Lo studio propone un riesame delle glosse del commento alle Verrinae, attribuito al cosiddetto pseudo- Asconio, con particolare attenzione per le citazioni degli auctores. Particolare rilevanza sembrano avere i poeti arcaici, a suggerire il probabile allineamento dell’esegeta ai materiali, che egli reperiva nei precedenti interpreti dell’Arpinate, quali Asconio Pediano (I d.C.) e Volcacius (II d.C.). La preminente autorità di Terenzio concorre a confermare la datazione al V secolo della silloge, già suggerita dagli studiosi fra il XIX e il XX secolo. L’analisi di un buon numero di possibili paralleli con Donato o con Servio consente una nuova ipotesi sul rapporto fra i tre esegeti. Tali consonanze sembrano, infatti, da attribuire non a dipendenza dello pseudo-Asconio dagli altri due scoliasti, come supposto dai filologi precedenti, ma a comuni fonti remote di alto prestigio, quali il vero Aspro, Flavio Capro e Verrio Flacco. Lo studio ha, altresì, confermato la preminenza degli interessi retorici dello scoliasta, già rilevati dagli studiosi di XIX secolo; sembra, per contro, da ridimensionare il ruolo attribuito alla grammatica. Le glosse linguistiche rivelano, infatti, netta preminenza dell’aspetto lessicale, e della disamina di vitia et virtutes elocutionis. Lo pseudo-Asconio emerge, in conclusione, quale personalità autonoma, non sovrapponibile ad alcuno dei grandi esegeti antichi, e quale probabile collettore di materiali, derivanti dalla più remota tradizione grammaticale ed di commento ad auctores. [a cura dell'autore]
Il commento pseudo-asconiano alle Verrinae. Le citazioni degli auctores
2012
Abstract
Lo studio propone un riesame delle glosse del commento alle Verrinae, attribuito al cosiddetto pseudo- Asconio, con particolare attenzione per le citazioni degli auctores. Particolare rilevanza sembrano avere i poeti arcaici, a suggerire il probabile allineamento dell’esegeta ai materiali, che egli reperiva nei precedenti interpreti dell’Arpinate, quali Asconio Pediano (I d.C.) e Volcacius (II d.C.). La preminente autorità di Terenzio concorre a confermare la datazione al V secolo della silloge, già suggerita dagli studiosi fra il XIX e il XX secolo. L’analisi di un buon numero di possibili paralleli con Donato o con Servio consente una nuova ipotesi sul rapporto fra i tre esegeti. Tali consonanze sembrano, infatti, da attribuire non a dipendenza dello pseudo-Asconio dagli altri due scoliasti, come supposto dai filologi precedenti, ma a comuni fonti remote di alto prestigio, quali il vero Aspro, Flavio Capro e Verrio Flacco. Lo studio ha, altresì, confermato la preminenza degli interessi retorici dello scoliasta, già rilevati dagli studiosi di XIX secolo; sembra, per contro, da ridimensionare il ruolo attribuito alla grammatica. Le glosse linguistiche rivelano, infatti, netta preminenza dell’aspetto lessicale, e della disamina di vitia et virtutes elocutionis. Lo pseudo-Asconio emerge, in conclusione, quale personalità autonoma, non sovrapponibile ad alcuno dei grandi esegeti antichi, e quale probabile collettore di materiali, derivanti dalla più remota tradizione grammaticale ed di commento ad auctores. [a cura dell'autore]I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/141888
URN:NBN:IT:UNISA-141888