L'oggetto centrale di questa tesi è la categoria di potere in Friedrich Nietzsche e Giorgio Agamben e come le loro concezioni si traducono in critiche convergenti alla democrazia liberale e sulle diverse possibilità riguardo alla politica. Abbiamo esaminato il senso in cui la volontà di potenza e il potere del-non aprono lo spazio per farci ripensare ai limiti della democrazia rappresentativa liberale a partire dalla grande politica e dalla politica-che-viene. La nostra ipotesi è che ci sia un equilibrio tra le critiche che realizzano ai modelli politici ed alle democrazie liberali, anche se da diverse prospettive teoriche. Esiste un legame organico tra le nozioni di potere e le opinioni della politica, anche se la prospettiva di una possibile politica dipenda in gran parte dalla visione del potere che ogni filosofo ha disegnato. Abbiamo esplorato l'ipotesi che questa differenza riguardo al potere illustra le diverse posizioni in relazione alle possibilità della democrazia come regime di governo. Nel caso di Nietzsche, dal potere della natura, il filosofo conclude che la democrazia è un regime che nega questo tipo di potere rivendicando un'isonomia di soggetti che non esiste nel mondo immanente. Tuttavia, riteniamo che la sua trasvalutazione dei valori offra la possibilità di una rivitalizzazione politica attraverso l'elevazione della cultura e l'aristocrazia dello spirito, così come il prospettivismo considera l'agon uno spazio per le dispute democratiche. Nel caso di Agamben, quando si pensa al potere aristotelico come il potenza-di-non come possibilità di rottura, non nega l'ipotesi della democrazia come un regime di autogestione collettiva dei soggetti nella politica-che-viene. Tuttavia, crediamo che ci sia una tensione quando il pensatore equipara la politica-che-viene con la inoperosità e con la potenza destituente, dal momento che questi possono tra l’altro portare ad altre forme politiche che non sono necessariamente sovrane-democratiche o rappresentative. Le diverse concezioni riguardanti al potere e alla democrazia indicano i loro limiti e indicano altre forme di politica aperte alla sperimentazione e alla costruzione, non necessariamente quelle già note e sostenute dalla sovranità classica.
A potência em Nietzsche e Agamben: aberturas da política e críticas à democracia liberal
Márcia Rosane, Junges
2018
Abstract
L'oggetto centrale di questa tesi è la categoria di potere in Friedrich Nietzsche e Giorgio Agamben e come le loro concezioni si traducono in critiche convergenti alla democrazia liberale e sulle diverse possibilità riguardo alla politica. Abbiamo esaminato il senso in cui la volontà di potenza e il potere del-non aprono lo spazio per farci ripensare ai limiti della democrazia rappresentativa liberale a partire dalla grande politica e dalla politica-che-viene. La nostra ipotesi è che ci sia un equilibrio tra le critiche che realizzano ai modelli politici ed alle democrazie liberali, anche se da diverse prospettive teoriche. Esiste un legame organico tra le nozioni di potere e le opinioni della politica, anche se la prospettiva di una possibile politica dipenda in gran parte dalla visione del potere che ogni filosofo ha disegnato. Abbiamo esplorato l'ipotesi che questa differenza riguardo al potere illustra le diverse posizioni in relazione alle possibilità della democrazia come regime di governo. Nel caso di Nietzsche, dal potere della natura, il filosofo conclude che la democrazia è un regime che nega questo tipo di potere rivendicando un'isonomia di soggetti che non esiste nel mondo immanente. Tuttavia, riteniamo che la sua trasvalutazione dei valori offra la possibilità di una rivitalizzazione politica attraverso l'elevazione della cultura e l'aristocrazia dello spirito, così come il prospettivismo considera l'agon uno spazio per le dispute democratiche. Nel caso di Agamben, quando si pensa al potere aristotelico come il potenza-di-non come possibilità di rottura, non nega l'ipotesi della democrazia come un regime di autogestione collettiva dei soggetti nella politica-che-viene. Tuttavia, crediamo che ci sia una tensione quando il pensatore equipara la politica-che-viene con la inoperosità e con la potenza destituente, dal momento che questi possono tra l’altro portare ad altre forme politiche che non sono necessariamente sovrane-democratiche o rappresentative. Le diverse concezioni riguardanti al potere e alla democrazia indicano i loro limiti e indicano altre forme di politica aperte alla sperimentazione e alla costruzione, non necessariamente quelle già note e sostenute dalla sovranità classica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/121098
URN:NBN:IT:UNIPD-121098