Le reazioni biochimiche che coinvolgono il trasferimento di elettroni dall’ossigeno per dare acqua, durante la respirazione cellulare, e dall’acqua per dare ossigeno, durante la fotosintesi, possono portare alla formazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS, reactive oxygen species), dovute alla “perdita” di elettroni dal ciclo catalitico. Tra queste specie troviamo inizialmente il superossido O2-•, l’acqua ossigenata e il radicale ossidrile. Queste possono reagire con altre molecole per dare origine ad altre specie reattive, per esempio dell’azoto, ma soprattutto possono danneggiare peptidi, lipidi e DNA e causare ingenti danni alle funzioni cellulari fino a portare alla morte della cellula stessa. In condizioni di stress ossidativo, l’accumulo di queste specie sembra giocare un importante ruolo nelle malattie degenerative, come ad esempio il morbo di Alzheimer (AD). In questo caso, la malattia è caratterizzata dalla presenza di aggregati proteici in forma di placche, che hanno un effetto neurotossico. Questi accumuli proteici sono costituiti principalmente da peptidi di 40-42 amminoacidi chiamati β-amiloidi (Aβ), che tendono ad aggregare, in forma di fibrille. Le cause della formazione e accumulo di questi peptidi non sono ancora del tutto chiare, ma si hanno evidenze sul coinvolgimento delle ROS nella fase di formazione dei peptidi, e sull’aumento della loro produzione, dopo la formazione delle fibre, a causa di reazioni mediate dai metalli intrappolate nelle fibre stesse. La natura ha sviluppato dei sistemi per proteggersi da queste specie reattive, tra questi citiamo gli enzimi superossido dismutasi (SOD) e catalasi (CAT), capaci rispettivamente di eliminare superossido e acqua ossigenata, che tuttavia in certe situazioni di elevato stress ossidativo possono risultare insufficienti per prevenire i danni. È quindi di estremo interesse lo studio di composti artificiali capaci di aiutare gli enzimi naturali nel loro compito di eliminare le ROS dall’ambiente biologico. Considerando ciò, in questa tesi sono state considerate le seguenti quattro classi di composti, utilizzati come enzimi sintetici (synzymes), per imitare le funzioni dei sistemi anti ROS naturali: I. Complessi mononucleari ed isostrutturali di manganese, di formula generale [Mn(L)X2], caratterizzati da un legante pentadentato, L, contenente differenti eteroatomi (N, O, o S), sono stati studiati nella dismutazione dell’acqua ossigenata e del radicale anione superossido. L’attività è stata inizialmente analizzata in solvente organico (acetonitrile) per aver dei termini di paragone con altri composti di letteratura. In seguito l’attività è stata studiata anche in acqua, dove solo pochi composti di letteratura sono risultati attivi. Se utilizzati in presenza di base, i complessi [Mn(L)(OTf)2] contenenti zolfo mostrano una duplice attività SOD/CAT ed un’elevata stabilità. II. Complessi dinucleari ed isostrutturali di manganese, di formula generale [Mn2L2X], sono stati studiati inizialmente per l’eliminazione dell’acqua ossigenata. Un confronto con simili composti di letteratura è stato effettuato tramite il calcolo dei parametri, derivati dall’ equazione di cinetica enzimatica di Michalis-Menten, KM e kcat. E’ stata anche analizzata la capacità di smaltire il superossido, dimostrando le caratteristiche uniche di [Mn2L2X] nella duplice attività CAT/SOD, in ambiente acquoso, rispetto ad altri complessi dinucleari. Infine, modificando i leganti, si è cercato di introdurre nuove funzionalità adatte alla veicolazione del composto in cellula. In particolare, sono stati utilizzati residui organici noti per la loro affinità verso i mitocondri, come i derivati della rodamina e i sali di trifenilfosfonio. III. Sono stati studiati oxoclusters multimetallici di manganese, contenti 6-13 atomi di metallo, sintetizzati durante un Short Term Scientific Mission (STSM, COST action CM1203) a Dublino, presso il laboratorio del Prof. Wolfgang Schmitt, analizzandone per la prima volta l’attività di dismutazione dell’ acqua ossigenata e del superossido, oltre che la stabilità in soluzioni acquose. IV. Un composto completamente inorganico, un poliossometallato (POM) contenete quattro atomi di rutenio, di formula [Ru4O4(OH)2(H2O)4(γ-SiW10O36)2]10-, è considerato per la sua solubilità in ambiente acquoso e la capacità di dismutare efficacemente l’acqua ossigenata. L’attività è stata analizzata in diversi tamponi e mezzi comunemente usati per analisi di sistemi biologici. In soluzione, il complesso è capace di ridurre la produzione di ROS e anche di interagire con peptidi amiloidei, evitandone l’aggregazione in fibrille, dimostrandosi quindi promettente nel contrastare due importanti eventi che si verificano durante la malattia di Alzheimer. In collaborazione con la Dr.ssa de Bartolo (ITM-CNR, Rende, CS) sono state quindi effettuate prove preliminari in cellule neuronali, per verificare sia la tossicità del composto (che risulta essere nulla anche a 100µM di concentrazione) che l’effettiva attività anti-ROS e anti-amiloidogenica in vitro. Infine si è studiato l’inserimento del POM all’interno della shell di microcapsule polimeriche multistrato, con la prospettiva di controllarne la veicolazione in cellula.

Molecular and nanodimensional metal based systems for the therapy against neurodegenerative diseases

SORARU', ANTONIO
2015

Abstract

Le reazioni biochimiche che coinvolgono il trasferimento di elettroni dall’ossigeno per dare acqua, durante la respirazione cellulare, e dall’acqua per dare ossigeno, durante la fotosintesi, possono portare alla formazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS, reactive oxygen species), dovute alla “perdita” di elettroni dal ciclo catalitico. Tra queste specie troviamo inizialmente il superossido O2-•, l’acqua ossigenata e il radicale ossidrile. Queste possono reagire con altre molecole per dare origine ad altre specie reattive, per esempio dell’azoto, ma soprattutto possono danneggiare peptidi, lipidi e DNA e causare ingenti danni alle funzioni cellulari fino a portare alla morte della cellula stessa. In condizioni di stress ossidativo, l’accumulo di queste specie sembra giocare un importante ruolo nelle malattie degenerative, come ad esempio il morbo di Alzheimer (AD). In questo caso, la malattia è caratterizzata dalla presenza di aggregati proteici in forma di placche, che hanno un effetto neurotossico. Questi accumuli proteici sono costituiti principalmente da peptidi di 40-42 amminoacidi chiamati β-amiloidi (Aβ), che tendono ad aggregare, in forma di fibrille. Le cause della formazione e accumulo di questi peptidi non sono ancora del tutto chiare, ma si hanno evidenze sul coinvolgimento delle ROS nella fase di formazione dei peptidi, e sull’aumento della loro produzione, dopo la formazione delle fibre, a causa di reazioni mediate dai metalli intrappolate nelle fibre stesse. La natura ha sviluppato dei sistemi per proteggersi da queste specie reattive, tra questi citiamo gli enzimi superossido dismutasi (SOD) e catalasi (CAT), capaci rispettivamente di eliminare superossido e acqua ossigenata, che tuttavia in certe situazioni di elevato stress ossidativo possono risultare insufficienti per prevenire i danni. È quindi di estremo interesse lo studio di composti artificiali capaci di aiutare gli enzimi naturali nel loro compito di eliminare le ROS dall’ambiente biologico. Considerando ciò, in questa tesi sono state considerate le seguenti quattro classi di composti, utilizzati come enzimi sintetici (synzymes), per imitare le funzioni dei sistemi anti ROS naturali: I. Complessi mononucleari ed isostrutturali di manganese, di formula generale [Mn(L)X2], caratterizzati da un legante pentadentato, L, contenente differenti eteroatomi (N, O, o S), sono stati studiati nella dismutazione dell’acqua ossigenata e del radicale anione superossido. L’attività è stata inizialmente analizzata in solvente organico (acetonitrile) per aver dei termini di paragone con altri composti di letteratura. In seguito l’attività è stata studiata anche in acqua, dove solo pochi composti di letteratura sono risultati attivi. Se utilizzati in presenza di base, i complessi [Mn(L)(OTf)2] contenenti zolfo mostrano una duplice attività SOD/CAT ed un’elevata stabilità. II. Complessi dinucleari ed isostrutturali di manganese, di formula generale [Mn2L2X], sono stati studiati inizialmente per l’eliminazione dell’acqua ossigenata. Un confronto con simili composti di letteratura è stato effettuato tramite il calcolo dei parametri, derivati dall’ equazione di cinetica enzimatica di Michalis-Menten, KM e kcat. E’ stata anche analizzata la capacità di smaltire il superossido, dimostrando le caratteristiche uniche di [Mn2L2X] nella duplice attività CAT/SOD, in ambiente acquoso, rispetto ad altri complessi dinucleari. Infine, modificando i leganti, si è cercato di introdurre nuove funzionalità adatte alla veicolazione del composto in cellula. In particolare, sono stati utilizzati residui organici noti per la loro affinità verso i mitocondri, come i derivati della rodamina e i sali di trifenilfosfonio. III. Sono stati studiati oxoclusters multimetallici di manganese, contenti 6-13 atomi di metallo, sintetizzati durante un Short Term Scientific Mission (STSM, COST action CM1203) a Dublino, presso il laboratorio del Prof. Wolfgang Schmitt, analizzandone per la prima volta l’attività di dismutazione dell’ acqua ossigenata e del superossido, oltre che la stabilità in soluzioni acquose. IV. Un composto completamente inorganico, un poliossometallato (POM) contenete quattro atomi di rutenio, di formula [Ru4O4(OH)2(H2O)4(γ-SiW10O36)2]10-, è considerato per la sua solubilità in ambiente acquoso e la capacità di dismutare efficacemente l’acqua ossigenata. L’attività è stata analizzata in diversi tamponi e mezzi comunemente usati per analisi di sistemi biologici. In soluzione, il complesso è capace di ridurre la produzione di ROS e anche di interagire con peptidi amiloidei, evitandone l’aggregazione in fibrille, dimostrandosi quindi promettente nel contrastare due importanti eventi che si verificano durante la malattia di Alzheimer. In collaborazione con la Dr.ssa de Bartolo (ITM-CNR, Rende, CS) sono state quindi effettuate prove preliminari in cellule neuronali, per verificare sia la tossicità del composto (che risulta essere nulla anche a 100µM di concentrazione) che l’effettiva attività anti-ROS e anti-amiloidogenica in vitro. Infine si è studiato l’inserimento del POM all’interno della shell di microcapsule polimeriche multistrato, con la prospettiva di controllarne la veicolazione in cellula.
27-gen-2015
Inglese
polyoxometalate, complexes, manganese, ruthenium, clusters, catalase, ROS, amyloid, hydrogen peroxide
CARRARO, MAURO
POLIMENO, ANTONINO
Università degli studi di Padova
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-126308