La tesi di dottorato, intitolata “Modernism on Air” si articola in quattro capitoli, preceduti da un’introduzione in cui si dà conto di quello che gli studiosi hanno definito il Great Divide nei rapporti tra Modernismo e cultura di massa. Nel primo capitolo, vengono presentate le principali teorie che sostengono l’impossibilità di trovare un punto di raccordo tra Modernismo e cultura di massa. Nello specifico vengono analizzate le teorie di Huyssen che afferma l’esistenza di un ‘unbridgeable’ gap tra i suddetti movimenti culturali. Viene dato spazio anche all’analisi del pensiero di quei pensatori, Walter Benjamin e Theodor Adorno su tutti, che sono alla base della teorizzazione della divisione dicotomica tra Modernismo e cultura di massa. Vengono poi presi in esame gli studi sul Modernismo dell’ultimo decennio che, invece, danno di quest’ultimo una lettura più democratica e collaborazionista con la cultura di massa. La seconda parte del presente lavoro descrive, invece, i punti di contatto che importanti esponenti del Modernismo hanno avuto con la cultura di massa attraverso la collaborazione con riviste di moda ed emittenti radiofoniche. Sono stati oggetto di analisi gli articoli che Virginia Woolf scrisse per Vogue e le trasmissioni radiofoniche che tenne per conto della BBC. La terza parte della ricerca ha invece preso in analisi i possibili effetti della radio sulla parola scritta. Partendo dal concetto di crisi della tradizione oculocentrica, che basava sul senso della vista il metodo principale di conoscenza, vengono presi in esame una serie di estratti dei romanzi di James Joyce e Virginia Woolf per dimostrare come gli artisti modernisti depotenziano la vista in favore dell’udito nella narrazione della realtà. In tal modo la percezione come modalità conoscitiva non viene più solo affidata all’occhio ma anche e soprattutto all’udito. L’ultima parte si concentra sull’inglobamento volontario della radio nell’opera d’arte attraverso l’analisi dei testi di Samuel Beckett e Dylan Thomas. A differenza del passato, il testo non viene più pensato prima per la pagina scritta e poi ‘adattato’ per la radio ma quest’ultima diventa da subito la matrice principale che da forma e sostanza al testo. Ne emerge, in tal modo, un nuovo tipo di testo i cui personaggi hanno una forte valenza ‘radiofonica’ per come sono creati e per come agiscono. [a cura dell'autore]
Modernism on Air
2016
Abstract
La tesi di dottorato, intitolata “Modernism on Air” si articola in quattro capitoli, preceduti da un’introduzione in cui si dà conto di quello che gli studiosi hanno definito il Great Divide nei rapporti tra Modernismo e cultura di massa. Nel primo capitolo, vengono presentate le principali teorie che sostengono l’impossibilità di trovare un punto di raccordo tra Modernismo e cultura di massa. Nello specifico vengono analizzate le teorie di Huyssen che afferma l’esistenza di un ‘unbridgeable’ gap tra i suddetti movimenti culturali. Viene dato spazio anche all’analisi del pensiero di quei pensatori, Walter Benjamin e Theodor Adorno su tutti, che sono alla base della teorizzazione della divisione dicotomica tra Modernismo e cultura di massa. Vengono poi presi in esame gli studi sul Modernismo dell’ultimo decennio che, invece, danno di quest’ultimo una lettura più democratica e collaborazionista con la cultura di massa. La seconda parte del presente lavoro descrive, invece, i punti di contatto che importanti esponenti del Modernismo hanno avuto con la cultura di massa attraverso la collaborazione con riviste di moda ed emittenti radiofoniche. Sono stati oggetto di analisi gli articoli che Virginia Woolf scrisse per Vogue e le trasmissioni radiofoniche che tenne per conto della BBC. La terza parte della ricerca ha invece preso in analisi i possibili effetti della radio sulla parola scritta. Partendo dal concetto di crisi della tradizione oculocentrica, che basava sul senso della vista il metodo principale di conoscenza, vengono presi in esame una serie di estratti dei romanzi di James Joyce e Virginia Woolf per dimostrare come gli artisti modernisti depotenziano la vista in favore dell’udito nella narrazione della realtà. In tal modo la percezione come modalità conoscitiva non viene più solo affidata all’occhio ma anche e soprattutto all’udito. L’ultima parte si concentra sull’inglobamento volontario della radio nell’opera d’arte attraverso l’analisi dei testi di Samuel Beckett e Dylan Thomas. A differenza del passato, il testo non viene più pensato prima per la pagina scritta e poi ‘adattato’ per la radio ma quest’ultima diventa da subito la matrice principale che da forma e sostanza al testo. Ne emerge, in tal modo, un nuovo tipo di testo i cui personaggi hanno una forte valenza ‘radiofonica’ per come sono creati e per come agiscono. [a cura dell'autore]I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/143916
URN:NBN:IT:UNISA-143916