L’elaborato di tesi si propone di indagare il fenomeno della violenza agita in ragione del genere entro la prospettiva costituzionalistica che ne interroga e ne individua le cause (e gli effetti) come strutturali, in quanto concernenti l’uguaglianza dei sessi nonché la costruzione giuridica dei ruoli di genere maschili e femminili. L’analisi prende avvio dall’esame delle modalità e delle categorie concettuali e giuridiche con cui la produzione normativa in materia di violenza, o ad essa riconducibile, si occupa del fenomeno e lo affronta come problema giuridicamente rilevante, sia nelle sedi sovranazionali che in quella nazionale. Assumendo una prospettiva diacronica, che individua nella Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) un momento di elaborazione politico-normativa significativo, sia per l’esplicito riconoscimento della natura strutturale della violenza maschile contro le donne che per il modello di intervento disegnato, si indagano, entro il quadro nazionale e costituzionale di riferimento, le tendenze dell’azione politica e le scelte normative di contrasto alla violenza. È a tal fine prospettata una ricostruzione in chiave critica del sistema di tutele con cui l’ordinamento interno, nella fase antecedente e in quella successiva alla ratifica della Convenzione, affronta la violenza che ingenera nelle relazioni tra i sessi; ciò alla luce dell’interazione che costantemente si osserva – nell’approccio fornito dall’analisi di genere del diritto – tra strutture giuridiche (siano esse concetti, metodi o ragionamenti) e strutture culturali e sociali di genere, nonché entro le coordinate di un quadro costituzionale capace di per sé di cogliere, nel suo impianto originario, le condizioni della diseguaglianza di genere, cui imprime una precisa direzione anti-subordinazione. L’analisi prosegue con l’esame delle modalità e delle forme attraverso cui il formante giurisprudenziale, dal suo canto, codifica la violenza maschile contro le donne, nel tentativo di individuare e disambiguare momenti di evidenza e/o resistenza delle strutture culturali di genere che fondano la violenza, proprio nel momento ordinamentale dell’interpretazione e applicazione delle tutele giuridiche. L’indagine così prospettata è condotta a partire da uno studio specificamente dedicato alle sentenze in tema di “femminicidio”, cui si è scelto di riferire la riflessione. Le riflessioni che derivano dal percorso di ricerca sui formanti normativo e giurisprudenziale mirano a restituire evidenza alla natura strutturale e non contingente delle motivazioni che alimentano la violenza maschile sulle donne, rintracciate nella subordinazione femminile intesa quale norma presupposta alla costruzione – anche giuridica – delle relazioni tra i sessi come relazioni di potere.
“Violenza di genere”: un tema di diritto costituzionale.
PESCATORE, Rita
2022
Abstract
L’elaborato di tesi si propone di indagare il fenomeno della violenza agita in ragione del genere entro la prospettiva costituzionalistica che ne interroga e ne individua le cause (e gli effetti) come strutturali, in quanto concernenti l’uguaglianza dei sessi nonché la costruzione giuridica dei ruoli di genere maschili e femminili. L’analisi prende avvio dall’esame delle modalità e delle categorie concettuali e giuridiche con cui la produzione normativa in materia di violenza, o ad essa riconducibile, si occupa del fenomeno e lo affronta come problema giuridicamente rilevante, sia nelle sedi sovranazionali che in quella nazionale. Assumendo una prospettiva diacronica, che individua nella Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) un momento di elaborazione politico-normativa significativo, sia per l’esplicito riconoscimento della natura strutturale della violenza maschile contro le donne che per il modello di intervento disegnato, si indagano, entro il quadro nazionale e costituzionale di riferimento, le tendenze dell’azione politica e le scelte normative di contrasto alla violenza. È a tal fine prospettata una ricostruzione in chiave critica del sistema di tutele con cui l’ordinamento interno, nella fase antecedente e in quella successiva alla ratifica della Convenzione, affronta la violenza che ingenera nelle relazioni tra i sessi; ciò alla luce dell’interazione che costantemente si osserva – nell’approccio fornito dall’analisi di genere del diritto – tra strutture giuridiche (siano esse concetti, metodi o ragionamenti) e strutture culturali e sociali di genere, nonché entro le coordinate di un quadro costituzionale capace di per sé di cogliere, nel suo impianto originario, le condizioni della diseguaglianza di genere, cui imprime una precisa direzione anti-subordinazione. L’analisi prosegue con l’esame delle modalità e delle forme attraverso cui il formante giurisprudenziale, dal suo canto, codifica la violenza maschile contro le donne, nel tentativo di individuare e disambiguare momenti di evidenza e/o resistenza delle strutture culturali di genere che fondano la violenza, proprio nel momento ordinamentale dell’interpretazione e applicazione delle tutele giuridiche. L’indagine così prospettata è condotta a partire da uno studio specificamente dedicato alle sentenze in tema di “femminicidio”, cui si è scelto di riferire la riflessione. Le riflessioni che derivano dal percorso di ricerca sui formanti normativo e giurisprudenziale mirano a restituire evidenza alla natura strutturale e non contingente delle motivazioni che alimentano la violenza maschile sulle donne, rintracciate nella subordinazione femminile intesa quale norma presupposta alla costruzione – anche giuridica – delle relazioni tra i sessi come relazioni di potere.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/125012
URN:NBN:IT:UNIBG-125012