La dissertazione intende analizzare l’eredità del Concilio di Trento dalla sua chiusura, il 5 dicembre 1563, alla prima metà del XVII secolo attraverso il prisma che ne diffuse e «disperse» i provvedimenti. Nel 1564 forti tensioni furono generate intorno al destino del Tridentino, le cui sorti furono decise non nel luogo dei lavori assembleari ma a Roma. In questa direzione la tesi si propone di esplorare l’organo istituito allo scopo, rimasto a lungo trascurato dalla storiografia. La Sacra Congregazione del Concilio fu istituita da papa Pio IV il 2 agosto 1564 per gestire i decreti del concilio, vigilare sulla loro applicazione e interpretarne autenticamente il senso in caso di conflitti o questioni che fossero sorti sulla loro esecuzione in universo christiano orbe. Fino al XIX secolo essa rivolse la sua attività a regolamentare i dubbi di tutta la cristianità e a giudicare i casi afferenti a tutti gli ambiti toccati dalle disposizioni tridentine, da quelli patrimoniali e beneficiari, a quelli matrimoniali e disciplinari cambiando le sorti parimenti di laici e clerici, di individui, famiglie, comunità ed enti ecclesiastici. Attraverso la consultazione sistematica della documentazione del suo archivio, conservata nell’Archivio Segreto Vaticano, l’elaborato si propone di analizzare il funzionamento, le procedure e la struttura burocratica del dicastero in oggetto nel periodo che va dalla sua istituzione a commissione temporanea, passando per la riforma sistina che la trasformò in congregazione permanente, fino a giungere al pontificato di Urbano VIII e ai suoi primi provvedimenti restrittivi. I risultati dell’indagine sono riposti nell’osservazione delle modalità con cui l’arsenale giurisprudenziale che la congregazione elaborò nel corso del tempo si depositò, influenzando i modelli normativi locali. La ricerca ha permesso di prendere coscienza della forza di trasmissione e radicamento delle decisioni assunte dal centro romano; delle variegate forme assunte dalle relazioni tra gli episcopati e la Congregazione centrale, che non di rado agiva noncurante delle reti di interessi di cui gli ordinari tentavano di essere custodi gelosi. Non da ultimo il presente studio ha tentato di esaminare i rapporti tra la Congregazione del concilio e gli altri organi di curia, accomunati da un patrimonio di competenze che per la gran parte si sovrapponevano, oltreché da cardinali membri contemporaneamente di più dicasteri. L’esito del lavoro qui presentato ha voluto chiarire la complessità degli intrecci istituzionali della curia pontificia e il pluralismo dei livelli giurisdizionali centrali e periferici, attraverso uno sguardo ravvicinato sul modus procedendi di quella che divenne una delle più potenti congregazioni di curia che eliminò la necessità di ricorrere a un ulteriore concilio per i trecento anni successivi.
La Sacra Congregazione del concilio: il prisma tridentino in un secolo di attività (1564-1650)
2016
Abstract
La dissertazione intende analizzare l’eredità del Concilio di Trento dalla sua chiusura, il 5 dicembre 1563, alla prima metà del XVII secolo attraverso il prisma che ne diffuse e «disperse» i provvedimenti. Nel 1564 forti tensioni furono generate intorno al destino del Tridentino, le cui sorti furono decise non nel luogo dei lavori assembleari ma a Roma. In questa direzione la tesi si propone di esplorare l’organo istituito allo scopo, rimasto a lungo trascurato dalla storiografia. La Sacra Congregazione del Concilio fu istituita da papa Pio IV il 2 agosto 1564 per gestire i decreti del concilio, vigilare sulla loro applicazione e interpretarne autenticamente il senso in caso di conflitti o questioni che fossero sorti sulla loro esecuzione in universo christiano orbe. Fino al XIX secolo essa rivolse la sua attività a regolamentare i dubbi di tutta la cristianità e a giudicare i casi afferenti a tutti gli ambiti toccati dalle disposizioni tridentine, da quelli patrimoniali e beneficiari, a quelli matrimoniali e disciplinari cambiando le sorti parimenti di laici e clerici, di individui, famiglie, comunità ed enti ecclesiastici. Attraverso la consultazione sistematica della documentazione del suo archivio, conservata nell’Archivio Segreto Vaticano, l’elaborato si propone di analizzare il funzionamento, le procedure e la struttura burocratica del dicastero in oggetto nel periodo che va dalla sua istituzione a commissione temporanea, passando per la riforma sistina che la trasformò in congregazione permanente, fino a giungere al pontificato di Urbano VIII e ai suoi primi provvedimenti restrittivi. I risultati dell’indagine sono riposti nell’osservazione delle modalità con cui l’arsenale giurisprudenziale che la congregazione elaborò nel corso del tempo si depositò, influenzando i modelli normativi locali. La ricerca ha permesso di prendere coscienza della forza di trasmissione e radicamento delle decisioni assunte dal centro romano; delle variegate forme assunte dalle relazioni tra gli episcopati e la Congregazione centrale, che non di rado agiva noncurante delle reti di interessi di cui gli ordinari tentavano di essere custodi gelosi. Non da ultimo il presente studio ha tentato di esaminare i rapporti tra la Congregazione del concilio e gli altri organi di curia, accomunati da un patrimonio di competenze che per la gran parte si sovrapponevano, oltreché da cardinali membri contemporaneamente di più dicasteri. L’esito del lavoro qui presentato ha voluto chiarire la complessità degli intrecci istituzionali della curia pontificia e il pluralismo dei livelli giurisdizionali centrali e periferici, attraverso uno sguardo ravvicinato sul modus procedendi di quella che divenne una delle più potenti congregazioni di curia che eliminò la necessità di ricorrere a un ulteriore concilio per i trecento anni successivi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/142939
URN:NBN:IT:UNIMORE-142939