Oggetto del presente studio è la trascrizione, la traduzione, il commento storico e linguistico di tredici missive diplomatiche russe, inviate ai dogi della Repubblica di Venezia ed ora conservate presso l’Archivio di Stato di Venezia con la collocazione: Fondo “Collegio”, serie “Lettere Principi (1426-1797)”, filza 13. La filza in questione, denominata “Czar di Moscovia (libro)” contiene le missive dal 1655 al 1740. Il presente lavoro di ricerca prende in esame le prime tredici missive, conservate all’interno della filza 13, e analizzate in ordine cronologico partendo da quelle scritte all’epoca dello zar Aleksej Michajlovic (la prima lettera russa risale al 23 novembre 1655), e proseguendo con quelle scritte negli anni successivi (dal 1686 al 1695), durante la coreggenza di Ivan V e Petr I. Quattro missive, tra quelle esaminate, risultano essere pubblicate all’interno dei Pamjatniki diplomaticeskich snošenij Drevnej Rossii s deržavami inostrannymi, (t. X), mi riferisco a quelle risalenti al 23 novembre 1655 (I), al 25 gennaio 1687 (VIII) e a due lettere entrambe datate 13 febbraio 1688 (XI e XII). Le restanti nove sono tuttora inedite. Tuttavia la suddetta edizione del 1871, diversamente da quanto fatto nel presente lavoro, si prefigge scopi storici e non linguistico-filologici, infatti, all’interno della summenzionata edizione non si seguono criteri conservativi, come dimostra il fatto che molte forme arcaiche sono sostituite da forme linguistiche “moderne” (in uso all’epoca della pubblicazione dei Pamjatniki). La tesi consta di quattro parti. La I Parte si incentra sulla descrizione dei manoscritti da un punto di vista paleografico, oltreché sull’esposizione dei criteri seguiti per la trascrizione e la traduzione dei testi in esame. La II Parte è ulteriormente suddivisa in due capitoli: il primo contiene le trascrizioni e le traduzioni delle lettere scritte all’epoca dello zar Aleksej Michajlovic (I-V) e il secondo è dedicato alla trascrizione e relativa traduzione delle missive inviate alla Serenissima durante la coreggenza di Ivan V e Petr I (VI-XIII). Come spiegato nella parte introduttiva, per la trascrizione dei testi esaminati nel presente lavoro si sono usati i caratteri moderni, preservando tuttavia quei caratteri antichi, usciti poi dall’uso, che non erano semplici varianti grafiche, ma ricoprivano funzioni specifiche all’interno dell’alfabeto russo. Le abbreviazioni non sono state sciolte, i titoli posti sopra di esse non sono stati trascritti, così come è stato fatto per i segni di aspirazione e altri segni sopralineari. Le lettere soprascritte sono state riportate in corsivo, all’interno della riga; le parole che nel manoscritto erano attaccate alle preposizioni o alle negazioni sono state separate. Nella traduzione delle missive, che segue immediatamente la trascrizione ed è preceduta da un breve riassunto, il criterio usato è stato quello di produrre una versione il più letterale possibile, compatibilmente però con l’esigenza dell’immediatezza e della fruibilità del testo d’arrivo. La Parte III è dedicata ai commenti, strutturati per note (i cui riferimenti si trovano nella traduzione delle missive), che contengono specifiche informazioni di carattere storico-geografico, volte a chiarire il contenuto delle lettere in esame. Infine la Parte IV è dedicata all’analisi linguistica dei testi delle missive. Tale analisi, volta a mettere in rilievo le peculiarità grafiche, morfo-sintattiche e lessicali evidenziate nei testi esaminati, ha messo in luce la coesistenza di “slavianismi” e “russismi”, coesistenza che caratterizza la lingua russa dei secoli XVI-XVII in generale, e il prikaznyj jazyk in particolare. Si è scelto anche di fornire una rappresentazione numerica della frequenza con cui le varianti, della lingua dotta e non, sono attestate nei testi delle lettere. Dopo le Conclusioni, a mo’ di appendice, sono riportate le riproduzioni di alcune lettere manoscritte, per l’esattezza tre, e mi riferisco a quelle del 7.7.1656 (II), del 5.11.1686 (VII) e del 18.3.1695 (XIII), perché esemplificative della diversa fisionomia dei caratteri utilizzati all’interno delle nostre missive: allungati, goticheggianti, di stampo tradizionale nella II, di forma più arrotondata nella VII, per arrivare ad una forma distintamente tondeggiante, che prelude più chiaramente alla successiva grafica “petrina”, nella XIII. All’interno del nostro lavoro ci siamo prefissati scopi di carattere linguistico-filologico, con l’intento di portare un contributo allo studio della lingua russa della seconda metà del sec. XVII. Tuttavia l’aver reso accessibili testi, finora inediti, che riflettono questioni storiche di rilievo internazionale del tempo, fa sì che questo lavoro possa anche fornire lo spunto per ulteriori, future ricerche di carattere storico.
Lettere diplomatiche inedite della Russia alla Serenissima (1655-1695)
Santa, Rosa
2013
Abstract
Oggetto del presente studio è la trascrizione, la traduzione, il commento storico e linguistico di tredici missive diplomatiche russe, inviate ai dogi della Repubblica di Venezia ed ora conservate presso l’Archivio di Stato di Venezia con la collocazione: Fondo “Collegio”, serie “Lettere Principi (1426-1797)”, filza 13. La filza in questione, denominata “Czar di Moscovia (libro)” contiene le missive dal 1655 al 1740. Il presente lavoro di ricerca prende in esame le prime tredici missive, conservate all’interno della filza 13, e analizzate in ordine cronologico partendo da quelle scritte all’epoca dello zar Aleksej Michajlovic (la prima lettera russa risale al 23 novembre 1655), e proseguendo con quelle scritte negli anni successivi (dal 1686 al 1695), durante la coreggenza di Ivan V e Petr I. Quattro missive, tra quelle esaminate, risultano essere pubblicate all’interno dei Pamjatniki diplomaticeskich snošenij Drevnej Rossii s deržavami inostrannymi, (t. X), mi riferisco a quelle risalenti al 23 novembre 1655 (I), al 25 gennaio 1687 (VIII) e a due lettere entrambe datate 13 febbraio 1688 (XI e XII). Le restanti nove sono tuttora inedite. Tuttavia la suddetta edizione del 1871, diversamente da quanto fatto nel presente lavoro, si prefigge scopi storici e non linguistico-filologici, infatti, all’interno della summenzionata edizione non si seguono criteri conservativi, come dimostra il fatto che molte forme arcaiche sono sostituite da forme linguistiche “moderne” (in uso all’epoca della pubblicazione dei Pamjatniki). La tesi consta di quattro parti. La I Parte si incentra sulla descrizione dei manoscritti da un punto di vista paleografico, oltreché sull’esposizione dei criteri seguiti per la trascrizione e la traduzione dei testi in esame. La II Parte è ulteriormente suddivisa in due capitoli: il primo contiene le trascrizioni e le traduzioni delle lettere scritte all’epoca dello zar Aleksej Michajlovic (I-V) e il secondo è dedicato alla trascrizione e relativa traduzione delle missive inviate alla Serenissima durante la coreggenza di Ivan V e Petr I (VI-XIII). Come spiegato nella parte introduttiva, per la trascrizione dei testi esaminati nel presente lavoro si sono usati i caratteri moderni, preservando tuttavia quei caratteri antichi, usciti poi dall’uso, che non erano semplici varianti grafiche, ma ricoprivano funzioni specifiche all’interno dell’alfabeto russo. Le abbreviazioni non sono state sciolte, i titoli posti sopra di esse non sono stati trascritti, così come è stato fatto per i segni di aspirazione e altri segni sopralineari. Le lettere soprascritte sono state riportate in corsivo, all’interno della riga; le parole che nel manoscritto erano attaccate alle preposizioni o alle negazioni sono state separate. Nella traduzione delle missive, che segue immediatamente la trascrizione ed è preceduta da un breve riassunto, il criterio usato è stato quello di produrre una versione il più letterale possibile, compatibilmente però con l’esigenza dell’immediatezza e della fruibilità del testo d’arrivo. La Parte III è dedicata ai commenti, strutturati per note (i cui riferimenti si trovano nella traduzione delle missive), che contengono specifiche informazioni di carattere storico-geografico, volte a chiarire il contenuto delle lettere in esame. Infine la Parte IV è dedicata all’analisi linguistica dei testi delle missive. Tale analisi, volta a mettere in rilievo le peculiarità grafiche, morfo-sintattiche e lessicali evidenziate nei testi esaminati, ha messo in luce la coesistenza di “slavianismi” e “russismi”, coesistenza che caratterizza la lingua russa dei secoli XVI-XVII in generale, e il prikaznyj jazyk in particolare. Si è scelto anche di fornire una rappresentazione numerica della frequenza con cui le varianti, della lingua dotta e non, sono attestate nei testi delle lettere. Dopo le Conclusioni, a mo’ di appendice, sono riportate le riproduzioni di alcune lettere manoscritte, per l’esattezza tre, e mi riferisco a quelle del 7.7.1656 (II), del 5.11.1686 (VII) e del 18.3.1695 (XIII), perché esemplificative della diversa fisionomia dei caratteri utilizzati all’interno delle nostre missive: allungati, goticheggianti, di stampo tradizionale nella II, di forma più arrotondata nella VII, per arrivare ad una forma distintamente tondeggiante, che prelude più chiaramente alla successiva grafica “petrina”, nella XIII. All’interno del nostro lavoro ci siamo prefissati scopi di carattere linguistico-filologico, con l’intento di portare un contributo allo studio della lingua russa della seconda metà del sec. XVII. Tuttavia l’aver reso accessibili testi, finora inediti, che riflettono questioni storiche di rilievo internazionale del tempo, fa sì che questo lavoro possa anche fornire lo spunto per ulteriori, future ricerche di carattere storico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/121248
URN:NBN:IT:UNIPD-121248