La valutazione della performance del personale delle pubbliche amministrazioni è un tema che, anche se con alternanza, non ha mai perso di interesse e sul quale il D.Lgs. 150/2009 (cd. Riforma Brunetta) ha riacceso i riflettori a partire dal secondo decennio del nuovo millennio. La funzione di valutazione racchiude l’esercizio concreto di un’attività, il che presuppone il possesso di competenze, capacità professionale e conoscenze specifiche in capo al soggetto a cui è attribuita. Tale attività viene esercitata mediante procedure rigorose e codificate ed è destinata a fornire un giudizio su competenze, comportamenti e contributi espressi da un soggetto, ovvero da un insieme di soggetti che operano in maniera coordinata. Si tratta, quindi, di un procedimento che viene diretto da un organo interno all’ amministrazione istituito per misurare e valutare un risultato atteso correlato alla soddisfazione dei bisogni per i quali la stessa amministrazione è stata costituita senza trascurare di verificare le modalità con le quali il risultato è stato raggiungimento. Per come impostata la disciplina e ancor di più, per le finalità volute dal legislatore del 2009, l’implementazione del procedimento valutativo, che coinvolge allo stesso modo e con la stessa intensità singoli soggetti, singole strutture e intera amministrazione, si concretizza in una fase di valutazione che si presta ad essere misurata e gestita. Nelle pubbliche amministrazioni di ridotte dimensioni, corrispondenti anche storicamente ai comuni, la misurazione e la gestione della performance non riscontra agevolmente alle finalità e agli obiettivi della norma e non riesce quasi mai a porre in evidenza le potenzialità dell’individuo. Gli interessi, i diritti ed i soggetti coinvolti sono diversi per ruolo e per responsabilità così come le amministrazioni interessate dal processo in argomento. All’inizio è sembrato che il legislatore del 2009 non avesse fatto altro che uniformare gli ambiti di interesse della misurazione e della valutazione per tutte le pubbliche amministrazioni indicando i criteri da seguire e configurato ciclicamente l’attività che ciascuno dei soggetti coinvolti doveva svolgere. La realtà ha mostrato uno scenario diverso e per certi versi inaspettato. Infatti, anche se da un lato, come detto, sembra che sia stato semplicemente ripreso il discorso sulla performance del personale delle pubbliche amministrazioni, in concreto, rispetto al passato, l’interesse del cittadino è stato notevolmente sollecitato. Da qui la ricerca della motivazione che ha accresciuto la curiosità e l’interesse del cittadino, non escludendo che più che una vera e propria motivazione o di una causa, potrebbe semplicemente trattarsi di un effetto collaterale derivante dal fatto che la riforma prevede per la stessa performance trasparenza e rendicontazione. Parte del lavoro di ricerca è dedicato alla individuazione delle limitazioni alla corretta gestione del ciclo della performance causate dai processi di riforma della pubblica amministrazione con particolare riferimento a quella locale. Con l’elaborato si analizzano i condizionamenti che il processo di valutazione della performance può subire in relazione del contesto più o meno critico in cui viene attivato e si cerca di individuare quei fattori interni ed esterni che, se da un lato avvicinano il cittadino e le varie categorie di stakeholder al pubblico dipendente, dall’altro condizionano l’intero ciclo della performance, fino a vanificarne le finalità. Da qui la considerazione che gli stakeholder interni e quelli esterni, interessati e/o comunque coinvolti dall’argomento performance, assumono connotati e caratteristiche diverse a seconda dell’amministrazione pubblica con cui interagiscono o a cui appartengono. Ciò vuol dire, quindi, che quando si tratta l’argomento performance senza una profonda conoscenza del settore pubblico e dei suoi interlocutori, si corre il rischio di perdere il filo del discorso, di generalizzare e di non giungere ad alcuna osservazione, considerazione, conclusione propositiva o quanto meno di interesse. Non è che non esistono elementi che accomunano tutte le pubbliche amministrazione che fanno credere nella possibilità di un’applicazione uniforme del Ciclo della Performance, come d’altronde vuole il dettato normativo, come ad esempio: la presenza di almeno due soggetti, il valutato e il valutatore, di un sistema di valutazione comunemente chiamato metodologia o sistema permanente di valutazione così come la previsione di premialità da attribuire ai soggetti valutati. L’elaborato prenderà in esame alcuni aspetti critici particolari che interessano solo una tipologia di pubblica amministrazione, quella locale: lo scioglimento dell’organo di governo per mafia e lo stato di dissesto finanziario valutandone effetti e ricadute sul procedimento di valutazione, nonchè sull’adeguatezza e sulla conformità dello strumento adottato dall’ente per misurare e valutare la performance. Il lavoro comprende un practice case attraverso il quale viene data un lettura all’attività di gestione della performance in un contesto critico rappresentato dal Comune di Castel Volturno situato in provincia di Caserta. Un contesto del tutto particolare, unico nel suo genere, rappresentato dall’assenza, in quel periodo, di un organo di indirizzo politico-amministrativo elettivo, in quanto l’ente in un primo momento commissariato, è stato sciolto per mafia e contemporaneamente dichiarato in dissesto finanziario, una condizione atipica capace di condizionare i processi valutativi ed al contempo di limitare l’efficacia degli strumenti di valutazione in rapporto alle finalità della riforma Brunetta. [a cura dell'autore]

La gestione del ciclo della performance in contesti critici. Il caso del Comune di Castel Volturno

2017

Abstract

La valutazione della performance del personale delle pubbliche amministrazioni è un tema che, anche se con alternanza, non ha mai perso di interesse e sul quale il D.Lgs. 150/2009 (cd. Riforma Brunetta) ha riacceso i riflettori a partire dal secondo decennio del nuovo millennio. La funzione di valutazione racchiude l’esercizio concreto di un’attività, il che presuppone il possesso di competenze, capacità professionale e conoscenze specifiche in capo al soggetto a cui è attribuita. Tale attività viene esercitata mediante procedure rigorose e codificate ed è destinata a fornire un giudizio su competenze, comportamenti e contributi espressi da un soggetto, ovvero da un insieme di soggetti che operano in maniera coordinata. Si tratta, quindi, di un procedimento che viene diretto da un organo interno all’ amministrazione istituito per misurare e valutare un risultato atteso correlato alla soddisfazione dei bisogni per i quali la stessa amministrazione è stata costituita senza trascurare di verificare le modalità con le quali il risultato è stato raggiungimento. Per come impostata la disciplina e ancor di più, per le finalità volute dal legislatore del 2009, l’implementazione del procedimento valutativo, che coinvolge allo stesso modo e con la stessa intensità singoli soggetti, singole strutture e intera amministrazione, si concretizza in una fase di valutazione che si presta ad essere misurata e gestita. Nelle pubbliche amministrazioni di ridotte dimensioni, corrispondenti anche storicamente ai comuni, la misurazione e la gestione della performance non riscontra agevolmente alle finalità e agli obiettivi della norma e non riesce quasi mai a porre in evidenza le potenzialità dell’individuo. Gli interessi, i diritti ed i soggetti coinvolti sono diversi per ruolo e per responsabilità così come le amministrazioni interessate dal processo in argomento. All’inizio è sembrato che il legislatore del 2009 non avesse fatto altro che uniformare gli ambiti di interesse della misurazione e della valutazione per tutte le pubbliche amministrazioni indicando i criteri da seguire e configurato ciclicamente l’attività che ciascuno dei soggetti coinvolti doveva svolgere. La realtà ha mostrato uno scenario diverso e per certi versi inaspettato. Infatti, anche se da un lato, come detto, sembra che sia stato semplicemente ripreso il discorso sulla performance del personale delle pubbliche amministrazioni, in concreto, rispetto al passato, l’interesse del cittadino è stato notevolmente sollecitato. Da qui la ricerca della motivazione che ha accresciuto la curiosità e l’interesse del cittadino, non escludendo che più che una vera e propria motivazione o di una causa, potrebbe semplicemente trattarsi di un effetto collaterale derivante dal fatto che la riforma prevede per la stessa performance trasparenza e rendicontazione. Parte del lavoro di ricerca è dedicato alla individuazione delle limitazioni alla corretta gestione del ciclo della performance causate dai processi di riforma della pubblica amministrazione con particolare riferimento a quella locale. Con l’elaborato si analizzano i condizionamenti che il processo di valutazione della performance può subire in relazione del contesto più o meno critico in cui viene attivato e si cerca di individuare quei fattori interni ed esterni che, se da un lato avvicinano il cittadino e le varie categorie di stakeholder al pubblico dipendente, dall’altro condizionano l’intero ciclo della performance, fino a vanificarne le finalità. Da qui la considerazione che gli stakeholder interni e quelli esterni, interessati e/o comunque coinvolti dall’argomento performance, assumono connotati e caratteristiche diverse a seconda dell’amministrazione pubblica con cui interagiscono o a cui appartengono. Ciò vuol dire, quindi, che quando si tratta l’argomento performance senza una profonda conoscenza del settore pubblico e dei suoi interlocutori, si corre il rischio di perdere il filo del discorso, di generalizzare e di non giungere ad alcuna osservazione, considerazione, conclusione propositiva o quanto meno di interesse. Non è che non esistono elementi che accomunano tutte le pubbliche amministrazione che fanno credere nella possibilità di un’applicazione uniforme del Ciclo della Performance, come d’altronde vuole il dettato normativo, come ad esempio: la presenza di almeno due soggetti, il valutato e il valutatore, di un sistema di valutazione comunemente chiamato metodologia o sistema permanente di valutazione così come la previsione di premialità da attribuire ai soggetti valutati. L’elaborato prenderà in esame alcuni aspetti critici particolari che interessano solo una tipologia di pubblica amministrazione, quella locale: lo scioglimento dell’organo di governo per mafia e lo stato di dissesto finanziario valutandone effetti e ricadute sul procedimento di valutazione, nonchè sull’adeguatezza e sulla conformità dello strumento adottato dall’ente per misurare e valutare la performance. Il lavoro comprende un practice case attraverso il quale viene data un lettura all’attività di gestione della performance in un contesto critico rappresentato dal Comune di Castel Volturno situato in provincia di Caserta. Un contesto del tutto particolare, unico nel suo genere, rappresentato dall’assenza, in quel periodo, di un organo di indirizzo politico-amministrativo elettivo, in quanto l’ente in un primo momento commissariato, è stato sciolto per mafia e contemporaneamente dichiarato in dissesto finanziario, una condizione atipica capace di condizionare i processi valutativi ed al contempo di limitare l’efficacia degli strumenti di valutazione in rapporto alle finalità della riforma Brunetta. [a cura dell'autore]
21-apr-2017
Italiano
Performance
De Lucia, Andrea
Piscopo, Gabriella
Università degli Studi di Salerno
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/133759
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