In questo lavoro sono state esaminate diverse popolazioni cliniche, Dislessia Evolutiva (DE), Discalculia Evolutiva (DCE) e Disturbo Visuo-spaziale (DVS) al fine di indagare il ruolo dell’orientamento dell’attenzione spaziale nello sviluppo delle competenze di lettura, calcolo e visuo-spaziali. La lettura è un processo cognitivo complesso che per svilupparsi in modo adeguato necessita sia di buone abilità uditive-fonologiche sia di adeguate abilità visuo-percettive, che sembrerebbero mediate dall’attenzione spaziale. La nostra ipotesi è che un disturbo dell’attenzione spaziale visiva possa ostacolare il normale sviluppo dell’apprendimento della lettura, disturbando selettivamente il rapido meccanismo di isolamento visuo-percettivo del grafema all’interno di una stringa di lettere (i.e., segregazione grafemica, SG), cruciale prerequisito per una efficiente decodifica fonologica. Inoltre un disturbo dell’attenzione spaziale uditiva potrebbe disturbare selettivamente la segmentazione dei suoni linguistici, necessaria per il mappaggio dei fonemi da associare ai grafemi. I risultati indicano un selettivo ritardo nell’orientamento dell’attenzione spaziale sia visiva che uditiva nei soli bambini con difficoltà nella lettura di nonparole, sia rispetto ai controlli pareggiati per età che per età di lettura (Esperimento 1). Diversi studi hanno confermato il collegamento fra cognizione spaziale e cognizione numerica, dimostrando l'esistenza della linea numerica mentale (LNM), intesa come rappresentazione mentale dei numeri, spazialmente orientata da sinistra a destra. La nostra ipotesi è che in bambini con DCE, che mostrano uno specifico disturbo nella rappresentazione delle grandezza numeriche (acuità numerica, Esperimento 2), l’attenzione spaziale visiva possa essere direttamente coinvolta nella esplorazione della LNM e che quindi abbia un ruolo cruciale nelle abilità numeriche mediate dall’uso della LNM. I risultati del nostro Esperimento 3 indicano un selettivo ritardo nell’orientamento dell’attenzione spaziale nei soli bambini con caduta in un compito di inserzione di numeri (che richiede l’accesso alla LNM), rispetto ai controlli ed ai bambini DCE senza caduta nelle Inserzioni. A partire da questi risultati ci siamo chiesti quale fosse il funzionamento dell’attenzione spaziale in bambini con DE e/o DCE (Esperimento 4). Abbiamo quindi diviso il campione a partire dalla caduta nella lettura di non parole e/o nel compito delle Inserzioni. I risultati confermano un ritardo nell’orientamento automatico dell’attenzione nel gruppo con difficoltà nella decodifica fonologica, nel gruppo con difficoltà nell’utilizzo della LNM e nel gruppo con doppio deficit. Abbiamo quindi introdotto la necessità di riferirsi a un modello multi-componenziale per l’espressione della DE e della DCE, che tenga conto sia del lento orientamento dell’attenzione che delle difficoltà nella consapevolezza fonologica nella DE (operazionalizzata come un deficit specifico della decodifica fonologica) e che tenga conto sia del lento orientamento dell’attenzione che delle difficoltà visuocostruttive nella DCE (operazionalizzata come un deficit dell’utilizzo della LNM). Infine, è stata indagata la stretta relazione esistente tra cognizione visuo-spaziale e cognizione numerica misurando l’attenzione spaziale nei bambini con DVS, che presentano difficoltà sia di natura visuo-spaziale che aritmetiche (Esperimento 5). Secondo la nostra ipotesi, l’orientamento dell’attenzione spaziale visiva, che è risultato essere coinvolto nei processi di esplorazione della LNM in una popolazione di bambini con DCE, potrebbe essere deficitario anche in questa popolazione. Un esperimento preliminare ha chiaramente dimostrato che solo i bambini con DVS con caduta nel compito delle inserzioni presentano un disturbo nella percezione immediata di piccole numerosità, infatti riconoscono numerosità di soli 3 item, mentre i controlli arrivano a 6 item, avvalorando le relazione tra elaborazione visuo-spaziale e rappresentazione di grandezze numeriche. Inoltre solo i bambini con DVS con un disturbo nell’uso della LNM mostrano un effetto di facilitazione dell’indizio anche per SOA lunghi, suggerendo un’iperfocalizzazione nell’emicampo visivo in cui è comparso l’indizio, ovvero un deficit di disancoraggio dell’attenzione visiva. Confermiamo quindi la necessità di riferirsi a un modello multi-componenziale anche per l’espressione del DVS, che tenga conto sia dell’iperfocalizzazione attentiva che delle difficoltà visuo-costruttive e di rappresentazione globale delle immagini (iperattenzione ai dettagli). Parole chiave: DE, DCE, DVS, attenzione spaziale

ESPLORANDO LO SPAZIO: L'orientamento Automatico dell'Attenzione nella Dislessia Evolutiva, nella Discalculia Evolutiva e nel Disturbo Visuo-Spaziale

A. N., Trussardi
2010

Abstract

In questo lavoro sono state esaminate diverse popolazioni cliniche, Dislessia Evolutiva (DE), Discalculia Evolutiva (DCE) e Disturbo Visuo-spaziale (DVS) al fine di indagare il ruolo dell’orientamento dell’attenzione spaziale nello sviluppo delle competenze di lettura, calcolo e visuo-spaziali. La lettura è un processo cognitivo complesso che per svilupparsi in modo adeguato necessita sia di buone abilità uditive-fonologiche sia di adeguate abilità visuo-percettive, che sembrerebbero mediate dall’attenzione spaziale. La nostra ipotesi è che un disturbo dell’attenzione spaziale visiva possa ostacolare il normale sviluppo dell’apprendimento della lettura, disturbando selettivamente il rapido meccanismo di isolamento visuo-percettivo del grafema all’interno di una stringa di lettere (i.e., segregazione grafemica, SG), cruciale prerequisito per una efficiente decodifica fonologica. Inoltre un disturbo dell’attenzione spaziale uditiva potrebbe disturbare selettivamente la segmentazione dei suoni linguistici, necessaria per il mappaggio dei fonemi da associare ai grafemi. I risultati indicano un selettivo ritardo nell’orientamento dell’attenzione spaziale sia visiva che uditiva nei soli bambini con difficoltà nella lettura di nonparole, sia rispetto ai controlli pareggiati per età che per età di lettura (Esperimento 1). Diversi studi hanno confermato il collegamento fra cognizione spaziale e cognizione numerica, dimostrando l'esistenza della linea numerica mentale (LNM), intesa come rappresentazione mentale dei numeri, spazialmente orientata da sinistra a destra. La nostra ipotesi è che in bambini con DCE, che mostrano uno specifico disturbo nella rappresentazione delle grandezza numeriche (acuità numerica, Esperimento 2), l’attenzione spaziale visiva possa essere direttamente coinvolta nella esplorazione della LNM e che quindi abbia un ruolo cruciale nelle abilità numeriche mediate dall’uso della LNM. I risultati del nostro Esperimento 3 indicano un selettivo ritardo nell’orientamento dell’attenzione spaziale nei soli bambini con caduta in un compito di inserzione di numeri (che richiede l’accesso alla LNM), rispetto ai controlli ed ai bambini DCE senza caduta nelle Inserzioni. A partire da questi risultati ci siamo chiesti quale fosse il funzionamento dell’attenzione spaziale in bambini con DE e/o DCE (Esperimento 4). Abbiamo quindi diviso il campione a partire dalla caduta nella lettura di non parole e/o nel compito delle Inserzioni. I risultati confermano un ritardo nell’orientamento automatico dell’attenzione nel gruppo con difficoltà nella decodifica fonologica, nel gruppo con difficoltà nell’utilizzo della LNM e nel gruppo con doppio deficit. Abbiamo quindi introdotto la necessità di riferirsi a un modello multi-componenziale per l’espressione della DE e della DCE, che tenga conto sia del lento orientamento dell’attenzione che delle difficoltà nella consapevolezza fonologica nella DE (operazionalizzata come un deficit specifico della decodifica fonologica) e che tenga conto sia del lento orientamento dell’attenzione che delle difficoltà visuocostruttive nella DCE (operazionalizzata come un deficit dell’utilizzo della LNM). Infine, è stata indagata la stretta relazione esistente tra cognizione visuo-spaziale e cognizione numerica misurando l’attenzione spaziale nei bambini con DVS, che presentano difficoltà sia di natura visuo-spaziale che aritmetiche (Esperimento 5). Secondo la nostra ipotesi, l’orientamento dell’attenzione spaziale visiva, che è risultato essere coinvolto nei processi di esplorazione della LNM in una popolazione di bambini con DCE, potrebbe essere deficitario anche in questa popolazione. Un esperimento preliminare ha chiaramente dimostrato che solo i bambini con DVS con caduta nel compito delle inserzioni presentano un disturbo nella percezione immediata di piccole numerosità, infatti riconoscono numerosità di soli 3 item, mentre i controlli arrivano a 6 item, avvalorando le relazione tra elaborazione visuo-spaziale e rappresentazione di grandezze numeriche. Inoltre solo i bambini con DVS con un disturbo nell’uso della LNM mostrano un effetto di facilitazione dell’indizio anche per SOA lunghi, suggerendo un’iperfocalizzazione nell’emicampo visivo in cui è comparso l’indizio, ovvero un deficit di disancoraggio dell’attenzione visiva. Confermiamo quindi la necessità di riferirsi a un modello multi-componenziale anche per l’espressione del DVS, che tenga conto sia dell’iperfocalizzazione attentiva che delle difficoltà visuo-costruttive e di rappresentazione globale delle immagini (iperattenzione ai dettagli). Parole chiave: DE, DCE, DVS, attenzione spaziale
31-gen-2010
Italiano
Parole chiave: DE, DCE, DVS, attenzione spaziale Keywords: Developmental dyslexia, Developmental dyscalculia, Developmental Visuo-spatial disorder, Spatial attention.
Università degli studi di Padova
146
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/120261
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-120261