Il lavoro mira a recensire criticamente i risultati ottenuti da J. Dalfen, l’ultimo editore dei "Pensieri" di Marco Aurelio, in vista di una nuova edizione del testo. Esso consta di due parti, tra loro nettamente distinte. La prima discute la cronologia dell’opera, dai tempi della sua stesura alle conoscenze che se ne ebbero nella tarda antichità. Dopodiché si prende in esame la tradizione indiretta, con particolare riguardo per gli estratti conservati nel lessico Suida e per le parafrasi che si leggono nelle opere di Joseph Bryennius. La recensione di tutte le testimonianze manoscritte impone di rivedere lo stemma codicum disegnato da J. Dalfen: una nuova collazione del codice Darmstadtinus 2773 (=D) dimostra la sua totale dipendenza dal Vaticanus Graecus 1950 (=A). Segue quindi la storia della critica, dall’editio princeps di G. Xylander nel 1559, all’edizione di P. Hadot, rimasta incompiuta nel 1998. I dodici capitoli che costituiscono la seconda parte della dissertazione sono dedicati a segnalare in dettaglio tutte le discrepanze dal testo costituito da J. Dalfen. Per quel che concerne la preferenza da accordare ai singoli testimoni, la scelta ricade sul testo dell’editio princeps ogni volta che sia possibile. Il nuovo approccio è caratterizzato da un atteggiamento molto più conservativo verso il testo tradito: la maggior parte delle espunzioni operate da J. Dalfen, che costituisce il nucleo della cosiddetta teoria delle interpolazioni, viene rifiutata sulla base dell’usus scribendi dell’autore o di altre occorrenze parallele nell’opera. Grande attenzione è dedicata infine alle peculiarità linguistiche e stilistiche dei "Pensieri" e ai suoi rapporti con il modello costituito dalle Diatribe di Epitteto.
Prolegomeni a un nuovo testo di Marco Aurelio
Matteo, Ceporina
2012
Abstract
Il lavoro mira a recensire criticamente i risultati ottenuti da J. Dalfen, l’ultimo editore dei "Pensieri" di Marco Aurelio, in vista di una nuova edizione del testo. Esso consta di due parti, tra loro nettamente distinte. La prima discute la cronologia dell’opera, dai tempi della sua stesura alle conoscenze che se ne ebbero nella tarda antichità. Dopodiché si prende in esame la tradizione indiretta, con particolare riguardo per gli estratti conservati nel lessico Suida e per le parafrasi che si leggono nelle opere di Joseph Bryennius. La recensione di tutte le testimonianze manoscritte impone di rivedere lo stemma codicum disegnato da J. Dalfen: una nuova collazione del codice Darmstadtinus 2773 (=D) dimostra la sua totale dipendenza dal Vaticanus Graecus 1950 (=A). Segue quindi la storia della critica, dall’editio princeps di G. Xylander nel 1559, all’edizione di P. Hadot, rimasta incompiuta nel 1998. I dodici capitoli che costituiscono la seconda parte della dissertazione sono dedicati a segnalare in dettaglio tutte le discrepanze dal testo costituito da J. Dalfen. Per quel che concerne la preferenza da accordare ai singoli testimoni, la scelta ricade sul testo dell’editio princeps ogni volta che sia possibile. Il nuovo approccio è caratterizzato da un atteggiamento molto più conservativo verso il testo tradito: la maggior parte delle espunzioni operate da J. Dalfen, che costituisce il nucleo della cosiddetta teoria delle interpolazioni, viene rifiutata sulla base dell’usus scribendi dell’autore o di altre occorrenze parallele nell’opera. Grande attenzione è dedicata infine alle peculiarità linguistiche e stilistiche dei "Pensieri" e ai suoi rapporti con il modello costituito dalle Diatribe di Epitteto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/120742
URN:NBN:IT:UNIPD-120742