, ho analizzato la forma dei romanzi della serie del Dr. Nikola: le invarianze e i mutamenti negli intrecci e nelle strutture dei ruoli assegnati ai vari personaggi, ricorrenti alcuni, altri occasionali, e la ripresentazione in ogni romanzo, con toponimi sempre diversi, degli stessi scenari stereotipati. L’obiettivo principale di questo lavoro di ricerca, tuttavia, è stata l’esplorazione, nel terzo capitolo, dell’inquietudine tipica della fin-de-siècle e dei suoi miti sulla decadenza e la degenerazione per come vengono riflessi nella serie del Dr. Nikola. Se il lavoro di Boothby ha ancora qualcosa di rilevante da dire, lo ha principalmente per lo studioso della fin-de-siècle.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/118300
URN:NBN:IT:UNIPD-118300