Questa ricerca si inserisce in un ampio ed articolato ambito di studi, il progetto “Aquae Patavinae”, che da alcuni anno si occupa di indagare il bacino termale euganeo attraverso attività di scavo archeologico, studi sul territorio, ricognizioni di superficie, studi geomorfologici, indagini da foto aeree e da remote sensing – LIDAR. In tale organico quadro, si inserisce la presente ricerca che ha utilizzato documenti cartografici prodotti dalla metà del XVI secolo al XIX, che rappresentano a diversa scala porzioni del territorio euganeo – come una ulteriore categoria di materiali funzionali alla comprensione dell’occupazione antropica antica e moderna - con lo scopo di individuare alcuni dei segni e delle informazioni topografiche e toponomastiche, spesso spia di epoche più o meno remote rispetto alla loro stesura, e per contribuire, attraverso un’analisi diacronica, alla ricostruzione delle trasformazioni del paesaggio storico dell’area termale in generale e di Montegrotto Terme in particolare. I documenti scritti e disegnati hanno permesso ad esempio di percepire l’effettiva distribuzione e concentrazione delle fonti termali a Montegrotto, che sgorgavano spontaneamente ed erano molto numerose e diffuse nella fascia di territorio compresa tra il monte Castello, il monte del Prete e il colle Bortolone fino ad arrivare, a sud, presso l’attuale hotel Terme Neroniane, fascia lungo la quale sono concentrati i più monumentali resti di strutture termali e non di epoca romana. L’area tra il monte Castello e il monte del Prete, individuata come l’area del lago sacro protostorico, era occupata nel XIV secolo da estese paludes di proprietà dei signori da Carrara, e, pressappoco nella stessa area, il particellario di XIX secolo ha evidenziato una bonifica, probabilmente di epoca veneziana (XV secolo) più recente di quelle circostanti; dati, questi, confermati da una mappa del 1835 che, nel rappresentare solo in questa zona undici polle, sottolinea la natura depressa e idrologicamente instabile dell’area. La digitalizzazione in ambiente GIS di una porzione della mappa catastale Napoleonica (1810) di Montegrotto e l’inserimento in database collegati dei dati contenuti nei registri allegati hanno evidenziato le potenzialità informative dei fondi fiscali di XIX secolo, facendoli ritenere la base cartografica di partenza più adatta alla ricostruzione del paesaggio storico secondo un modello 3D che è in corso di elaborazione da parte del CNR di Roma
Il contributo della cartografia di epoca veneziana e di XIX secolo alla ricostruzione del paesaggio antico di Montegrotto Terme e del bacino termale euganeo
FASSON, ELISABETTA
2014
Abstract
Questa ricerca si inserisce in un ampio ed articolato ambito di studi, il progetto “Aquae Patavinae”, che da alcuni anno si occupa di indagare il bacino termale euganeo attraverso attività di scavo archeologico, studi sul territorio, ricognizioni di superficie, studi geomorfologici, indagini da foto aeree e da remote sensing – LIDAR. In tale organico quadro, si inserisce la presente ricerca che ha utilizzato documenti cartografici prodotti dalla metà del XVI secolo al XIX, che rappresentano a diversa scala porzioni del territorio euganeo – come una ulteriore categoria di materiali funzionali alla comprensione dell’occupazione antropica antica e moderna - con lo scopo di individuare alcuni dei segni e delle informazioni topografiche e toponomastiche, spesso spia di epoche più o meno remote rispetto alla loro stesura, e per contribuire, attraverso un’analisi diacronica, alla ricostruzione delle trasformazioni del paesaggio storico dell’area termale in generale e di Montegrotto Terme in particolare. I documenti scritti e disegnati hanno permesso ad esempio di percepire l’effettiva distribuzione e concentrazione delle fonti termali a Montegrotto, che sgorgavano spontaneamente ed erano molto numerose e diffuse nella fascia di territorio compresa tra il monte Castello, il monte del Prete e il colle Bortolone fino ad arrivare, a sud, presso l’attuale hotel Terme Neroniane, fascia lungo la quale sono concentrati i più monumentali resti di strutture termali e non di epoca romana. L’area tra il monte Castello e il monte del Prete, individuata come l’area del lago sacro protostorico, era occupata nel XIV secolo da estese paludes di proprietà dei signori da Carrara, e, pressappoco nella stessa area, il particellario di XIX secolo ha evidenziato una bonifica, probabilmente di epoca veneziana (XV secolo) più recente di quelle circostanti; dati, questi, confermati da una mappa del 1835 che, nel rappresentare solo in questa zona undici polle, sottolinea la natura depressa e idrologicamente instabile dell’area. La digitalizzazione in ambiente GIS di una porzione della mappa catastale Napoleonica (1810) di Montegrotto e l’inserimento in database collegati dei dati contenuti nei registri allegati hanno evidenziato le potenzialità informative dei fondi fiscali di XIX secolo, facendoli ritenere la base cartografica di partenza più adatta alla ricostruzione del paesaggio storico secondo un modello 3D che è in corso di elaborazione da parte del CNR di RomaFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/126324
URN:NBN:IT:UNIPD-126324