In questa tesi ho raccolto tre studi riguardanti l'economia comportamentale in situazioni decisionali di gruppo. Gli esperimenti in laboratorio, con i quali manteniamo il controllo del contesto specifico, ci permettono di isolare i fenomeni oggetto di studio. Nel primo capitolo, studiamo come la giustizia distributiva influenza la fiducia tra due individui. Una relazione spesso inizia con la divisione di un patrimonio di proprietà comune. La giustizia distributiva di una divisione può avere un'influenza sul successo della relazione. Questo capitolo analizza l'effetto che una procedura di "fair division" ha su un legame di fiducia tra due individui, confrontando due modificazioni del meccanismo Divide and Choose (DC). Nella prima versione del DC, la divisione finale del patrimonio rispecchia le intenzioni sociali del divisore; invece nella seconda versione del DC, a seguito di una divisione equa del patrimonio non è possibile intuire le attitudini egoistiche o sociali del partner. I dati sperimentali evidenziano che, indipendentemente dal meccanismo utilizzato, le coppie che ottengono una divisione equa nella prima fase esibiscono un maggiore livello di fiducia reciproca nella seconda fase. Pertanto, dalla fase di divisione, i soggetti non estraggono e usano razionalmente le informazioni riguardanti le intenzioni sociali del partner. I risultati suggeriscono che una divisione equa crea un atteggiamento positivo, il quale favorisce la fiducia all'interno della coppia, anche nel caso non sia possibile dedurre le predisposizioni sociali dell'altro membro della coppia. Il secondo capitolo illustra un metodo per misurare la motivazione intrinseca in ambiente lavorativo. In seguito, usando questa misura, approfondiamo come le motivazioni intrinseche si relazionano con gli incentivi estrinsechi. La performance dei dipendenti in un ambiente di lavoro è originata da molteplici fattori. In contrasto con l'economia classica, molti esperimenti economici hanno dimostrato che il denaro non è l'unica motivazione che sta dietro allo sforzo di un lavoratore. In un ambiente lavorativo dove gli individui devono compiere una mansione, è fondamentale per il datore di lavoro capire la motivazione intrinseca verso il compito affidato al dipendente e l'appagamento personale che quest'ultimo ne può trarre. Abbiamo disegnato un esperimento innovativo che ci permette di misurare la motivazione intrinseca sul lavoro. Nel nostro esperimento, nel quale anche il tempo non lavorativo è salariato, comunichiamo ai partecipanti qual è il tempo ottimale di lavoro. Ciò significa che spieghiamo esplicitamente ai partecipanti come possono massimizzare il loro profitto monetario. La motivazione intrinseca viene definita come la differenza tra il livello di performance osservato e il livello ottimale basato sugli incentivi monetari (estrinsechi) durante lo svolgimento di un compito, in un contesto dove i lavoratori possono essere monitorati. Lo scopo dell'esperimento è di utilizzare la nostra misura di motivazione intrinseca per predire la performance dei lavoratori in un ambiente lavorativo non monitorato. I dati dimostrano che i lavoratori con una bassa produttività hanno una motivazione intrinseca inferiore rispetto ai più produttivi; i lavoratori con un'alta produttività attuano uno sforzo superiore al loro tempo ottimale (in termini monetari) di lavoro. Infine, il terzo capitolo, analizza l'effetto dell'identità sociale sulla distribuzione di ricchezza. Abbiamo progettato un esperimento, dove sono coinvolti tre individui e due di questi appartengono allo stesso gruppo sociale. Chi ha potere decisionale può scegliere di distribuire equamente la ricchezza a sua disposizione tra i tre individui, oppure può preferire un'allocazione che favorisce se stesso e il soggetto esterno al suo gruppo, creando però uno svantaggio per l'altro membro del gruppo. In questo capitolo studiamo i potenziali determinanti di lealtà verso il proprio gruppo sociale, variando nell'esperimento le identità sociali (basate sul paradigma dei gruppi minimi) e i livelli di status sociale (basati su una misura di abilità cognitive). Inoltre, variamo le opportunità di infliggere punizioni da parte del soggetto che riceve uno svantaggio nella distribuzione della ricchezza. I risultati indicano che persino identità sociali molto deboli hanno un effetto sull'efficienza. Quando una scelta efficiente significa danneggiare il proprio gruppo, gli individui sono propensi a scegliere la distribuzione equa ma inefficiente, perfino supportando un costo personale. Più alto è lo status sociale del gruppo e maggiore diventa il problema dell'inefficienza.
Fairness, intrinsic motivations and social identity in group decisions
GASPARI, DIANA
2014
Abstract
In questa tesi ho raccolto tre studi riguardanti l'economia comportamentale in situazioni decisionali di gruppo. Gli esperimenti in laboratorio, con i quali manteniamo il controllo del contesto specifico, ci permettono di isolare i fenomeni oggetto di studio. Nel primo capitolo, studiamo come la giustizia distributiva influenza la fiducia tra due individui. Una relazione spesso inizia con la divisione di un patrimonio di proprietà comune. La giustizia distributiva di una divisione può avere un'influenza sul successo della relazione. Questo capitolo analizza l'effetto che una procedura di "fair division" ha su un legame di fiducia tra due individui, confrontando due modificazioni del meccanismo Divide and Choose (DC). Nella prima versione del DC, la divisione finale del patrimonio rispecchia le intenzioni sociali del divisore; invece nella seconda versione del DC, a seguito di una divisione equa del patrimonio non è possibile intuire le attitudini egoistiche o sociali del partner. I dati sperimentali evidenziano che, indipendentemente dal meccanismo utilizzato, le coppie che ottengono una divisione equa nella prima fase esibiscono un maggiore livello di fiducia reciproca nella seconda fase. Pertanto, dalla fase di divisione, i soggetti non estraggono e usano razionalmente le informazioni riguardanti le intenzioni sociali del partner. I risultati suggeriscono che una divisione equa crea un atteggiamento positivo, il quale favorisce la fiducia all'interno della coppia, anche nel caso non sia possibile dedurre le predisposizioni sociali dell'altro membro della coppia. Il secondo capitolo illustra un metodo per misurare la motivazione intrinseca in ambiente lavorativo. In seguito, usando questa misura, approfondiamo come le motivazioni intrinseche si relazionano con gli incentivi estrinsechi. La performance dei dipendenti in un ambiente di lavoro è originata da molteplici fattori. In contrasto con l'economia classica, molti esperimenti economici hanno dimostrato che il denaro non è l'unica motivazione che sta dietro allo sforzo di un lavoratore. In un ambiente lavorativo dove gli individui devono compiere una mansione, è fondamentale per il datore di lavoro capire la motivazione intrinseca verso il compito affidato al dipendente e l'appagamento personale che quest'ultimo ne può trarre. Abbiamo disegnato un esperimento innovativo che ci permette di misurare la motivazione intrinseca sul lavoro. Nel nostro esperimento, nel quale anche il tempo non lavorativo è salariato, comunichiamo ai partecipanti qual è il tempo ottimale di lavoro. Ciò significa che spieghiamo esplicitamente ai partecipanti come possono massimizzare il loro profitto monetario. La motivazione intrinseca viene definita come la differenza tra il livello di performance osservato e il livello ottimale basato sugli incentivi monetari (estrinsechi) durante lo svolgimento di un compito, in un contesto dove i lavoratori possono essere monitorati. Lo scopo dell'esperimento è di utilizzare la nostra misura di motivazione intrinseca per predire la performance dei lavoratori in un ambiente lavorativo non monitorato. I dati dimostrano che i lavoratori con una bassa produttività hanno una motivazione intrinseca inferiore rispetto ai più produttivi; i lavoratori con un'alta produttività attuano uno sforzo superiore al loro tempo ottimale (in termini monetari) di lavoro. Infine, il terzo capitolo, analizza l'effetto dell'identità sociale sulla distribuzione di ricchezza. Abbiamo progettato un esperimento, dove sono coinvolti tre individui e due di questi appartengono allo stesso gruppo sociale. Chi ha potere decisionale può scegliere di distribuire equamente la ricchezza a sua disposizione tra i tre individui, oppure può preferire un'allocazione che favorisce se stesso e il soggetto esterno al suo gruppo, creando però uno svantaggio per l'altro membro del gruppo. In questo capitolo studiamo i potenziali determinanti di lealtà verso il proprio gruppo sociale, variando nell'esperimento le identità sociali (basate sul paradigma dei gruppi minimi) e i livelli di status sociale (basati su una misura di abilità cognitive). Inoltre, variamo le opportunità di infliggere punizioni da parte del soggetto che riceve uno svantaggio nella distribuzione della ricchezza. I risultati indicano che persino identità sociali molto deboli hanno un effetto sull'efficienza. Quando una scelta efficiente significa danneggiare il proprio gruppo, gli individui sono propensi a scegliere la distribuzione equa ma inefficiente, perfino supportando un costo personale. Più alto è lo status sociale del gruppo e maggiore diventa il problema dell'inefficienza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/126379
URN:NBN:IT:UNIPD-126379