Al fine di quantificare il ruolo che il suolo svolge, in termini di t/ha di carbonio organico accumulato, è stata considerata l’area di pianura della regione Veneto e, in un secondo momento, l’area a DOC Piave, localizzata tra le province di Treviso e di Venezia. È stata indagata la significatività tra il carbonio organico e gli altri fattori che possono influenzarne il contenuto nel suolo. I principali usi del suolo della pianura veneta hanno mostrato contenuti paragonabili ma è stato notato che il vigneto possiede, nei primi 30 cm, valori simili al prato per tutte le tipologie di suolo. Infatti la maggior parte dei suoli vitati del Veneto, a differenza di altre regioni italiane, si presentano come inerbiti. È stato adottato un approccio di analisi dei dati per gruppi funzionali, creati in base alle relazioni risultate significative e tenendo separati gli ambienti di alta pianura, bassa pianura e i suoli ricchi in sostanza organica. Sono stati così individuati 17 gruppi funzionali. In bassa pianura, tessitura e drenaggio sono risultati descrittori significativi per il CO; in alta pianura, invece, il contenuto in scheletro; per i suoli organici, infine, è stata fatta una distinzione tra gli Histosuoli e i Mollisuoli, questi ultimi suddivisi in funzione del drenaggio. Sui gruppi funzionali sono stati applicati degli indicatori sullo stato del carbonio organico (SOCSI, JRC Ispra), grazie ai quali si è ottenuta una panoramica sui contenuti medi, minimi e massimi dei suoli di pianura del Veneto ma anche una quantificazione dei potenziali di sequestrazione e di perdita di carbonio organico. Tali potenziali sono stati rappresentati cartograficamente consentendo, così, l’individuazione delle aree a rischio di perdita di carbonio organico e delle aree a maggiore capacità di accumulo. Lo studio del ruolo di carbon sink del suolo vitato è stato approfondito sull’area a DOC Piave, confrontandolo con i suoli interessati da colture arative. I valori maggiori di carbonio organico riscontrati per il vigneto nei primi 30 cm di suolo e le maggiori potenzialità sequestrative proprie dei suoli arativi hanno portato a suggerire, per questi ultimi, gestioni più conservative o eventuali conversioni d’uso, al fine di sfruttare la loro capacità di accumulo. Le aree con maggiori perdite potenziali, invece, sono risultate essere quelle occupate da suoli palustri bonificati o da suoli di risorgiva, già ricchi in sostanza organica indipendentemente dall’uso del suolo. È stato calcolato che i suoli di pianura del Veneto sono in grado di accumulare, complessivamente, 82 Mt di carbonio organico, corrispondenti a circa 300 Mt CO2eq, quantitativo che rappresenta un notevole contributo al rispetto dei limiti di emissione imposti dal Protocollo di Kyoto ma anche un notevole guadagno per la Regione Veneto (quasi 4 miliardi di euro).
Andamento del carbonio organico nei suoli vitati della Regione Veneto
Giulia, Manni
2011
Abstract
Al fine di quantificare il ruolo che il suolo svolge, in termini di t/ha di carbonio organico accumulato, è stata considerata l’area di pianura della regione Veneto e, in un secondo momento, l’area a DOC Piave, localizzata tra le province di Treviso e di Venezia. È stata indagata la significatività tra il carbonio organico e gli altri fattori che possono influenzarne il contenuto nel suolo. I principali usi del suolo della pianura veneta hanno mostrato contenuti paragonabili ma è stato notato che il vigneto possiede, nei primi 30 cm, valori simili al prato per tutte le tipologie di suolo. Infatti la maggior parte dei suoli vitati del Veneto, a differenza di altre regioni italiane, si presentano come inerbiti. È stato adottato un approccio di analisi dei dati per gruppi funzionali, creati in base alle relazioni risultate significative e tenendo separati gli ambienti di alta pianura, bassa pianura e i suoli ricchi in sostanza organica. Sono stati così individuati 17 gruppi funzionali. In bassa pianura, tessitura e drenaggio sono risultati descrittori significativi per il CO; in alta pianura, invece, il contenuto in scheletro; per i suoli organici, infine, è stata fatta una distinzione tra gli Histosuoli e i Mollisuoli, questi ultimi suddivisi in funzione del drenaggio. Sui gruppi funzionali sono stati applicati degli indicatori sullo stato del carbonio organico (SOCSI, JRC Ispra), grazie ai quali si è ottenuta una panoramica sui contenuti medi, minimi e massimi dei suoli di pianura del Veneto ma anche una quantificazione dei potenziali di sequestrazione e di perdita di carbonio organico. Tali potenziali sono stati rappresentati cartograficamente consentendo, così, l’individuazione delle aree a rischio di perdita di carbonio organico e delle aree a maggiore capacità di accumulo. Lo studio del ruolo di carbon sink del suolo vitato è stato approfondito sull’area a DOC Piave, confrontandolo con i suoli interessati da colture arative. I valori maggiori di carbonio organico riscontrati per il vigneto nei primi 30 cm di suolo e le maggiori potenzialità sequestrative proprie dei suoli arativi hanno portato a suggerire, per questi ultimi, gestioni più conservative o eventuali conversioni d’uso, al fine di sfruttare la loro capacità di accumulo. Le aree con maggiori perdite potenziali, invece, sono risultate essere quelle occupate da suoli palustri bonificati o da suoli di risorgiva, già ricchi in sostanza organica indipendentemente dall’uso del suolo. È stato calcolato che i suoli di pianura del Veneto sono in grado di accumulare, complessivamente, 82 Mt di carbonio organico, corrispondenti a circa 300 Mt CO2eq, quantitativo che rappresenta un notevole contributo al rispetto dei limiti di emissione imposti dal Protocollo di Kyoto ma anche un notevole guadagno per la Regione Veneto (quasi 4 miliardi di euro).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/120707
URN:NBN:IT:UNIPD-120707