Introduzione: la cirrosi, epatica in stadio terminale, secondaria all’infezione cronica da virus dell’epatite C, rappresenta una delle principali indicazioni al trapianto di fegato. La recidiva dell’infezione dopo trapianto è la regola e la recidiva istologica supera il 90% dopo un anno. E’ noto inoltre che la progressione dell’epatopatia causata dal virus C nei soggetti immunosoppressi procede più rapidamente verso la cirrosi rispetto ai soggetti immunocompetenti, raggiungendo il 30% a cinque anni. La sindrome metabolica è una condizione clinica caratterizzata dalla presenza di un’insulino-resistenza, associata, secondo i criteri dell’ATPIII, ad obesità viscerale, ipertrigliceridemia, bassi livelli di colesterolo-HDL, diabete mellito ed ipertensione arteriosa. Dal punto di vista istologico può essere presente un quadro di semplice steatosi o di steatoepatite non alcolica con quadri istologici che vanno dalla semplice infiltrazione grassa del fegato (>5%) fino alla presenza di infiammazione lobulare con possibile evoluzione verso la fibrosi o la cirrosi. La leptina è un ormone di natura proteica che viene codificato dal gene dell’obesità (OB), ed è coinvolto nella regolazione del metabolismo lipidico e del consumo energetico. Diversi studi hanno riportato un aumento dei livelli sierici di leptina nei pazienti con steatosi e/o NASH e hanno proposto che questo rialzo possa promuovere la steatosi epatica e la progressione a NASH. Abbiamo valutato le caratteristiche metaboliche, istologiche e i livelli plasmatici di leptina in una coorte di pazienti sottoposti a trapianto di fegato, per cirrosi epatica terminale secondaria ad un’infezione cronica da virus dell’epatite C, senza altre cause eziologiche documentate, e seguiti presso la Clinica Medica 1 dell’Università di Padova, Risultati: si è assistito nei pazienti, rispetto alle condizioni pre-trapianto, alla comparsa ex novo di alcuni quadri patologici caratteristici della sindrome metabolica quali: il diabete mellito, nel 39%, l’ipertensione arteriosa, nel 58%, l’ipertrigliceridemia, nel 32%, l’ipocolesterolemia-HDL, nel 32%, l’obesità nel 39%. La valutazione istologica evidenziava in tutti i pazienti una recidiva di malattia, con gradi di attività infiammatoria e di fibrosi variabile da lieve ad elevata. La flogosi e la fibrosi non dipendevano dal genotipo virale, quanto piuttosto dal tempo trascorso dal trapianto. Oltre alle alterazioni istologiche tipiche della malattia epatica virale, erano presenti anche alterazioni istologiche caratteristiche della NAFLD in zona 3, quali la steatosi (55%) e la fibrosi pericellulare (45%). I livelli plasmatici di leptina, che già erano stati dimostrati elevati in pazienti non sottoposti a trapianto di fegato, ma con epatopatia HCV correlata, risultavano significativamente aumentati sia in relazione alla presenza che alla severità della steatosi all’esame istologico. Conclusioni: dopo il trapianto di fegato, nei nostri pazienti si manifestano le caratteristiche cliniche della sindrome metabolica non evidenti prima del trapianto come il diabete mellito (39%), l’ipertensione arteriosa (58%), l’ipertrigliceridemia (32%), l’ipocolesterolemia-HDL (32%), l’obesità (39%) ed istologiche quali la statosi (55%) e la fibrosi pericellulare (45%). I livelli di leptina sono risultati significativamente più elevati nei pazienti con statosi epatica. Considerando che la leptina può indurre insulino-resistenza e quindi contribuire al primo “hit” del processo di danno metabolico epatico, i risultati da noi trovati, potrebbero confermare il suo ruolo patogenetico anche nei pazienti epatotrapiantati. Inoltre dal momento che i livelli di leptina non correlavano con le caratteristiche cliniche-bioumorali della sindrome metabolica riteniamo che possa rappresentare un marker aggiuntivo per individuare quei pazienti che dovrebbero essere sottoposti a biopsia epatica per valutare l’iniziale danno metabolico cellulare.

DANNI ISTOLOGICI E ALTERAZIONI METABOLICHEIN PAZIENTI EPATOTRAPIANTATI PER CIRROSI HCV CON RECIDIVA DI MALATTIA VIRALE

CARLO, POCI
2008

Abstract

Introduzione: la cirrosi, epatica in stadio terminale, secondaria all’infezione cronica da virus dell’epatite C, rappresenta una delle principali indicazioni al trapianto di fegato. La recidiva dell’infezione dopo trapianto è la regola e la recidiva istologica supera il 90% dopo un anno. E’ noto inoltre che la progressione dell’epatopatia causata dal virus C nei soggetti immunosoppressi procede più rapidamente verso la cirrosi rispetto ai soggetti immunocompetenti, raggiungendo il 30% a cinque anni. La sindrome metabolica è una condizione clinica caratterizzata dalla presenza di un’insulino-resistenza, associata, secondo i criteri dell’ATPIII, ad obesità viscerale, ipertrigliceridemia, bassi livelli di colesterolo-HDL, diabete mellito ed ipertensione arteriosa. Dal punto di vista istologico può essere presente un quadro di semplice steatosi o di steatoepatite non alcolica con quadri istologici che vanno dalla semplice infiltrazione grassa del fegato (>5%) fino alla presenza di infiammazione lobulare con possibile evoluzione verso la fibrosi o la cirrosi. La leptina è un ormone di natura proteica che viene codificato dal gene dell’obesità (OB), ed è coinvolto nella regolazione del metabolismo lipidico e del consumo energetico. Diversi studi hanno riportato un aumento dei livelli sierici di leptina nei pazienti con steatosi e/o NASH e hanno proposto che questo rialzo possa promuovere la steatosi epatica e la progressione a NASH. Abbiamo valutato le caratteristiche metaboliche, istologiche e i livelli plasmatici di leptina in una coorte di pazienti sottoposti a trapianto di fegato, per cirrosi epatica terminale secondaria ad un’infezione cronica da virus dell’epatite C, senza altre cause eziologiche documentate, e seguiti presso la Clinica Medica 1 dell’Università di Padova, Risultati: si è assistito nei pazienti, rispetto alle condizioni pre-trapianto, alla comparsa ex novo di alcuni quadri patologici caratteristici della sindrome metabolica quali: il diabete mellito, nel 39%, l’ipertensione arteriosa, nel 58%, l’ipertrigliceridemia, nel 32%, l’ipocolesterolemia-HDL, nel 32%, l’obesità nel 39%. La valutazione istologica evidenziava in tutti i pazienti una recidiva di malattia, con gradi di attività infiammatoria e di fibrosi variabile da lieve ad elevata. La flogosi e la fibrosi non dipendevano dal genotipo virale, quanto piuttosto dal tempo trascorso dal trapianto. Oltre alle alterazioni istologiche tipiche della malattia epatica virale, erano presenti anche alterazioni istologiche caratteristiche della NAFLD in zona 3, quali la steatosi (55%) e la fibrosi pericellulare (45%). I livelli plasmatici di leptina, che già erano stati dimostrati elevati in pazienti non sottoposti a trapianto di fegato, ma con epatopatia HCV correlata, risultavano significativamente aumentati sia in relazione alla presenza che alla severità della steatosi all’esame istologico. Conclusioni: dopo il trapianto di fegato, nei nostri pazienti si manifestano le caratteristiche cliniche della sindrome metabolica non evidenti prima del trapianto come il diabete mellito (39%), l’ipertensione arteriosa (58%), l’ipertrigliceridemia (32%), l’ipocolesterolemia-HDL (32%), l’obesità (39%) ed istologiche quali la statosi (55%) e la fibrosi pericellulare (45%). I livelli di leptina sono risultati significativamente più elevati nei pazienti con statosi epatica. Considerando che la leptina può indurre insulino-resistenza e quindi contribuire al primo “hit” del processo di danno metabolico epatico, i risultati da noi trovati, potrebbero confermare il suo ruolo patogenetico anche nei pazienti epatotrapiantati. Inoltre dal momento che i livelli di leptina non correlavano con le caratteristiche cliniche-bioumorali della sindrome metabolica riteniamo che possa rappresentare un marker aggiuntivo per individuare quei pazienti che dovrebbero essere sottoposti a biopsia epatica per valutare l’iniziale danno metabolico cellulare.
2008
Italiano
NASH, NAFLD, TRAPAINTO DI FEGATO, LEPTINA
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/119970
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-119970