Il nocciolo (Corylus avellana L.) è una specie forestale che nel tempo è stata adattata a coltura agricola senza però modificare sostanzialmente le caratteristiche della pianta attraverso processi di miglioramento genetico. Per questo motivo si può considerare una specie semi selvatica e come tale non vi è una gestione agricola unificata che permetta di condurre il corileto in maniera efficiente. Il basso livello di input necessari per ottenere un raccolto soddisfacente fa si che si stia diffondendo sempre di più, anche nei paesi industrializzati (Italia, USA, Francia) la sua presenza come specie coltivata. Esso compete con l’agricoltura specializzata ricavandosi una nicchia nei contesti marginali o nelle aziende agricole dove non si intende diversificare l’investimento mantenendo basso il rischio, grazie a questi fattori dinamica espansionistica si osserva anche nei paesi con economie in transizione (Georgia, Azerbaijan, Cina). A livello di gestione il deficit maggiore lo si rileva nel monitoraggio dello stress ambientale e nella gestione della risorsa idrica che sono stati poco analizzati soprattutto in contesti, come quello italiano, dove non si ritiene ancora necessaria l’irrigazione programmata delle piante durante i periodi siccitosi. Questo studio si propone di stabilire nel dettaglio il tipo di strategia che la pianta adotta per resistere al deficit idrico e, contestualmente, individuare degli indicatori semplici da utilizzare ed efficaci per poter delineare le linee operative per la gestione diligente di un impianto a nocciolo. A livello di gestione il deficit maggiore lo si rileva nel monitoraggio dello stress ambientale e nella gestione della risorsa idrica che sono stati poco analizzati soprattutto in contesti, come quello italiano, dove non si ritiene ancora necessaria l’irrigazione programmatica delle piante durante i periodi siccitosi. Questo studio si propone di individuare degli indicatori semplici da utilizzare ed efficaci per poter delineare delle soglie di intervento generalizzate nella gestione diligente di un impianto a nocciolo. Sono state analizzate più aree localizzate in contesti geografici differenti, due aree permanenti sono state istituite in Italia presso i paesi di Cravanzana e Baldissero d’Alba in provincia di Cuneo e in queste è stata installata una sensoristica comprensiva di monitoraggio climatico, del suolo (con l’utilizzo di sonde multistadio) e dei processi fisiologici della pianta per mezzo di sensori di flusso linfatico e dei dendrometri. In parallelo sono state eseguite delle misure puntuali di scambio di gas grazie all’utilizzo di un porometro e di potenziale idrico ottenuto con una camera a pressione. Le aree permanenti sono state affiancate nel corso dei tre anni di indagini (2009-2011) da tre stazioni temporanee situate in grandi piantagioni industriali di nocciolo in Georgia, Cile e Sudafrica. L’analisi delle serie di dati ha messo in evidenza un andamento particolare per il contenuto idrico del suolo. Lo strato più superficiale, monitorato con un sensore a 16 cm di profondità, ha evidenziato delle situazioni di carenza già durante il mese di maggio con la curva di ritenzione idrica che ha raggiunto valori minimi più volte durante l’anno e almeno tre volte durante la stagione vegetativa. È stato osservato come, durante questi casi di deficit le radici dei livelli più profondi si attivano cominciando ad utilizzare l’acqua a maggiore profondità (86 e 116 cm). Comprendendo queste dinamiche è stato possibile determinare i livelli minimi di contenuto idrico per ogni strato del suolo e concentrarsi quindi sulle interazione della pianta durante questi periodi. Il flusso idrico misurato per due polloni per nocciolo ha evidenziato la sua dipendenza dal VPD (Vapor Pressure Deficit) durante le fasi di buona disponibilità idrica mentre è emersa una differenziazione del flusso in base del diametro a petto d’uomo dei singoli polloni durante i momenti di scarsa disponibilità di acqua. Le misure di scambio gassoso e quindi di assimilazione fotosintetica così come quelle di WUE (Water Use Efficiency) hanno messo in mostra delle differenze nella risposta delle piante tra il periodo di deficit (maggio) e quello con buona disponibilità di acqua (luglio). La poca disponibilità di acqua durante maggio unita agli elevati valori di VPD misurati potrebbe aver compromesso il corretto sviluppo vegetativo dei rami dell’anno, le conseguenze di questa criticità si potranno stimare solamente nel prossimo anno in quando questi rami saranno i portatori delle nocciole. La buona disponibilità e le condizioni climatiche favorevoli riscontrate durante luglio sono garanzia di un buon riempimento della nucula del frutto che avviene durante questo periodo. È stata ulteriormente verificata una dipendenza della resa allo sgusciato dalla temperatura media del mese di maggio con le nocciole che raggiungono valori più elevati in corrispondenza di temperature medie più elevati. Allo stesso modo una rapporto negativo tra produzione ad ettaro e temperatura media del mese di agosto è risultato essere ben correlato con il noccioleto in esame. In questo caso diviene fondamentale applicare un’irrigazione di soccorso ogniqualvolta venga individuato uno stress ambientale relativo alla disponibilità idrica durante questo periodo e prima della raccolta delle nocciole. Nella seconda parte dello studio si è individuato un noccioleto modello, piantato a TGL, nel comune di Diano d’Alba (CN) e lo si è analizzato per determinare l’assimilazione di carbonio ovvero l’incremento di biomassa accumulata all’ettaro. Lo svolgimento dei lavori ha previsto l’abbattimento di 15 alberi modello (26 branche) per poter verificare la corrispondenza tra diametri di ingresso (Dbh) differenti e il peso secco epigeo corrispondente; la seriazione diametrica analizzata comprende un intervallo da 1 cm a 18 cm. In laboratorio è stato calcolato il peso fresco, il volume e, dopo trattamento in stufa, il peso secco di ogni singolo individuo preventivamente diviso in 3 categorie, fusto, rami (rami superiori ad 1 cm di diametro) e ramaglia (rami inferiori ad 1 cm di diametro). Contestualmente è stata pesata la massa fogliare di ogni nocciolo ed è stata misurata strumentalmente l’area di selezionati campioni di foglie rappresentativi per ogni individuo. Applicando le equazioni allometriche utilizzate per casi analoghi è stato calcolato l’accumulo di biomassa totale e diviso nelle sue frazioni, per ogni diametro preso in esame ed è stata costruita la curva di assorbimento del carbonio per individuo e all’ettaro. Misurando gli anelli e contandoli è stato possibile riferire questo valore relativamente all’età di ogni singola pianta anche se la significatività diminuisce per via delle molteplici variabili che concorrono a determinare lo sviluppo del popolamento. Allo stesso tempo è stata determinata l’area fogliare specifica SLA (Specific Leaf Area) grazie al quale è stato possibile giungere all’area totale riferita al diametro a 1,30 m che permette di confrontare rapidamente il LAI (Leaf Area Index) di individui diversi. Il procedimento ha ulteriormente permesso di calcolare la densità del legno del nocciolo che è risultata corrispondente alla bibliografia. Si è giunti alla creazione di una tavola alsometrica per il nocciolo, strumento che mette in relazione il diametro e la fitomassa totale per stimare la biomassa totale epigea. I risultati ottenuti con questo lavoro hanno permesso di definire dei valori di assorbimento di carbonio ad ettaro potenzialmente utilizzabili nella definizione di progetti afferenti ai meccanismi del protocollo di Kyoto.
Relazioni idriche in nocciolo (Corylus avellana L.)
Michele, Pisetta
2011
Abstract
Il nocciolo (Corylus avellana L.) è una specie forestale che nel tempo è stata adattata a coltura agricola senza però modificare sostanzialmente le caratteristiche della pianta attraverso processi di miglioramento genetico. Per questo motivo si può considerare una specie semi selvatica e come tale non vi è una gestione agricola unificata che permetta di condurre il corileto in maniera efficiente. Il basso livello di input necessari per ottenere un raccolto soddisfacente fa si che si stia diffondendo sempre di più, anche nei paesi industrializzati (Italia, USA, Francia) la sua presenza come specie coltivata. Esso compete con l’agricoltura specializzata ricavandosi una nicchia nei contesti marginali o nelle aziende agricole dove non si intende diversificare l’investimento mantenendo basso il rischio, grazie a questi fattori dinamica espansionistica si osserva anche nei paesi con economie in transizione (Georgia, Azerbaijan, Cina). A livello di gestione il deficit maggiore lo si rileva nel monitoraggio dello stress ambientale e nella gestione della risorsa idrica che sono stati poco analizzati soprattutto in contesti, come quello italiano, dove non si ritiene ancora necessaria l’irrigazione programmata delle piante durante i periodi siccitosi. Questo studio si propone di stabilire nel dettaglio il tipo di strategia che la pianta adotta per resistere al deficit idrico e, contestualmente, individuare degli indicatori semplici da utilizzare ed efficaci per poter delineare le linee operative per la gestione diligente di un impianto a nocciolo. A livello di gestione il deficit maggiore lo si rileva nel monitoraggio dello stress ambientale e nella gestione della risorsa idrica che sono stati poco analizzati soprattutto in contesti, come quello italiano, dove non si ritiene ancora necessaria l’irrigazione programmatica delle piante durante i periodi siccitosi. Questo studio si propone di individuare degli indicatori semplici da utilizzare ed efficaci per poter delineare delle soglie di intervento generalizzate nella gestione diligente di un impianto a nocciolo. Sono state analizzate più aree localizzate in contesti geografici differenti, due aree permanenti sono state istituite in Italia presso i paesi di Cravanzana e Baldissero d’Alba in provincia di Cuneo e in queste è stata installata una sensoristica comprensiva di monitoraggio climatico, del suolo (con l’utilizzo di sonde multistadio) e dei processi fisiologici della pianta per mezzo di sensori di flusso linfatico e dei dendrometri. In parallelo sono state eseguite delle misure puntuali di scambio di gas grazie all’utilizzo di un porometro e di potenziale idrico ottenuto con una camera a pressione. Le aree permanenti sono state affiancate nel corso dei tre anni di indagini (2009-2011) da tre stazioni temporanee situate in grandi piantagioni industriali di nocciolo in Georgia, Cile e Sudafrica. L’analisi delle serie di dati ha messo in evidenza un andamento particolare per il contenuto idrico del suolo. Lo strato più superficiale, monitorato con un sensore a 16 cm di profondità, ha evidenziato delle situazioni di carenza già durante il mese di maggio con la curva di ritenzione idrica che ha raggiunto valori minimi più volte durante l’anno e almeno tre volte durante la stagione vegetativa. È stato osservato come, durante questi casi di deficit le radici dei livelli più profondi si attivano cominciando ad utilizzare l’acqua a maggiore profondità (86 e 116 cm). Comprendendo queste dinamiche è stato possibile determinare i livelli minimi di contenuto idrico per ogni strato del suolo e concentrarsi quindi sulle interazione della pianta durante questi periodi. Il flusso idrico misurato per due polloni per nocciolo ha evidenziato la sua dipendenza dal VPD (Vapor Pressure Deficit) durante le fasi di buona disponibilità idrica mentre è emersa una differenziazione del flusso in base del diametro a petto d’uomo dei singoli polloni durante i momenti di scarsa disponibilità di acqua. Le misure di scambio gassoso e quindi di assimilazione fotosintetica così come quelle di WUE (Water Use Efficiency) hanno messo in mostra delle differenze nella risposta delle piante tra il periodo di deficit (maggio) e quello con buona disponibilità di acqua (luglio). La poca disponibilità di acqua durante maggio unita agli elevati valori di VPD misurati potrebbe aver compromesso il corretto sviluppo vegetativo dei rami dell’anno, le conseguenze di questa criticità si potranno stimare solamente nel prossimo anno in quando questi rami saranno i portatori delle nocciole. La buona disponibilità e le condizioni climatiche favorevoli riscontrate durante luglio sono garanzia di un buon riempimento della nucula del frutto che avviene durante questo periodo. È stata ulteriormente verificata una dipendenza della resa allo sgusciato dalla temperatura media del mese di maggio con le nocciole che raggiungono valori più elevati in corrispondenza di temperature medie più elevati. Allo stesso modo una rapporto negativo tra produzione ad ettaro e temperatura media del mese di agosto è risultato essere ben correlato con il noccioleto in esame. In questo caso diviene fondamentale applicare un’irrigazione di soccorso ogniqualvolta venga individuato uno stress ambientale relativo alla disponibilità idrica durante questo periodo e prima della raccolta delle nocciole. Nella seconda parte dello studio si è individuato un noccioleto modello, piantato a TGL, nel comune di Diano d’Alba (CN) e lo si è analizzato per determinare l’assimilazione di carbonio ovvero l’incremento di biomassa accumulata all’ettaro. Lo svolgimento dei lavori ha previsto l’abbattimento di 15 alberi modello (26 branche) per poter verificare la corrispondenza tra diametri di ingresso (Dbh) differenti e il peso secco epigeo corrispondente; la seriazione diametrica analizzata comprende un intervallo da 1 cm a 18 cm. In laboratorio è stato calcolato il peso fresco, il volume e, dopo trattamento in stufa, il peso secco di ogni singolo individuo preventivamente diviso in 3 categorie, fusto, rami (rami superiori ad 1 cm di diametro) e ramaglia (rami inferiori ad 1 cm di diametro). Contestualmente è stata pesata la massa fogliare di ogni nocciolo ed è stata misurata strumentalmente l’area di selezionati campioni di foglie rappresentativi per ogni individuo. Applicando le equazioni allometriche utilizzate per casi analoghi è stato calcolato l’accumulo di biomassa totale e diviso nelle sue frazioni, per ogni diametro preso in esame ed è stata costruita la curva di assorbimento del carbonio per individuo e all’ettaro. Misurando gli anelli e contandoli è stato possibile riferire questo valore relativamente all’età di ogni singola pianta anche se la significatività diminuisce per via delle molteplici variabili che concorrono a determinare lo sviluppo del popolamento. Allo stesso tempo è stata determinata l’area fogliare specifica SLA (Specific Leaf Area) grazie al quale è stato possibile giungere all’area totale riferita al diametro a 1,30 m che permette di confrontare rapidamente il LAI (Leaf Area Index) di individui diversi. Il procedimento ha ulteriormente permesso di calcolare la densità del legno del nocciolo che è risultata corrispondente alla bibliografia. Si è giunti alla creazione di una tavola alsometrica per il nocciolo, strumento che mette in relazione il diametro e la fitomassa totale per stimare la biomassa totale epigea. I risultati ottenuti con questo lavoro hanno permesso di definire dei valori di assorbimento di carbonio ad ettaro potenzialmente utilizzabili nella definizione di progetti afferenti ai meccanismi del protocollo di Kyoto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/119061
URN:NBN:IT:UNIPD-119061