Il Duecento letterario francese è percorso dalla moda dei romanzi arturiani in prosa: inanzitutto, dopo i romanzi in versi di Chrétien, vi è il “petit cycle” del Graal, prima in versi, poi in prosa, attribuito a Robert de Boron; questo sarà presto seguito dal ciclo di Lancelot e di quello di Tristan en prose e del Guiron le Courtois; infine, trent’anni dopo, sarà scritto da un Veneziano sotto lo pseudonimo di Richard d’Irlande, le Prophéties de Merlin, un romanzo dalla straordinaria creatività. Fa seguito un periodo di relativa “calma” prima della diffusione, alla fine del Quattrocento, degli ultimi cicli arturiani in prosa francese: Ysaÿe le Triste e Perceforest. La produzione ridotta di materiale arturiano tra la fine del Duecento e del Quattrocento, benché tradisca uno stallo creativo, non si accompagna alla mancanza di interesse suscitata dalla materia arturiana: anzi, un’ampia produzione manoscritta, a volte di lusso, a volte più umile, assiemme al passaggio alla stampa dei grandi cicli arturiani tra Quattro- e Cinquecento, tradiscono la presenza di un pubblico ancora ben nutrito. Quest’epoca vide anche la costituzione delle « versioni vulgate » sia del Tristan che del Guiron, la composizione di suites e di riscritture, e l’elaborazione di compilazione arturiane, tra cui l’ormai famosissima compilazione arturiana (assieme alla sorella minore, la compilazione guironiana) di Rustichello da Pisa. Infine, la moda dei romanzi arturiani si manifesta anche in alcune rappresentazioni teatrali, in particolare nei pas d’armes dell’aristocrazia borgognona e fiamminga. Si tratta anche di una delle epoche più importanti per l’enciclopedismo medioevale, di cui si scorge un riflesso nei tentativi di costituire delle summae arturiane in cui confluisce tutta la materia pre-esistente. Un esempio è costituito dall’eccezionale ms. Paris, BnF, fr. 112. Lo sviluppo dei cicli arturiani, dalla fine del secolo XII all’alba del Rinascimento francese, è stato oggetto di numerosissimi lavori, dai primi tentativi degli studenti di Gaston Paris fino alle ricerche più recenti, come quelle di Patrick Moran o Noémie Chardonnens, passando per le notevoli ricostruzioni di Fanni Bogdanow o di Cedric Pickford. Ma tutti questi commenti sulla genesi e lo sviluppo della materia arturiana in prosa francese s’imbattono in un ostacolo maggiore: la mancanza di un dato fondamentale, ossia una conoscenza precisa della genealogia dei manoscritti, senza la quale è solo possibile fornire un commento basandosi sulle edizioni critiche o sull’esame di ciascun testimone in quanto oggetto semiotico isolato. La nostra tesi, erede dell’esperienza del Gruppo Guiron, propone quindi un tentativo di andare oltre i limiti di questi approcci, provando ad affrontare il caso della fortuna interciclica di Alexandre l’Orphelin e del Tournoi de Sorelois, due piccole serie di episodi tratti dalle Prophéties de Merlin ed inserite nella quarta versione del Tristan en prose, nelle continuazioni di due testimoni di Guiron le Courtois e nel ms. Paris, BnF, fr. 112, che proveremo a confrontare con altri due casi di interpolazione interciclica dello stesso tipo: l’interpolazione di estratti dell’Agravain nelle terza e quarta versioni del Tristan en prose, da un lato, e, dall’altro, l’interpolazione dell’Erec en prose borgognone nel ms. Paris, BnF, fr. 358-363. Per raggiungere quest’obiettivo, abbiamo fatto ricorso innanzitutto ad un approccio strettamente filologico, i cui risultati ci hanno consentito di proporre qualche ipotesi relativa alla costituzione ed alla diffusione dei cicli e delle loro suites, da un punto di vista più narratologico e poetico. Questa tesi è strutturata come segue. Dopo un primo capitolo, introduttivo, dedicato allo status quæstionis delle nostre conoscenze sulla diffusione dei cicli arturiani, con un focus sulle sue forze e sui suoi limiti, abbiamo proposto un ulteriore stato dell’arte relativo ai cicli arturiani che abbiamo scelto come oggetto di studio: le Prophéties de Merlin, Guiron le Courtois e le terza e quarta versioni del Tristan en prose. Dopodiché, abbiamo tentato di stabilire uno stemma codicum, prima per i testi al centro del nostro studio (Alexandre l’Orphelin e Tournoi de Sorelois), poi, basandosi su alcuni loci critici selezionati secondo criteri esplicitati, per le versioni tardive del Tristan en prose e delle Prophéties de Merlin. I risultati di questi studi, per forza parziali, ci hanno consentito poi di studiare, benché con conoscenze parziali, la diffusione interciclica di Alexandre l’Orphelin e del Tournoi de Sorelois in un modo che permetta di prendere in considerazione gli interventi della tradizione testuale di fronte all’inserzione di un racconto esterno, allogeno. Li abbiamo poi confrontati ad alcune considerazioni che lo stato delle nostre conoscenze ci consente di formulare sull’interpolazione di estratti dell’Agravain nelle terza e quarta versioni del Tristan en prose. Concluderemo quindi il nostro lavoro con qualche considerazione sul potenziale che contiene un approccio più stemmatologico della ciclicità arturiana, nella speranza che altri studi possano completare il nostro. Infatti, il nostro lavoro è soprattutto un esperimento: si trattava inanzitutto di provare a tenere finalmente insieme due metodi troppo spesso tenuti distinti, ossia lo studio narratologico e l’approccio filologico, e di riflettere sulle osservazioni che potrebbero risultarne. Il nostro lavoro non pretende di rinnovare del tutto l’approccio della transfinzionalità e dell’interciclicità arturiane, senza parlare della costituzione dei cicli arturiani, ma, semplicemente, di vedere in che modo una conoscenza precisa dello sviluppo della tradizione testuale potrebbe aiutare a considerarla.
Dynamiques d'intercyclicité dans quelques sommes arthuriennes en moyen français. Un nouvel essai de stemmatologie arthurienne.
2020
Abstract
Il Duecento letterario francese è percorso dalla moda dei romanzi arturiani in prosa: inanzitutto, dopo i romanzi in versi di Chrétien, vi è il “petit cycle” del Graal, prima in versi, poi in prosa, attribuito a Robert de Boron; questo sarà presto seguito dal ciclo di Lancelot e di quello di Tristan en prose e del Guiron le Courtois; infine, trent’anni dopo, sarà scritto da un Veneziano sotto lo pseudonimo di Richard d’Irlande, le Prophéties de Merlin, un romanzo dalla straordinaria creatività. Fa seguito un periodo di relativa “calma” prima della diffusione, alla fine del Quattrocento, degli ultimi cicli arturiani in prosa francese: Ysaÿe le Triste e Perceforest. La produzione ridotta di materiale arturiano tra la fine del Duecento e del Quattrocento, benché tradisca uno stallo creativo, non si accompagna alla mancanza di interesse suscitata dalla materia arturiana: anzi, un’ampia produzione manoscritta, a volte di lusso, a volte più umile, assiemme al passaggio alla stampa dei grandi cicli arturiani tra Quattro- e Cinquecento, tradiscono la presenza di un pubblico ancora ben nutrito. Quest’epoca vide anche la costituzione delle « versioni vulgate » sia del Tristan che del Guiron, la composizione di suites e di riscritture, e l’elaborazione di compilazione arturiane, tra cui l’ormai famosissima compilazione arturiana (assieme alla sorella minore, la compilazione guironiana) di Rustichello da Pisa. Infine, la moda dei romanzi arturiani si manifesta anche in alcune rappresentazioni teatrali, in particolare nei pas d’armes dell’aristocrazia borgognona e fiamminga. Si tratta anche di una delle epoche più importanti per l’enciclopedismo medioevale, di cui si scorge un riflesso nei tentativi di costituire delle summae arturiane in cui confluisce tutta la materia pre-esistente. Un esempio è costituito dall’eccezionale ms. Paris, BnF, fr. 112. Lo sviluppo dei cicli arturiani, dalla fine del secolo XII all’alba del Rinascimento francese, è stato oggetto di numerosissimi lavori, dai primi tentativi degli studenti di Gaston Paris fino alle ricerche più recenti, come quelle di Patrick Moran o Noémie Chardonnens, passando per le notevoli ricostruzioni di Fanni Bogdanow o di Cedric Pickford. Ma tutti questi commenti sulla genesi e lo sviluppo della materia arturiana in prosa francese s’imbattono in un ostacolo maggiore: la mancanza di un dato fondamentale, ossia una conoscenza precisa della genealogia dei manoscritti, senza la quale è solo possibile fornire un commento basandosi sulle edizioni critiche o sull’esame di ciascun testimone in quanto oggetto semiotico isolato. La nostra tesi, erede dell’esperienza del Gruppo Guiron, propone quindi un tentativo di andare oltre i limiti di questi approcci, provando ad affrontare il caso della fortuna interciclica di Alexandre l’Orphelin e del Tournoi de Sorelois, due piccole serie di episodi tratti dalle Prophéties de Merlin ed inserite nella quarta versione del Tristan en prose, nelle continuazioni di due testimoni di Guiron le Courtois e nel ms. Paris, BnF, fr. 112, che proveremo a confrontare con altri due casi di interpolazione interciclica dello stesso tipo: l’interpolazione di estratti dell’Agravain nelle terza e quarta versioni del Tristan en prose, da un lato, e, dall’altro, l’interpolazione dell’Erec en prose borgognone nel ms. Paris, BnF, fr. 358-363. Per raggiungere quest’obiettivo, abbiamo fatto ricorso innanzitutto ad un approccio strettamente filologico, i cui risultati ci hanno consentito di proporre qualche ipotesi relativa alla costituzione ed alla diffusione dei cicli e delle loro suites, da un punto di vista più narratologico e poetico. Questa tesi è strutturata come segue. Dopo un primo capitolo, introduttivo, dedicato allo status quæstionis delle nostre conoscenze sulla diffusione dei cicli arturiani, con un focus sulle sue forze e sui suoi limiti, abbiamo proposto un ulteriore stato dell’arte relativo ai cicli arturiani che abbiamo scelto come oggetto di studio: le Prophéties de Merlin, Guiron le Courtois e le terza e quarta versioni del Tristan en prose. Dopodiché, abbiamo tentato di stabilire uno stemma codicum, prima per i testi al centro del nostro studio (Alexandre l’Orphelin e Tournoi de Sorelois), poi, basandosi su alcuni loci critici selezionati secondo criteri esplicitati, per le versioni tardive del Tristan en prose e delle Prophéties de Merlin. I risultati di questi studi, per forza parziali, ci hanno consentito poi di studiare, benché con conoscenze parziali, la diffusione interciclica di Alexandre l’Orphelin e del Tournoi de Sorelois in un modo che permetta di prendere in considerazione gli interventi della tradizione testuale di fronte all’inserzione di un racconto esterno, allogeno. Li abbiamo poi confrontati ad alcune considerazioni che lo stato delle nostre conoscenze ci consente di formulare sull’interpolazione di estratti dell’Agravain nelle terza e quarta versioni del Tristan en prose. Concluderemo quindi il nostro lavoro con qualche considerazione sul potenziale che contiene un approccio più stemmatologico della ciclicità arturiana, nella speranza che altri studi possano completare il nostro. Infatti, il nostro lavoro è soprattutto un esperimento: si trattava inanzitutto di provare a tenere finalmente insieme due metodi troppo spesso tenuti distinti, ossia lo studio narratologico e l’approccio filologico, e di riflettere sulle osservazioni che potrebbero risultarne. Il nostro lavoro non pretende di rinnovare del tutto l’approccio della transfinzionalità e dell’interciclicità arturiane, senza parlare della costituzione dei cicli arturiani, ma, semplicemente, di vedere in che modo una conoscenza precisa dello sviluppo della tradizione testuale potrebbe aiutare a considerarla.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/131562
URN:NBN:IT:UNISI-131562